Non amo le autocitazioni ma in un articolo del 14 Aprile, fornendo un resoconto del “Consiglio popolare dell’acqua e della democrazia”, avevo sottolineato che 2 erano i consigli per la Sig.ra Raggi e la sua Giunta: 1) convocare un’assemblea capitolina dedicata al tema dell’acqua pubblica e delle ripubblicizzazione del servizio idrico; 2) non sgomberare il Rialto, sede storica del Forum dei movimenti per l’acqua e di altre realtà associative.
Evidentemente la Giunta Raggi non ritiene utili i consigli dei movimenti che animano la vita sociale di Roma, ma sembra preferire quelli dei poteri forti. I suoi atti appaiono come segnali a quei poteri, di un M5S “affidabile”, che sa gestire il potere e sa schierarsi al fianco di chi conta nei momenti opportuni. A più di un mese di distanza dal succitato Consiglio popolare, nonostante appelli, lettere e inviti non si profila all’orizzonte nessuna convocazione dell’Assemblea capitolina.
Sull’altro versante, quello dello sgombero del Rialto, peggio ancora: il 9 Maggio mattina si è proceduto con lo sgombero. Eppure la “foglia di fico” del danno erariale era già scomparsa il 18 Aprile con una sentenza della Corte dei Conti che aveva dichiarato nullo proprio il danno erariale e non esigibili i canoni di mercato sul patrimonio indisponibile. A questo punto il re, anzi la regina, è nuda: esiste una precisa volontà politica di attaccare il movimento per l’acqua pubblica e dare un segnale autoritario a tutti gli spazi e centri sociali, associazioni , a tutta la città solidale, che il 6 Maggio aveva la riempito nuovamente le strade e le piazze di Roma al grido di “Roma non si vende”.
Si potrebbe ipotizzare che l’interpretazione degli eventi sia faziosa, di parte. Facciamo un passo indietro, al giorno antecedente allo sgombero del Rialto E’ infatti dell’8 maggio la pubblicazione di un bando, non vincolante per l’amministrazione, per l’assegnazione di un immobile sottratto alla mafia non ancora però nella disponibilità del Comune, cucito su misura per il Forum dei movimenti per l’acqua (l’oggetto dichiarato è infatti “per lo svolgimento di attività e progetti socio-culturali volti a promuovere la collaborazione tra cittadini e Amministrazione per la valorizzazione dei beni comuni urbani, con particolare riguardo ad iniziative di sensibilizzazione sul valore sociale delle risorse idriche comunali”).
Un bando-trappola a cui il movimento per l’acqua pubblica romano non aderirà perché ritiene che debba riconosciuta la valenza sociale di tutte le realtà associative presenti al Rialto. Un bando a cui si rinuncia per coerenza con quanto sostenuto nel corso della campagna “Roma non si vende”, un bando a cui non si aderisce per solidarietà con gli altri spazi e centri sociali minacciati di sgombero, un bando a cui non si aderisce per trasparenza perché la soluzione c’è già e risiede nella delibera 40\2004 con cui si era deciso di assegnare l’ex autoparco dei Vigli Urbani in zona Portuense. Sull’attuazione di questa delibera, più volte promessa dall’assessorato competente si è solo registrato l’immobilismo della Giunta.
Una domanda a questo punto è d’obbligo ai “pentastellati” romani: coerenza, solidarietà, trasparenza erano parte del vostro programma elettorale o abbiamo preso un abbaglio?
Il movimento per l’acqua però, si sa, è composto da sognatori per cui, ormai in prossimità dell’estate, immaginiamo di essere nella notte di San Lorenzo: se la stella dell’acqua pubblica sbandierata in campagna elettorale dal M5S cade, noi esprimiamo, mai rassegnati, il nostro desiderio: l’acqua pubblica come bene comune, fuori dalla logica del profitto, gestito dai lavoratori e dai cittadini. È questa la nostra stella cometa indicata da 27 milioni di cittadini e cittadine a Giugno 2011.