In difesa di Kobane

È in libreria “Il combattente” di Karim Franceschi, edito dalla Bur Rizzoli.


In difesa di Kobane Credits: "YPJ soldier during the fight with ISIL" foto di Claus Weinberg https://www.flickr.com/photos/129584221@N03/

È in libreria Il combattente di Karim Franceschi, edito dalla Bur Rizzoli. In 244 pagine l'autore racconta la esperienza umana, militare e rivoluzionaria durante l'assedio dell'Isis alla città curda. Non si tratta di un capolavoro, ma di un documento prezioso anche dal punto di vista politico sul grande valore dell'esperimento socialista e libertario del Rojava, ma anche sui suoi limiti. Tra le sue pagine il ricordo della comandante Arin Mirkan e dei martiri delle YPJ-YPG, le Unità di Autodifesa delle Donne e del Popolo.

di Stefano Paterna

Roj bas, hevalen! Buongiorno, compagni!

Ogni mattina gelida di Kobane, Karim veniva svegliato con questo urlo. Il tono era duro, ma il significato di quelle parole suonava invece così dolce alle orecchie dell'internazionalista. Karim Franceschi era tra le mure della città curda nel gennaio del 2015, durante l'assedio dell'Isis, giovane compagno di Senigallia, figlio di un partigiano e di una tenace donna marocchina, un'infanzia tra Casablanca e Marrakech, prima di trasferirsi in Italia con tutta la famiglia. Karim, dopo aver partecipato a inziative di solidarietà con la Rivoluzione democratica e socialista curda nella regione siriana della Rojava, ha deciso di andare oltre, di difendere con le armi Kobane dall'aggressione del cosiddetto Stato Islamico, aderendo alle YPG, Unità di Autodifesa del Popolo, con il nome di battaglia di Marcello.

Su questa esperienza, durata tre mesi, Karim ha scritto un libro: Il combattente (Bur Rizzoli, 244 pagine, 17 euro). Si tratta di un piccolo volume, righe che si leggono agevolmente, ma non si tratta tuttavia di un “instant book” come se ne trovano in quantità tra edicole e librerie commerciali. La narrativa di guerra è un format letterario che ha conosciuto grandi capolavori da Guerra e Pace a Il partigiano Johnny, Per chi suona la campana, Niente di nuovo sul fronte occidentale fino a Vita e destino. Di certo Il combattente non verrà annoverato tra questi, ma rimane un'opera interessante. Lo è, ovviamente, per il suo valore umano, di esempio: un compagno, un militante del centro sociale “Arvultura” di Senigallia dà corpo, il suo, a una parola solidarietà che spesso viene utilizzata come mera invocazione. Lo è, certamente, perché ricorda a tutti noi che nel macello mediorientale tra fanatismi religiosi, interventi imperialisti e sub-imperialisti, schiavismo e stupri, c'è un popolo coraggioso, quello curdo, che continua a innalzare la bandiera dell'eguaglianza di genere e sociale, dell'autoderminazione e che con questa insegna che loro chiamano confederalismo democratico, vince.

Lo è perché i sahiden, i martiri di questo ideale non vanno dimenticati, vanno rammentati spesso e con affetto perché saranno il nutrimento dell'anima dei popoli in cerca di liberazione, compresi i nostri. Così in queste pagine Karim giustamente ricorda la comandante Arin Mirkan delle YPJ, le Unità di Autodifesa delle Donne, morta eroicamente nella difesa di Kobane poco prima che lui vi arrivasse, lanciatasi a venti anni senza più munizioni contro i tagliagole dell'Isis con una granata che ha ucciso lei e forse decine dei suoi nemici.

Ma, soprattutto, il libro di Franceschi è prezioso perché è una fonte di informazioni su questa esperienza rivoluzionaria, sul suo valore, ma anche sui suoi limiti. Così è apprezzabile che l'amore per la causa curda non impedisca all'autore di esprimersi sulla delusione provata in alcune occasioni dinanzi ai fenomeni di indisciplina e dissoluzione organizzativa che si manifestavano nelle file dell'YPG. Negatività che Karim acutamente attribuisce al sacrificio dei militanti più affidabili dell'organizzazione, i cosiddetti cadro, tra settembre e dicembre 2014. Combattenti che vengono sostituiti da giovani contadini, spaventati e nutriti solo di cultura religiosa che in qualche modo li avvicina più ai fondamentalisti islamici che alla Sinistra curda a cui fanno riferimento le YPG e le YPJ.

Non viene poi nascosto il supporto che l'aviazione Usa ha fornito seppure in maniera frammentaria e discontinua alla resistenza curda. E questo elemento che pure non va sottaciuto non toglie nulla all'eroismo dei combattenti curdi, ma invece fa intuire la complessità del quadro in cui si svolge la terribile guerra civile siriana.

Il combattente, quindi, va letto perché in giorni oscuri e miseri come quelli dell'Europa odierna un'eperienza come questa va valorizzata e, inoltre, perché una parte dei fondi ricavati dal libro saranno destinati da Karim alla ricostruzione di Kobane. La città il cui nome per i comunisti e per chi ama la libertà è ormai indelebile.

Biji Berxwadane Kobane! Lunga vita alla Resistenza di Kobane!

19/03/2016 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: "YPJ soldier during the fight with ISIL" foto di Claus Weinberg https://www.flickr.com/photos/129584221@N03/

Condividi

L'Autore

Stefano Paterna

Pin It

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

Newsletter

Iscrivi alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato sulle notizie.

Contattaci: