Recensioni di classe 47

Brevi e critiche #recensioni di classe ai #film e le mostre artistiche da vedere e da evitare.


Recensioni di classe 47

Argentina 1985 di Santiago Mitre, drammatico, Argentina, Usa 2022, NBR Freedom of Expression Awards, nomination miglior film straniero ai Golden Globe e ai Critics Choice Award 2023, distribuito su Prime Amazon, voto: 9-. Film davvero bello, riesce ad assicurare un notevole godimento estetico lasciando davvero molto su cui riflettere al pubblico. Film di denuncia e storico, narra con estremo realismo il conflitto politico e giuridico per ricostruire e condannare in Argentina i criminali dirigenti delle giunte militari argentine responsabili di uno spaventoso genocidio di chiunque fosse sospettato essere di sinistra. Molto significativi i personaggi principali, ottimamente interpretati, che per poter svolgere in maniera adeguata il loro dovere di procuratori, debbono necessariamente divenire degli eroi, in uno Stato ancora in gran parte guidato da personale filofascista. Peccato che il film non approfondisca per niente la storia del movimento rivoluzionario argentino, che serve da pretesto per i colpi di Stato e la strategia del terrore dell’estrema destra. I rivoluzionari vengono sbrigativamente liquidati come terroristi. Peccato, inoltre, come non compaia mai la complicità in primo luogo degli Stati uniti nel genocidio della sinistra latinoamericana.

Avatar - La via dell'acqua di James Cameron, azione, avventura, fantasy, Usa 2022, voto: 7+; film che merita di essere visto in 3 D e su grande schermo, risulta notevole sia dal punto di vista formale che contenutistico. Pur rimanendo un prodotto dell’industria culturale, riesce a mediare a un pubblico di massa dei contenuti molto avanzati dal punto di vista, innanzitutto, della difesa dell’ambiente, contro le grandi imprese e le forze dell’imperialismo che sono, a ragione, rappresentati come i peggiori pericoli. Resta molto significativo il rovesciamento di tutti gli stereotipi tradizionali dei film, dei romanzi e più in generale della cultura nordamericana, con la storia raccontata dal punto di vista delle balene, dei nativi e di tutti i popoli aggrediti e oppressi dall’imperialismo. Peccato che rispetto al primo film prevalgano gli aspetti legati a dinamiche familiari piuttosto tradizionali, mentre lo scontro contro le forze imperialiste resta più sullo sfondo.

The Fabelmans di Steven Spielberg, drammatico, biografico, Usa 2022; il film ha ottenuto 5 candidature a Golden Globes, fra cui le più importanti (miglior film, miglior regia), 10 candidature a Critics Choice Award, Il film è stato premiato come film dell’anno a AFI Awards, voto: 7-. Il film di Spielberg assicura, al solito, un certo godimento estetico e lascia qualcosa su cui riflettere allo spettatore, trovando, come di consueto, un compromesso accettabile con l’industria dello spettacolo. Tanto dal punto di vista del contenuto, quanto da quello della forma il suo film è moderatamente progressista. Il racconto è autobiografico, ma rappresenta al contempo un discreto film di formazione. Il limite principale resta quello di non affrontare per niente i grandi conflitti economici, sociali e politici. La lotta di classe e, più in generale, la storia sono cancellati di fatto dal film. Come non appaiono le contraddizioni insuperabili del modo di produzione capitalistico. Nel film, manca l’aspetto tragico – per quanto riguarda le grandi problematiche della nostra epoca – aspetto che sopravvive solo all’interno dell’ambito immediato della vita etica della famiglia e sfiora appena le questioni della società civile.

Van Gogh mostra a Roma, a Palazzo Bonaparte, voto: 6,5; attraverso 50 opere provenienti dal Museo Kröller Müller di Otterlo - che custodisce uno dei più grandi patrimoni delle opere di Van Gogh – la mostra vorrebbe ricostruire lo sviluppo dell’opera di questo grandissimo pittore. Partendo dal presupposto che non è facile avere accesso, fuori dall’Olanda, a un numero così ampio di opere di Van Gogh e che non è facile raggiungere la località di Otterlo per visitare il museo che le custodisce, si tratta di una mostra che merita di essere visitata. Pur non essendo presenti i più noti capolavori di Van Gogh, il pittore è così eccezionale che anche opere, tutto sommato “minori” come quelle esposte assicurano un significativo godimento estetico. La disposizione cronologica, le informazioni sulle singole opere, l’illuminazione molto efficace e suggestiva delle sale sono degli aspetti decisamente positivi, mentre fra gli aspetti negativi occorre citare il prezzo eccessivo del biglietto e, soprattutto, il numero troppo ampio di visitatori, che rende di fatto impossibile una serena e approfondita visita della mostra. Fra le opere esposte vi è, nella prima sezione della mostra, dedicata alla opere “giovanili”, una serie molto ampia di raffigurazioni, decisamente, realistiche di lavoratori proletari. Questa attenzione per il mondo del lavoro e questa implicita denuncia delle condizioni di sfruttamento sono degli aspetti certamente significativi. Purtroppo manca nell’autore una prospettiva di riscatto e di lotta contro lo sfruttamento del lavoro salariato. Così gli umiliati e offesi proletari appaiono più la plebe sempre all’opra china, senza ideali in cui sperar, piuttosto che la fonte del potenziale superamento della società capitalista. Peraltro queste tematiche centrali tendono a passare in secondo piano nelle opere della maturità di Van Gogh, quando nel pittore tende a prevalere una concezione dell’arte per l’arte, essenzialmente formalistica e latrice di una visione più soggettivistica della realtà. Ciò nonostante, da un punto di vista estetico, le sue opere rimangono sempre di grandissimo valore.

Tár di Todd Field, drammatico, Usa 2022, con Cate Blanchett, distribuito nelle sale in Italia dal 9 febbraio, voto: 6; vince quasi ovunque il premio per la migliore attrice e riceve diverse nomination per importanti premi in diversi festival. I premi alla protagonista sono certamente meritati, per il resto il film è al quanto sopravvalutato. Significativo il fatto di denunciare la predatrice sessuale anche quando ne è artefice una donna nei confronti di altre donne. Per il resto il film ha poco di significativo da dire, è troppo lungo, ha troppi dialoghi e troppo intellettualistici.

Storia del pensiero filosofico e scientifico a cura di Ludovico Geymonat, Garzanti in 11 volumi, I volume, seconda parte, dedicata al medioevo, voto: 5; in questa parte di questa grande opera classica emergono tutti i limiti di Geymonat e la sua scuola, tipico esempio di intellettuali comunisti. Si tratta, in effetti, di intellettuali tradizionali che, per alcune vicende storiche, occupazione nazista e adesione alla resistenza, sono divenuti anche comunisti. Restano così sostanzialmente succubi dell’ideologia dominante, anche se, nel loro caso, all’ideologia positivista e neopositivista egemone nel mondo anglosassone, piuttosto che a quella decadente e poi postmoderna che si affermerà nell’Europa continentale. Dalla tradizione analitica anglosassone Geymonat e i suoi collaboratori riprendono gli aspetti migliori, cioè la chiarezza espositiva e il necessario legame fra filosofia e scienze, ma anche i limiti sostanziali, lo scientismo, l’empirismo, etc. Perciò curatore e autori sottolineano esplicitamente di voler trattare questa parte relativa al medioevo, ma più in generale tutta la parte dedicata al pensiero pre-moderno, nel modo più sintetico possibile, per arrivare quanto prima alla vera nascita del pensiero filosofico-scientifico, che si avrebbe soltanto con la rivoluzione scientifica e l’introduzione del metodo sperimentale galileiano, di cui si accentua, unilateralmente l’aspetto empirista. Del materialismo storico, al di là del taglio storico dell’opera, resta ben poco, la storia non è affatto vista come storia di lotte di classe, non vi è un rapporto dialettico per cui a partire dalle strutture si sviluppano le sovrastrutture, non c’è lotta di classe al livello delle sovrastrutture contro l’ideologia dominante, né l’idea che non esista una storia autonoma della filosofia e della scienza a prescindere dal contesto economico, sociale e politico. Resta, dunque, una ricostruzione piuttosto tradizionale e decisamente poco approfondita che non coglie affatto la lotta per l’emancipazione e la disemancipazione dell’umanità che, naturalmente, anche in questi secoli ha infuriato in lungo e in largo. Tutto ciò ci fa capire quanto sia urgente sviluppare la cultura marxista, che solo in determinati e limitati ambiti è stata adeguatamente sviluppata, ma resta moltissimo da fare, da parte, il più possibile, di intellettuali organici e non di intellettuali tradizionali che tendono, inevitabilmente, al revisionismo. Senza contare che, almeno allora, il marxismo riusciva a essere egemone, soprattutto in Italia, su diversi intellettuali tradizionali, mentre ai giorni nostri, in particolare nel nostro paese, quasi tutti gli intellettuali tradizionali sono divenuti antimarxisti o a-marxisti.

Close di Lukas Dhont, drammatico, Belgio, Paesi Bassi e Francia 2022, gran premio della giuria a Cannes, nomination miglior straniero ai Golden Globe, nomination a miglior film europeo, regista europeo, sceneggiatore e attore europeo, nomination miglior film straniero ai Critics Choice Award 2023, da gennaio nei cinema in Italia, voto 6-. Il film affronta un tema problematico, quale la ricerca dell’identità sessuale fra gli adolescenti e le problematiche sociali, anche tragiche, che porta la scoperta dell’omosessualità. Da questo punto di vista il film costituisce una significativa denuncia. Tuttavia, come generalmente avviene nella nostra epoca di restaurazione neoliberista, la lotta indispensabile per i diritti civili finisce per oscurare completamente il conflitto economico, sociale e politico e la contestualizzazione nel mondo storico, pertanto, dopo un po’, il film diviene noioso. Inoltre il film è carente anche dal punto di vista formale, essendo girato alla maniera dei fratelli Dardenne, i migliori cineasti del paese del regista. Si tratta, peraltro, di una maniera postmoderna, con la telecamera che schiacci tutto il film nei primi piani, abbandonando il campo largo, che potrebbe permettere di contestualizzare meglio l’azione dal punto di vista storico e sociale. Perciò Close, con tutti i riconoscimenti internazionale che ha ricevuto, entrerà certamente nella classifica dei film maggiormente sopravvalutati, usciti in Italia nel 2023.

Arte liberata 1937-1947. Capolavori salvati dalla guerra, Roma, Scuderie del Quirinale fino al 10 aprile, voto: 4-. Una mostra davvero rovescista che sviluppa una apologia del senso dello Stato e della patria, proprio quando lo Stato era totalitario, prima di collassare l’otto settembre e proprio quando la patria fu svenduta ai nazisti tedeschi. Ancora più vergognoso è il tentativo da parte della mostra di rivalutare un regime fascista buono, che sarebbe addirittura il fondamento della salvaguardia dei beni culturali nel nostro paese fino ai nostri giorni. Senza naturalmente dire nulla della scellerata scelta del regime fascista di partecipare, a fianco della Germania nazista, alla seconda guerra mondiale. Un evento, occorre sempre ricordarlo, spaventosamente tragico che ha portato a un’enorme distruzione e razzie di opere d’arte, di cui naturalmente nella mostra non si parla in nessun modo. Anche i pezzi più importanti della mostra, il discobolo e la Danae di Tiziano erano opere che proprio i fascisti svendettero ai nazisti e che, solo dopo la fine della guerra, fu possibile recuperare. Quindi, invece di denunciare la subalternità dello Stato italiano, inventore del totalitarismo, al nazismo tedesco, si riesce addirittura a rivalutare un fascismo che sarebbe essenziale ancora oggi per la tutela del patrimonio artistico. In mezzo a questa pesantissima ricostruzione rovescista, vi sono una decina di capolavori e diverse opere decisamente modeste.

03/02/2023 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

Condividi

L'Autore

Renato Caputo

Pin It

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

Newsletter

Iscrivi alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato sulle notizie.

Contattaci: