Unioni, adozioni e surrogacy. Il distinguo, la beffa e la “damnatio”

Il ddl Cirinnà sulle unioni civili, ora è legge. Il caso Vendola spacca le coscienze e le ideologie.


Unioni, adozioni e surrogacy. Il distinguo, la beffa e la “damnatio”

Approvato il ddl Cirinnà sulle unioni civili, ora è legge. Lo stralcio dell’articolo 5 sulle adozioni per le coppie omosessuali. Il riferimento costituzionale è agli articoli 2 e 3 sulle formazioni sociali e l’eguaglianza fra cittadini. La legge contiene molti distinguo fra unioni e convivenze di fatto. Per la stepchild si crea una discriminante fra bambini adottabili e non. Il problema delle adozioni preesistente in Italia. Per la surrogacy una demonizzazione dai media. Il caso Vendola spacca le coscienze e le ideologie.

di Alba Vastano

Fiumi d’inchiostro per i diritti dell’amore. Che sarebbero anche questioni personali, secondo madre natura e sul presupposto inviolabile che ognuno realizza come vuole la sua sfera affettiva. Ma c’è di mezzo lo “zampino” della legge che arriva a legittimare o delegittimare anche un atto d’amore, pena l’esclusione dal diritto stesso. Diritto naturale che dovrebbe essere riconosciuto tale e pari ai diritti derivanti dal contratto matrimoniale. Sarebbe anche vano parlarne, tant’è naturale. Ma il “punto” non chiude il discorso che continua e verte tutto avviticchiato su questioni di palazzo e di potere.

Un “sì” pallido e striminzito sulle unioni civili, che dà adito a confusione, viene partorito da un senato imbizzarrito e litigioso, bypassando canguri e boutade circensi. Un “No” secco sulla stepchild adoption, con lo stralcio dell’articolo 5 del ddl Cirinnà, emanato perentoriamente dai gruppi parlamentari sotto l’egida del Vaticano “perché i bambini non si toccano”. E “da quale pulpito…”. E un “satana è con voi” per la maternità surrogata, di cui non si è nemmeno sfiorata la possibilità, tanto da farla diventare una blasfemia.

Anatemi su chi prova a difenderne anche solo alcuni aspetti, quelli che parlano di atto di generosità. Anche le “vecchie” femministe, quelle dello slogan anni 70 “il corpo è mio e lo gestisco io” e “io sono mia” lanciano invettive contro questa discussa e discutibile pratica che prevede l’utero temporaneamente “posto in locazione”. Perché si può svuotare un utero rinunciando alla maternità, ma non si può riempirlo per offrirne il “frutto”, esclusivamente come atto di amore libero da mercificazione, o come atto regolamentato, a chi invece vuole essere genitore e non può per limiti naturali? Se ne fa un gran parlare in questi giorni, quando arriva calzante la notizia della nascita di Tobia, figlio non naturale, perché nato con la pratica della surrogacy, di Vendola e del suo compagno di vita. Ed è subito gossip.

Le unioni civili e le convivenze di fatto. Il distinguo

Con l’unione “Renzi/Verdini” si approva in Senato la legge Cirinnà, orfana della stepchild. Ora toccherà alla Camera renderla definitiva. Ma la cosa è fatta. Anche in Italia, fanalino di coda dell’Europa, verranno riconosciuti i diritti civili delle coppie etero che non intendono sposarsi e omosessuali che non possono farlo. No al matrimonio per le coppie dello stesso sesso. Ancora una legge tiepida, rispetto anche alla Grecia che ha compiuto un salto di civiltà approvando i matrimoni gay. Una legge con molte variabili che crea un distinguo a riguardo dell’acquisizione dei diritti civili, sempre lontani da quelli derivanti dal matrimonio.

Con il titolo “regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze” la legge vuole diversificare le unioni. Il richiamo alla Costituzione è quello agli articoli 2 e 3 che parlano di formazione sociale e di uguaglianza. Unioni civili per coppie gay da sancire davanti a un ufficiale di stato, alla presenza di due testimoni e contratto di convivenza per etero e gay da sottoscrivere davanti ad un notaio. Per le unioni civili stessi diritti e doveri e obbligo di assistenza e di coabitazione. Comunione di beni facoltativa. Diritto alla pensione di reversibilità e al mantenimento in caso di separazione.

Per le convivenze di fatto: diritto all’assistenza ospedaliera e alimenti, in caso di separazione, al partner più debole economicamente. In caso di decesso del partner proprietario della casa, diritto a restare nella casa per un periodo pari agli anni di convivenza, ma non oltre i cinque. Diritto al subentro nel contratto di affitto della casa. Diritto alla risoluzione, anche unilaterale, della convivenza. No all’obbligo di fedeltà, citato nel codice civile per il matrimonio.

A confermare la diversità con il contratto matrimoniale che cita la fedeltà fra i coniugi come obbligo, questo step viene annullato nel caso delle unioni civili e nelle convivenze di fatto. Offrendo l’occasione per sollevare un vespaio di opinioni proprio sul concetto di fedeltà. Quindi i coniugati, per i senatori del Ncd e alcuni del Pd, che hanno inoltrato richiesta di svincolo dall’obbligo per le unioni civili, sono fedeli al partner “finché morte non li separi”. Si sfiora quantomeno il ridicolo. Una serie di “distinguo” che evidenziano quanto si sia voluto tirare il freno sul riconoscimento dei diritti delle unioni civili per non renderle paritarie ai diritti riconosciuti con il matrimonio.

Stepchild adotion. La beffa

Viene stralciato l’articolo 5 del ddl Cirinnà, senza possibilità di deroghe. Avrebbe offerto la possibilità per una coppia gay di adottare il figlio del partner. Si crea così una discriminante fra gli stessi bambini che la legge vorrebbe proteggere. Ci saranno quindi bambini adottabili, perché i genitori sono etero e non adottabili perché vivono con genitori dello stesso sesso, pur essendo figli legittimi di uno dei due partner. Ma la bocciatura dell’articolo 5 rimanda anche al problema delle adozioni in Italia. A quanto sia complesso poter realizzare un’adozione, anche da parte di una coppia etero, se non ci sono i requisiti preferenziali, spesso legati esclusivamente ad età anagrafica e reddito.

Non importa e non è sufficiente che ci sia la volontà, da parte di una coppia che non può per motivi biologici procreare, di offrire a un bambino una vita più adeguata alla sua esistenza, rispetto a quella vissuta in un orfanotrofio. Meglio quindi, per la legge italiana, che un bambino viva senza due genitori che possano accudirlo, educarlo e amarlo, che agevolare l’iter delle adozioni. Una vera beffa ai danni degli stessi bambini che la legge dichiara di tutelare. Una contraddizione tutta italiana nel campo delle adozioni. Ma la stepchild è stata stralciata soprattutto perché apre alla possibilità della maternità surrogata, praticata all’estero, su richiesta di coppie gay. Possibile visti i costi elevatissimi, soprattutto per chi possiede mezzi economici cospicui.

Maternità surrogata. La damnatio

Su questo tema della surrogacy si apre un dibattito che sta coinvolgendo tutta l’Italia benpensante, soprattutto cattolica, ma anche laica e di sinistra che vede nella pratica dell’utero in affitto (termine “horribilis”, che pone la donna alla pari di un oggetto da locare) la mercificazione del corpo femminile. Come se in Italia non ci fosse la prostituzione incontrollata. In quel caso la donna non “affitta” la sua vagina? E non è anche questo fenomeno una mercificazione del corpo di donne, a volte giovanissime, che, schiave di una tratta, per liberarsi dal taglieggiamento dei loro sfruttatori sono costrette a prostituirsi? Perché non si interviene radicalmente per eliminare questo reato su giovani donne indifese costrette a vendersi per sfuggire ad altre violenze e alla miseria nei loro paesi d’origine?

Sulla demonizzazione della surrogacy sembrano tutti d’accordo. Un corpo non si vende, l’utero in affitto è da considerare reato universale. La parlamentare Anna Finocchiaro ha lanciato una mozione affinché il governo dichiari la pratica un reato penale. Iniziative partono anche dal movimento femminista “Se non ora quando”. Sul sito chelibere.it il loro appello all’Europa contro la surrogacy.

Sul caso Vendola, diventato padre insieme al suo compagno Ed, grazie alla maternità surrogata, si sta impropriamente concentrando la massima attenzione dei media, trasformando in gossip una questione che meriterebbe estrema delicatezza e comprensione. Non è un diritto voler diventare genitore, ma non è un delitto. Ben altre sarebbero le questioni d’emergenza italiane su cui lanciare il “j’accuse” collettivo. Nella fattispecie il capo d’accusa è che un politico di sinistra ha utilizzato il corpo di una donna che non è certo sia indifesa e bisognosa, per diventare genitore. Ha ottenuto lo status grazie al suo cospicuo patrimonio, creando la differenza e la netta separazione fra un’Italia che può permettersi tutto, anche comprare un figlio, e l’altra in emergenza sociale. Il politico “sfacciato” avrebbe quindi esercitato una contraddizione fra l’ideologia e l’essere.

Non si comprende se venga messo al rogo per mercimonio, per incoerenza ideologica o perché è gay e si è permesso di desiderare di essere genitore, realizzando questo suo naturale diritto. Perché in Italia la legge contrasta la gravidanza surrogata (ndr: non si può parlare di maternità, che è altra cosa) e non permette agli omosessuali di adottare un bambino? E dov’è a questo punto il confine fra il personaggio pubblico e la sua privacy? Per non essere massacrato dai media avrebbe dovuto nascondere al pubblico la sua ottenuta genitorialità, ammesso che ci fosse riuscito a nascondere la notizia? E la questione del personaggio pubblico lo rende più colpevole rispetto ad altri cittadini italiani che hanno esercitato all’estero la stessa pratica della surrogacy?

Sul caso Vendola si esprime anche Michela Murgia, la scrittrice sarda di “Ave Mary”, e di “Chiru”, l’ultima sua opera letteraria. “È curioso opporsi alla gestazione per altri e poi impedire anche l'unica strada alternativa per la genitorialità di molte coppie, le adozioni oggi negate a single e coppie, gay e non, non sposate” afferma la scrittrice. Esprimendo anche preoccupazione sull’eccessiva esposizione mediatica del caso Vendola che trasforma la delicata questione della surrogacy “nell’ennesima proiezione simbolica collettiva che si gioca sul corpo delle donne”

A dire la sua sul caso Vendola è anche, Conchita De Gregorio, giornalista di Repubblica : “Il tribunale permanente delle coscienze altrui potrebbe ogni tanto anche prendersi un turno di riposo e considerare magari, nel silenzio del foro interiore, la propria”

Che poi, la bagarre eccessiva sui diritti civili prima e oggi sul corpo delle donne e sul piccolo inconsapevole Tobia, a cui bisognerebbe rivolgere un particolare augurio di benvenuto, a chi è utile? Potrebbe anche essere stata manipolata ad hoc per distrarci dalle lotte per i diritti sociali che ancora sono ben lontani dalla nostra società. Su quelle lotte dovremmo concentrarci di più, unendole a quelle per i diritti civili. Non certo separandole. Così non ha senso.

04/03/2016 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Alba Vastano

"La maggior parte dei sudditi crede di essere tale perché il re è il Re. Non si rende conto che in realtà è il re che è il Re, perché essi sono sudditi" (Karl Marx)


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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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