Il comunismo oggi e domani - terza parte

Terza parte del discorso di Alvaro Cunhal, durante la conferenza del 1993 sul comunismo.


Il comunismo oggi e domani - terza parte

Segue dalla seconda parte

Le quattro vertenze della democrazia

La relazione tra socialismo e democrazia è stata lungo tutto il secolo e continua ad essere nell'attualità in Portogallo e nel mondo uno dei grandi temi della lotta ideologica e politica.

L'esperienza del movimento rivoluzionario mondiale e l'esperienza della nostra stessa lotta conferma l'idea che sono inseparabili e complementari quattro vertenze principali della democrazia: quella economica, sociale, politica e quella culturale.

Si aggiunga che l'esperienza conferma anche che una quinta vertenza, la vertenza nazionale, la indipendenza e la sovranità nazionale, (che i processi di internazionalizzazione e di integrazione possono porre in causa) è frequentemente necessaria  per assicurare in un dato paese (è il caso del Portogallo)  la democrazia e il suo allargamento.

Nello stesso modo, l'esperienza conferma, in senso inverso, che governi al servizio del capitale sviluppano, anche se in gradi differenti, un'azione antidemocratica, nelle stesse quattro vertenze, e frequentemente anche un'azione antinazionale indicata nella quinta vertenza.

C'è chi intende convincere che nella sua pratica politica le quattro vertenze sono separabili. Ci sono partiti che si presentano come grandi difensori della democrazia politica e contemporaneamente sostengono - e quando al governo promuovono - il dominio e il potere dei grandi gruppi monopolistici e la liquidazione dei diritti e delle libertà dei lavoratori.

È tuttavia facile vedere che in un paese capitalista, all'assenza della democrazia economica e sociale corrispondono, in tutta evidenza, gravi limitazioni alla democrazia politica.

Per quanto ci riguarda questa tesi non è nuova. Il PCP ha assunto una posizione critica specialmente in relazione ai cosiddetti regimi di democrazia borghese parlamentare nei paesi in cui il sistema socioeconomico è il capitalismo monopolista.

In un paese a capitalismo monopolista la democrazia politica ha una natura di classe ed è fortemente condizionata e anche determinata da questa natura di classe. Il sistema di potere e lo Stato sono concepiti per garantire il dominio  non solo economico ma anche politico del grande capitale. Nonostante l'uguaglianza dei diritti dei cittadini sia riconosciuta in termini legali, sono di fatto imposte gravissime discriminazioni e disuguaglianze. L’abissale disuguaglianza economica e di mezzi finanziari e materiali tra le classi che sfruttano e coloro che sono sfruttati crea una disuguaglianza effettiva nell'esercizio delle libertà e dei diritti democratici. Il potere politico è esercitato direttamente dal grande capitale (Capitalismo monopolistico di Stato) o indirettamente dai suoi agenti. Come suprema garanzia la democrazia politica in un paese capitalista è in generale concepita (nominalmente attraverso sistemi elettorali) in modo da impedire che i lavoratori possano andare a sostituire i capitalisti nel governo.

Nella situazione portoghese, l'azione del governo del PSD [partito social democratico, ndt] è un esempio che  chiarisce le offensive antidemocratiche  simultanee, complementari e inseparabili nelle quattro vertenze indicate.

In economia, ricostituendo e restaurando il capitalismo monopolista, promovendo la rapida centralizzazione  e concentrazione di capitali, accentuando la distanza tra un polo di grande ricchezza accumulata e un polo di povertà e di miseria. 

Nel sociale, aumentando la disoccupazione e la precarizzazione del lavoro, i licenziamenti e i tetti salariali, l'eliminazione dei diritti e benefici sociali, lo stato di miseria dei pensionati e disabili, la discriminazione delle donne, la degradazione dei servizi sanitari, case inabitabili, lo studio vietato alla grande massa dei giovani attraverso l'aumento delle tasse scolastiche. 

In politica, non rispettando la costituzione e la legalità, rendendo il potere assoluto in quanto tutto nelle mani del governo, eliminando meccanismi di fiscalizzazione dell'azione del governo, eliminando i diritti delle opposizioni, creando nuove polizie politiche, proteggendo la loro corruzione, impossessandosi e strumentalizzando i grandi mezzi di comunicazione sociale, elaborando nuove leggi elettorali che gli assicurino il mantenimento del potere anche quando in future elezioni perdano la maggioranza.

Nulla cultura, resuscitando valori retrogradi e reazionari e imponendo una politica di parte e di gruppuscolo nell'insegnamento e nell'intervento dello Stato nelle aree della scienza e delle arti.

Nel nazionale, assumendo nella Comunità Economica Europea una posizione di sottomissione e di sacrificio degli interessi portoghesi agli interessi stranieri e facendo ratificare il trattato di Maastricht, che è un attentato all'indipendenza e alla sovranità nazionale.

Noi, comunisti, concepiamo in modo differente gli elementi e i valori della democrazia.


Democrazia e Socialismo

Non ha alcun fondamento l'idea molto diffusa nelle campagne anticomuniste che i comunisti lottano di fatto per trasformazioni economiche e per obiettivi sociali ma non per la libertà, non per la democrazia politica.

Analizzando con attenzione ciò che furono nel corso degli anni, nel tempo della dittatura, nella rivoluzione di aprile, da allora a oggi, gli obiettivi della lotta immediata e a corto e medio termine e gli obiettivi programmatici del PCP, troviamo sempre con incontestabile evidenza (anche rispondendo con misure diverse a situazioni diverse) la simultaneità e la complementarietà di obiettivi democratici nella area economica, sociali, politica e culturale, dando sempre particolare rilievo alla libertà e alla democrazia politica.

La vita ha dimostrato che una delle più solide indicazioni del vero senso dei programmi o promesse di un partito o di un governo relativo al futuro è il senso della sua azione presente. Il vero senso dei programmi di un partito si può leggere, forse più che nelle parole, nei suoi atti, nella sua azione, nella sua lotta nel corso degli anni. 

La coerenza di una forza politica si rivela sia quando nei suoi obiettivi più lontani sono presenti valori della sua lotta immediata, sia quando negli obiettivi della sua lotta immediata sono presenti valori dei suoi obiettivi più lontani.

Si analizzi la lotta quotidiana e i programmi del PCP nel corso degli anni. 

Non è esagerato ricordare che nel corso di quasi mezzo secolo di dittatura fascista il PCP fu la grande forza della resistenza, il grande animatore  e organizzatore della lotta popolare e democratica e che di fronte alla repressione e al terrore nessun'altra forza politica intraprese un combattimento tanto decisivo, con tanta dedizione e sacrificio, per la libertà e la democrazia.

Non è esagerato ricordare che generazioni e generazioni di comunisti dedicarono la loro vita alla lotta per la libertà e la democrazia. Che migliaia di comunisti soffrirono persecuzioni, prigioni, torture, condanne da tribunali fantocci. Che ci furono comunisti che vissero e lottarono nella clandestinità 10, 20 e fino a 30 anni di seguito. Che ci furono comunisti che passarono nelle prigioni più di 20 anni. Che ci furono comunisti torturati dalla polizia fino alla morte per essersi rifiutati di tradire i loro compagni. Che molti comunisti riuscirono ad evadere dalla prigione, per consacrarsi di nuovo alla lotta con tutte le dure esigenze e pericoli.

Non è esagerato ricordare che nel 25 Aprile, al contrario delle accuse che contro di essi furono mosse, ebbero un ruolo in molte circostanze decisivo per instaurare la libertà e la democrazia.

È pura invenzione dire che i comunisti con il 25 Aprile hanno voluto instaurare una Dittatura. Chi ha voluto impedire che si instaurasse un regime democratico e imporre l'instaurarsi di una dittatura, sono stati coloro che già nel luglio del 1974, quando era al governo Palma Carlos tentarono un  Golpe, e ne tentarono un altro nel 28 settembre, e un altro ancora l'11 di marzo del 1975 e anche quelli che, avendo partecipato al 25 novembre di quell'anno hanno voluto portare il golpe fino alle estreme conseguenze pretendendo tra le altre misure di dichiarare fuori legge il PCP e liquidare il movimento sindacale. 

Non si può contestare che i comunisti ebbero in tutti questi anni un ruolo tra i più rilevanti  per instaurare il regime democratico, la elaborazione della Costituzione  da parte dell'Assemblea Costituente e la sua promulgazione, il 2 Aprile del 1976. 

La dura e impari esperienza del PCP rispetto alla conoscenza diretta nel corso di decine di anni di dittatura  di cosa significano concretamente l'assenza di libertà e la repressione, e il fatto che, nel corso di queste decine di anni, la lotta per la libertà e la democrazia è stata un obiettivo centrale e un asse centrale della lotta del Partito su tutti i fronti, ha inserito e ha radicato i valori della libertà e della democrazia negli obiettivi del PCP a corto, medio e a lungo termine, incluso l'obiettivo della costruzione di una nuova società liberata dallo sfruttamento, dalla oppressione, dalle ingiustizie, disuguaglianze e flagelli sociali del capitalismo, una società socialista.

Le stesse conclusioni si possono ricavare esaminando i programmi del PCP.

Così è stato nel programma del PCP approvato nel 1965 per la rivoluzione antifascista caratterizzata come una rivoluzione democratica e nazionale avendo come obiettivo centrale, la conquista della libertà nel quadro di otto obiettivi fondamentali: distruggere lo Stato fascista e instaurare un regime democratico, liquidare il potere dei monopoli e promuovere lo sviluppo economico generale, realizzare la riforma agraria nella regione del latifondo, elevare il livello di vita delle classi lavoratrici e del popolo  in generale, democratizzare la istruzione e la cultura, liberare il Portogallo dall'imperialismo, riconoscere ai popoli delle colonie portoghesi il diritto alla immediata indipendenza e a seguire una politica di pace e amicizia con tutti i popoli. 

Così è avvenuto nella rivoluzione di Aprile nella azione dei lavoratori e delle masse popolari che portò a grandi conquiste democratiche che furono consacrate nella costituzione. Così è avvenuto nella lotta contro la politica dei  governi di destra da quando si scatenò il processo controrivoluzionario. 

Cosi è nell'attuale programma del PCP per "una democrazia avanzata" del secolo XXI che indica cinque componenti o obiettivi fondamentali: un regime di libertà nel quale il popolo decida il suo destino e uno Stato democratico, rappresentativo, partecipato e moderno; uno sviluppo economico basato su una economia mista al servizio del popolo e del Paese; una politica sociale che garantisca il miglioramento delle condizioni di vita del popolo; una politica culturale che assicuri l'accesso alla libera creazione e fruizioni culturali; e una patria indipendente e sovrana con una politica di pace, amicizia e cooperazione con tutti i popoli.

Così è anche nella società socialista che proponiamo come prospettiva al popolo portoghese. Anche la società socialista per la quale lottiamo dovrà approfondire gli obiettivi democratici nelle quattro vertenze e incorporarne e svilupparne gli elementi fondamentali (economici, sociali, politici e culturali) della democrazia avanzata (Programma del PCP, XIV congresso - Cap. lll pag. 69) nella cui definizione e concretizzazione si proiettano come realtà, necessità obiettive, esperienze e aspirazioni, i grandi valori della Rivoluzione di Aprile. 

Il XlV congresso del PCP realizzato in dicembre dell'anno passato, ebbe come parola d'ordine “Democrazia e Socialismo - Il futuro del Portogallo”. Questa parola d'ordine indica due idee e due elementi fondamentali del nostro progetto e della nostra lotta.

La lotta quotidiana, gli obiettivi immediati, le idee programmatiche a corto e a medio termine, il progetto di una società socialista per noi, i comunisti portoghesi, hanno avuto sempre  la democrazia come elemento essenziale.

Democrazia economica, sociale e culturale che sono inesistenti nei paesi  del sistema capitalista e sono elementi integranti l'ideale comunista. La democrazia politica che nei paesi del sistema capitalista è limitata, ripartita e discriminata con criteri di classe: e che secondo l'ideale comunista deve assicurare  il potere popolare effettivo, la fiscalizzazione e il controllo dell'azione governativa, forme di democrazia partecipativa, uno stato democratico e l'uguaglianza e l'effettivo esercizio di diritti e libertà fondamentali dei cittadini.

Contrariamente a quello di cui ci accusa l'anticomunismo, l'ideale comunista è di tutti i progetti politici conosciuti l'ideale più democratico e umanista.


A cura e traduzione di Annita Benassi

27/01/2018 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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