Visualizza articoli per tag: Orson Welles

Ripercorrere la vita e le opere del grande cineasta americano offre lo spunto per riflettere sulla mancanza di libertà di espressione negli Stati Uniti. La più famosa liberaldemocrazia – da sempre in lotta, a suo dire, contro i totalitarismi – si rivela un regime da caccia alla streghe che colpisce in particolar modo i grandi intellettuali democratici come Orson Welles.

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Come in tutte le società finora esistite anche nella capitalistica, a un certo grado del suo sviluppo, i rapporti di proprietà entrano in contraddizione con le forze produttive. Ciò vale dal punto di vista strutturale e, di conseguenza, dal punto di vista sovrastrutturale. In altri termini a essere ostacolato non è solo lo sviluppo della produzione materiale, ma anche culturale. Un esemplare controprova di ciò è la parabola di quello che è stato uno dei più eccelsi artisti del cinema e, più in generale, dello spettacolo: Orson Welles. 

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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