Come nota sempre Callinicos, il cui libro significativamente non è stato tradotto in italiano, la questione della novità del postmodernismo si ripresenta anche dal punto di vista culturale. Anche in questo ambito c’è qualcosa di veramente nuovo?
Naturalmente i postmoderni fanno risalire il modernismo alla rivoluzione filosofica e scientifica del XVI secolo, ma evitiamo di ritornare tanto indietro e prendiamo in considerazione solo quei movimenti culturali che si sviluppano in una fase più vicina alla nostra.
Nei vari ambiti culturali, questi ultimi sono il simbolismo, l’espressionismo, il cubismo, il futurismo o il costruttivismo, il surrealismo, l’interesse per l’arte primitiva intesa come produzione primigenia che apre ad un anticapitalismo romantico vigoroso ancora oggi. Se si analizzano i temi principali di questi movimenti culturali, ritroviamo gli stessi temi agitati dai postmodernisti contro la razionalità occidentale, identificata con la razionalità strumentale (scegliere i fini migliori per raggiungere un fine senza pronunciarsi su di esso che resta pura opzione individuale), contro il soggetto monolitico, contro l’ipocrita umanesimo non applicato agli “altri” [1], contro la convinzione di cogliere la verità oggettiva (lo scientismo), contro il suprematismo occidentale, contro la pretesa di elaborare visioni complessive, sistematiche, finalistiche della storia, contro la pretesa di conoscere nella sua essenza un mondo sfuggente e cangiante.
Continua su: “Le illusioni del postmodernismo - quarta parte”