La Risoluzione del Parlamento UE sui totalitarismi madrina della guerra in Ucraina?

A distanza di 3 anni e mezzo dalla sua approvazione proviamo a contestualizzare il carattere premonitore di quella Risoluzione


La Risoluzione del Parlamento UE sui totalitarismi madrina della guerra in Ucraina?

Forse non se ne è parlato a sufficienza o, come invece pensiamo, siamo inondati da così tante notizie da perdere la vecchia capacità di analisi capace di individuare i passaggi salienti dei processi in atto. 

Ringraziamo Davide Conti e il suo ultimo libro (L'Anima Nera d'Europa, edizioni ANPPIA, 2022) per averci ricordato la Risoluzione del Parlamento europeo del 19 Settembre 2022 al cui testo rinviamo per completezza: Testi approvati - Importanza della memoria europea per il futuro dell'Europa - Giovedì 19 settembre 2019.

Davide Conti contestualizza la Risoluzione analizzando l'operato del revisionismo storico e storiografico e del populismo. Questa è una ragione sufficiente per consigliare caldamente la lettura del testo.

A pochi mesi dalla pandemia il Parlamento europeo votò, a stragrande maggioranza, una Risoluzione che equiparava nazismo e comunismo condannandoli in nome del rifiuto di ogni totalitarismo.

La nozione di totalitarismo è fuorviante anche se – pensiamo a Enzo Traverso – legittima dal punto di vista storico. Fuorviante perché si presta ad un utilizzo ideologico confuso e sostanzialmente animato da anticomunismo e neoliberismo.

Con la fine dell'esperienza storica del comunismo novecentesco la nozione di totalitarismo diventa dominante nella ricostruzione della storia passata e marchia a fuoco ogni futuro dibattito politico e culturale non senza parzialità, omissioni, voli pindarici e letture acritiche. Dietro al totalitarismo si cela una sorta di autoassoluzione degli Stati nazionali verso il loro passato novecentesco.

La storia del secolo scorso, se ridotta al totalitarismo (ma sempre omettendo le pagine neo-colonialiste), diventa una sorta di premessa ideologica per il dogma della fine della storia e per celebrare il trionfo liberista, affermando un'idea della democrazia asettica e funzionale alla dittatura dei mercati.

Non si tratta di pesare con il bilancino di precisione ogni singolo fatto, l'operazione in corso è di natura ideologica e politica. Non è stata la ricerca di una verità storica sul passato a spingere il Parlamento europeo ad approvare quella Risoluzione, ma quasi esclusivamente ragioni di natura politica all'interno dell'Unione Europea, tanto che viene scoraggiata una ricerca condotta sulle fonti e culturalmente indipendente.

Il conflitto tra paesi dominanti e periferie all'interno dell'Ue si cela dietro a letture onnicomprensive come quella di un fronte epocale che vedrebbe contrapposti sovranismi e globalismi, una sorta di linea Maginot per la democrazia europea.

Anche se volessimo cedere a questa orribile semplificazione (ma non si capisce il motivo per cui dovremmo regalare alle destre la rivendicazione di autonomia e sovranità nazionale in materie quali l'economia, la finanza, il welfare e la legislazione in materia di lavoro), pensare alla equivalenza del nazifascismo con il comunismo significa ignorare, anzi mistificare la storia novecentesca o volerla riscrivere ad uso e consumo della propaganda capitalistica dei nostri giorni.

Da anni assistiamo alla riscrittura dei libri di testo nelle scuole italiane. Intere pagine vengono trattate con frettolosa parzialità e soprattutto con troppe omissioni. Abbiamo pensato ad una semplice domanda da rivolgere a giovani di età compresa tra i 15 e i 20 anni: conoscete quanti milioni di morti ci sono stati nei due conflitti bellici novecenteschi e quale sia il paese che ha pagato il maggiore tributo nella lotta al nazismo?

Le risposte sarebbero senza dubbio deludenti. Del resto sono proprio le domande semplici quelle più insidiose. Se la responsabilità non è da attribuire ai giovani, che non hanno colpe davanti al revisionismo e alla riscrittura della storia, qualche appunto dovremmo invece muoverlo agli insegnanti e ai giornalisti che per ignavia o quieto vivere assecondano la vulgata ufficiale.

Ma non sono immuni da critiche neppure i settori organizzati, o presunti tali, di quella che fu la sinistra sindacale e politica, assorbiti da fantasmi elettorali o avvezzi a utilizzare vecchi slogan e categorie interpretative senza mai contestualizzarle o aggiornarle alla realtà odierna. L'uso della memoria condivisa ha finito con il riscrivere le pagine novecentesche e perfino quelle dei i primi anni del nostro secolo ogni qual volta si parla di guerra.

Perché allora ricordare la Risoluzione del 2019? Non per riaffermare che comunismo e nazismo sono incomparabili, dando per scontato che i nostri lettori non cadano in queste aberranti letture, ma per comprendere invece quanto sia fervido e attuale l'utilizzo del totalitarismo per sostenere la guerra in Ucraina dei nostri giorni. Infatti i nostri governati e i nostri media non trascurano nessuna occasione per dichiarare che si tratta della guerra del bene contro il male, per opporre ai valori di “libertà” dell'Occidente la “barbarie” di tutti i popoli che si rifiutano di adottare questa narrazione e soprattutto si ribellano alle imposizioni della “dollarocrazia” e del capitale finanziario transnazionale. 

Ma prima bisogna sgomberare il terreno da un equivoco scaturito da decenni di dominio della non violenza: gli omicidi sono in apparenza tutti uguali ma se l'assassinio per motivi di razza viene messo sullo stesso piano di quello per motivi di classe finiamo invischiati nella generalizzazione dei fatti storici, anzi diamo il pretesto a chicchessia di riportare ogni lettura dentro un quadro ideologico a uso e consumo dei dominanti.

I partiti comunisti attivi nella Resistenza ne costituirono la struttura portante per il numero di militanti attivi, di arrestati e di morti. Organizzazioni politiche e militari comuniste furono attive in Jugoslavia, Grecia, Francia e Italia registrando il numero più alto di resistenti al nazifascismo. Molti furono incarcerati negli anni venti e trenta e sottoposti a dure e lunghe detenzioni comminate dai tribunali speciali.

L'equiparazione tra nazismo e comunismo è un fatto antistorico che non permette di comprendere e valorizzare il reale contributo dei comunisti a questa lotta di Liberazione. La vulgata ufficiale dei totalitarismi assume come unico modello quello del liberalismo economico e finanziario declinandolo in termini di subordinazione ai dettami neoliberisti.

Per maggiore chiarezza potremmo anche asserire che le correnti liberiste hanno finito con il cancellare perfino l'esperienza liberaldemocratica o socialdemocratica che permise la costruzione di modelli di welfare avanzato e l'approvazione di leggi avanzate sul lavoro quali la riduzione oraria giornaliera e settimanale e uno stato sociale che, per quanto imperfetto, era stato costruito su una tassazione progressiva con aliquote crescenti in base ai redditi.

Rimuovendo i comunisti e il loro apporto dalla storia novecentesca non si comprendono i percorsi sociali e inclusivi, con l'ascensore sociale in continuo movimento, al contrario di quanto accaduto negli ultimi decenni in cui si è progressivamente arricchita una minoranza ed è stata erosa la democrazia e il potere d'acquisto dei salari.

Revisionismo storico ed ideologia di mercato vanno di pari passo e mirano direttamente ad occultare anche la recente storia dei paesi dell'ex blocco sovietico, le privatizzazioni selvagge, le crescenti disuguaglianze sociali ed economiche frutto delle politiche di austerità per uniformarsi ai paesi più ricchi del vecchio Continente.

La risoluzione del Parlamento europeo fa d'ogni erba un fascio. Per esempio vorrebbe indurci a credere che siano il totalitarismo comunista e quello nazista ad avere ostacolato la proprietà privata e l'economia di mercato. Il nazifascismo invece salvaguardò le grandi proprietà, le sue politiche di guerra consentirono di accumulare ingenti ricchezze, così esso poté negli anni successivi presentarsi come interlocutore privilegiato degli Usa nella fase di ricostruzione post bellica.

La fobia del totalitarismo dimentica il contenuto economico e di classe dei regimi nazista e fascista. Per queste e altre ragioni ha gioco facile l'affermazione del Dio mercato con ricostruzioni dei fatti storici tanto parziali quanto irreali.

C'è poi un punto controverso e dimenticato, ossia la pacificazione avvenuta dopo il 1945 con amnistie frettolose che da una parte aspiravano ad accantonare l'odio di classe e iniziare percorsi democratici nel periodo post bellico, ma allo stesso tempo permettevano a tanti nazi fascisti di essere riabilitati e di andare a occupare posizioni di vertice nelle amministrazioni statali di paesi come Italia e Germania. E molti nazisti furono assoldati direttamente dalla Nato come esperti o li ritroviamo protagonisti della feroce repressione dei movimenti popolari in America Latina.

L'Europa si dice pronta a ricordare e punire gli orribili crimini contro l'umanità perpetrati dai totalitarismi dimenticando che le società democratiche al loro interno non avevano operato per rimuovere dai loro posti tanti funzionari conniventi con i passati regimi. Una sorta di palingenesi basata sull'oblio dei fatti storici e sulla loro ricostruzione parziale. Se si deve riflettere sul passato tutti dovremmo essere indistintamente coinvolti, paesi occidentali e Russia, paesi prima colonialisti e poi fautori delle guerre umanitarie. Ma di questo, e di molto altro, non troviamo traccia nella Risoluzione del Parlamento europeo.

Dovremmo chiederci la ragione per la quale paesi in perenne conflitto all'interno della Ue siano oggi invece coesi nel sostegno all’ Ucraina o perché la nozione di sovranismo sia scomparsa dall’ agenda politica che aveva occupato per anni.

Domande semplici e solo in apparenza di facile risposta. Il populismo storico si anima dentro i vecchi armamentari ideologici che minano l'impianto valoriale della Resistenza e dell'antifascismo e abbandonano in toto il compromesso politico antifascista tra forze di sinistra e cattoliche, tra correnti comuniste e liberal democratiche.

Con l'avvento del neoliberismo è arrivata anche la teoria della fine della storia che insieme all'idolatria del mercato rappresentano i pilastri ideologici dei dominanti, delle classi dirigenti europee. 

Questa risoluzione è riuscita nei suoi intenti, per chiarezza li riassumiamo in estrema sintesi.

- Il novecento viene liquidato equiparando nazismo e fascismo e così facendo si riscrive la storia recente per giustificare le odierne scelte politiche.

- La storia dei paesi europei diventa narrazione contro i totalitarismi ed esaltazione del libero mercato che insieme alla società capitalistica resta il solo orizzonte possibile dentro cui operare.

- Ogni compromesso politico, culturale e sociale che era alla base della Resistenza antifascista viene spazzato via a memoria dei posteri. 

- Si costruisce una nuova identità valoriale dell'Unione europea in subordine ai dettami Nato e Usa: da qui il sostegno acritico ma convinto alla guerra come dimostra il costante invio di armi all'Ucraina.

Mentre l’Europa invocava memorie condivise in funzione anti-totalitaria numerosi paesi di recente ammissione Ue approvavano leggi liberticide atte a limitare la libertà di opinione e di ricerca. È il caso, in Polonia, della legge che punisce la diffamazione contro la nazione. Analoghi provvedimenti legislativi si ritrovano in altre nazioni e sono di inaudita gravità perché negano ogni spazio di ricerca per appurare, per esempio, le responsabilità di molte nazioni nello sterminio degli ebrei e degli zingari. Impedendo la ricerca storica si afferma una sola lettura del passato ad uso e consumo dei dominanti. In altri paesi europei, invece, ad esempio l'Italia, hanno operato scelte meno invasive ma altrettanto pericolose per le libertà democratiche: è il caso delle querele e delle cause per diffamazioni intentate da politici e uomini d'affari contro i giornalisti. In un caso e nell'altro il populismo storico antitotalitario finisce con il colpire le agibilità democratiche e la libertà della ricerca storica, vincolandola alla vulgata ufficiale rappresentata dalla difesa oltranzista del mercato, mirando a impedire ogni lettura critica e documentata del recente passato e delle complicità europee con il nazifascismo. 

Nel caso dei paesi occidentali, il sostegno dei politici ai diritti umani stride con i contratti stipulati da tanti uomini politici, europei e non, con multinazionali di paesi che quei diritti li violano apertamente giorno dopo giorno.

Alla luce di questa attualizzazione è impossibile non cogliere i reali obiettivi di quella Risoluzione?

13/01/2023 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Federico Giusti

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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