25 aprile: con Israele o con la Palestina?

A meno di due settimane dal settantesimo anniversario della Liberazione, non è dato sapere che tipo di manifestazione ci sarà e da chi sarà composto il corteo di Porta San Paolo. Ma, a questo punto, non è dato sapere nemmeno se la manifestazione, per come la conosciamo da 69 anni, ci sarà


25 aprile: con Israele o con la Palestina?

Nel settantesimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo, la manifestazione romana di Porta San Paolo rischia di saltare. Troppe polemiche: prima si erano defilate l'Associazione nazionale ex deportati e la Brigata Ebraica che non vogliono filopalestinesi nel corteo, poi è arrivato lo strappo dell'Anpi nazionale che chiede che a gestire la giornata del 25 sia il Campidoglio e non l'Anpi di Roma. 

di Luigi Mazza

A meno di due settimane dal settantesimo anniversario della Liberazione, non è dato sapere che tipo di manifestazione ci sarà e da chi sarà composto il corteo di Porta San Paolo. Ma, a questo punto, non è dato sapere nemmeno se la manifestazione, per come la conosciamo da 69 anni, ci sarà. Il tavolo organizzativo del 25 aprile era praticamente saltato, lo scorso 30 marzo alla Casa della Memoria, perché era mancato l'accordo tra l'Aned (Associazione nazionale ex deportati) e varie associazioni pro Palestina: Fronte Palestina, Rete Romana Palestina, Rappresentanza Palestina in Italia e Patria Socialista. Soggetti che, anche secondo la Brigata Ebraica – che ha tolto la propria adesione subito dopo l'Aned - non dovrebbero condividere la piazza del 25 aprile perché i palestinesi “durante la Seconda Guerra Mondiale stavano con Hitler e Mussolini, mentre la Brigata Ebraica combatteva per la libertà”. Stesse parole usate anche dal presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici: “dato che sarà Shabbat non saremo presenti. Ma non ci saremo anche perché i palestinesi, che saranno al corteo, durante la guerra erano alleati dei nazisti”.

Ernesto Nassi, presidente dell'Anpi di Roma, per buttare acqua sul fuoco, giura di non aver mai invitato gli attivisti filopalestinesi alla Casa della Memoria per partecipare al tavolo organizzativo, “ma una volta lì mica potevo mandarli via” spiega, convinto che da più parti si stia provando a strumentalizzare l'Associazione dei partigiani. E, in un'intervista al Manifesto, confessa che il suo sogno è  quello di realizzare “un corteo del 25 aprile con una bandiera palestinese, una israeliana e in mezzo quella dell’Anpi come messaggio di pace”. Peccato che, proprio a quel tavolo organizzativo, pare che alcuni esponenti della Comunità ebraica abbiano paragonato le argomentazioni dei filopalestinesi a quelle antisemite di Casa Pound. 

La bandiera, si diceva. Quella israeliana, almeno ufficialmente, non è mai stata contestata dagli organizzatori del 25 aprile e, visto quanto sta succedendo a Gaza per mano dell'esercito israeliano, dovrebbe essere questa la vera (brutta) notizia. La bandiera palestinese, al contrario, lo scorso anno aveva fatto addirittura mobilitare il servizio d'ordine del Ghetto, lo stesso che era balzato agli onori della cronaca per aver aggredito alcuni studenti durante una manifestazione del 2012. La bandiera palestinese, infine, viene riavvolta e nascosta appena i membri della comunità ebraica – chiedere al portavoce Fabio Perugia per credere – fanno un cenno a polizia e carabinieri.

Ecco perché quest'anno la comunità palestinese, con movimenti e organizzazioni a essa vicini, ha deciso di sfilare con un proprio spezzone nel corteo ufficiale del 25 aprile, e di farlo in modo sicuro con un cordone di sicurezza che metta i manifestanti al riparo da attacchi e blitz.

Ma la manifestazione di San Paolo è ufficialmente a rischio dopo che l'Anpi nazionale, da cui qualcuno si aspettava un intervento riparatorio sulla querelle, è entrata a gamba tesa con un comunicato in cui chiede al Campidoglio di prendere in mano l'organizzazione e la gestione della piazza: “il 25 aprile è festa della Liberazione e dunque deve essere festa di tutti. Per questo chiediamo che il Campidoglio coordini le manifestazioni in programma (...) È  necessario, inoltre, evitare che la presenza di bandiere di paesi stranieri rappresenti motivo di scontro, ed è fondamentale che abbia una collocazione distinta rispetto ai simboli e alle bandiere delle forze partigiane”. Il sogno di Nassi di vedere sfilare le due bandiere insieme può, ma a questo punto deve, aspettare. Anpi Roma annuncia dimissioni in blocco perché nessuno è stato avvisato della “delega”: lo stesso Nassi fa sapere di aver ricevuto la comunicazione “come un iscritto qualunque, senza nemmeno una telefonata”. Da parte sua il Campidoglio declina l'offerta, ricordando di avere già “una grande iniziativa in piazza del Campidoglio, come già previsto con il programma della presidenza del consiglio dei ministri”.

Ora si aspettano notizie solo dal Pd romano che, invitato, a quel famoso tavolo organizzativo del 30 marzo aveva dato forfait senza nemmeno rispondere, e non sappiamo se e come sarà presente a San Paolo. A Milano invece i Dem, impegnatissimi a vendere tessere del partito con annesso sconto per l'ingresso in Expo, hanno trovato il tempo per decidere: parteciperanno al corteo del 25 e scorteranno la Brigata ebraica per difenderla dai gruppi filopalestinesi.

11/04/2015 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Luigi Mazza

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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