Roma 11 novembre. Un corteo così multietnico, così multiforme forse non si era mai visto nella Capitale. Una piazza Vittorio (punto di raduno) coloratissima dalle migliaia di bandiere rosse e variopinte delle tante associazioni presenti. I manifestanti contro il governo delle banche e della precarietà e dei manganelli, iniziativa, indetta da Eurostop, a cui hanno aderito decine di firme, da Usb, che aveva preceduto la manifestazione con lo sciopero generale del 10 insieme a Cobas e Unicobas, al partito del Carc, al Pci, al Prc e moltissime altre sigle, hanno riempito le vie centrali di Roma. Una popolazione stanca di vivere nell’ombra dei diritti, contrariata e contro un governo che non dà soluzioni e che presta il fianco agli imperialismi europei e americani, ma anche ai Sionisti. Il 10 Novembre, in viale Trastevere, i celerini manganellano, ferendoli in testa, due insegnanti e l’11 c’è un popolo che riempie il centro per protesta contro il governo. Tutti i media tacciono.
Dove sono finiti quei servizi, le interviste e le riprese video fatte da giornalisti e operatori tv durante la manifestazione?
Dai monitor delle tv non è apparsa neanche una bandiera rossa, neanche solo come immagine en passant. Come se tutta questa protesta non avesse motivo di essere raccolta e diffusa, come se operai, disoccupati, studenti, migranti, senzatetto, neri, latinoamericani, vigili del fuoco, facchini della logistica, scesi in piazza gridando “Vogliamo riportare la verità nelle strade, la nostra vita non può aspettare”, fossero i personaggi di Gosth. Per i media, per la stampa borghese, questo si voleva: il silenzio ad un fastidioso clamore che da lì a breve nessuno avrebbe più ascoltato e di cui nessuno doveva essere informato. Mentre la RAI, con la Lucia Annunziata, dedica mezz’ora intera a Casapound, sulla questione dell’aggressione al giornalista Piervincenzi. La giornalista, pensando di torchiare il Di Stefano gli ha fornito, invece, visibilità… un’imprudenza giornalistica ingiustificata.
E quella parte del popolo, la maggioranza, umiliata, repressa, manganellata, mal pagata, deprivata di tutti i diritti citati dalla nostra Costituzione viene lasciata sola e per di più oscurata da quel potere mediatico che affolla gli studi tv di esponenti di partiti che nei dibattiti fanno presenza fissa per ricavarne consensi opportunistici in previsione delle prossime politiche e sostenuti da una legge elettorale bieca, costruita a mo’ di beffa. Per confondere chi è già politicamente nel pallone, togliendogli anche quel minimo di sovranità che gli resta con il diritto al voto, inducendolo all’astensionismo.
I motivi della manifestazione e le menzogne del governo
Ci riprova quindi la piattaforma Eurostop a rompere il muro del silenzio mediatico. Porta migliaia di persone in piazza, in un corteo che si apre con uno striscione alla testa dei manifestanti che chiarisce subito chi è il nemico: “Via il governo delle banche, della precarietà e dei manganelli”. L’insofferenza è ben motivata ed è anche ben descritta nel comunicato dei sindacati di base che precede le due manifestazioni: sciopero generale del 10 e corteo dell’11. Si riferisce a quei governanti tronfi per una ripresa economica inesistente, che toglie il diritto ad una vita degna dato che il popolo dei senza lavoro vive nella precarietà più inquietante. I licenziamenti in massa sono ormai ruotine, senza che governo, regioni e sindacati confederali intervengano per bloccarli. E si riferisce anche alle menzogne diffuse dai media che escono dalle corde vocali dei lorsignori dei Palazzi, quando affermano che non ci sono fondi per pensioni, sanità, scuola e lavoro, mentre si elargiscono fondi alle banche e alle multinazionali.
Mentono spudoratamente i rappresentanti dei partiti parlamentari quando parlano di diritti e libertà, senza citare la vittoria referendaria del 4 Dicembre, che davvero non ha significato molto per rendere viva la Costituzione… ne hanno fatto carta straccia. Mentre i diritti vengono calpestati dalle riforme anticostituzionali, a partire dalle pensioni, dalla scuola e dal lavoro, diritti massacrati dalla ministra Fornero (governo Monti), e poi dal Jobs act di Renzi e dalla Buona scuola, mannaia sui diritti degli insegnanti e degli studenti, per la tagliola allo svolgimento dei programmi scolastici con l’introduzione dell’alternanza scuola lavoro, che altro non è se non un ulteriore sfruttamento della forza lavoro. Mentono ancora i governanti quando usano impropriamente la parola democrazia. Ѐ forse la menzogna più bieca.
In questo Paese non si può più contestare liberamente. Chi lo fa viene colpito dal sistema autoritario delle forze di polizia. Siamo ormai in uno Stato di polizia e gli effetti si vedono tutti. Quell’insegnante con uno squarcio in testa, grazie alla carezza di un manganello, reo di trovarsi a manifestare in viale Trastevere contro un governo che toglie fondi alla scuola pubblica per elargirli alle banche, ne è solo l’ultimo esempio. E mentono ancora i governanti quando parlano di accoglienza ai migranti, mentre si finanziano gli schiavisti e si accolgono (?) i rifugiati nei centri di detenzione o si rimpatriano condannandoli a morte. Continuano a mentire spudoratamente quando affermano che tutto ciò non è xenofobia, mentre scatenano razzismo e guerre fra poveri con atti discriminatori, favorendo così l’esplosione in tutto il paese di comportamenti fascisti.
Il de profundis del Brancaccio story
E mentre la febbre della rabbia popolare sale con le manifestazioni di piazza, negli interni di teatri e teatrini collassa il progetto Brancaccio. L’assemblea del 18 Novembre viene annullata dai due animatori di Alleanza popolare per la democrazia e l’uguaglianza. Un progetto per l’unità della sinistra, nato in un teatro, al Brancaccio di Roma, nel giugno scorso. Da quel palco nacquero già controversie, poiché alcuni rappresentanti dei movimenti provenienti da Napoli, i giovani di Je so’ pazzo furono esclusi dal dibattito, stoppati dagli stessi animatori. Seguì il balletto dei partiti ai vari tavoli e l’inclusione di personaggi della storia politica italiana alquanti discutibili per posizioni controverse e ibride, fuoriusciti dal Pd. Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Prc che ha aderito all’appello del binomio Falcone/Montanari, lanciò fermamente uno stop al Pd e, a seguito, al Mdp. Dai media Falcone, annunciando la sospensione dell’assemblea del 18, lancia un j’accuse immeritato e improprio al Prc per aver ostacolato i lavori dell’unità del progetto sinistra unità. “Volevamo essere unificanti e siamo diventati bersaglio di critiche infondate e ingenerose da parte di Rifondazione comunista e terreno di conflitti.” dichiara Anna Falcone in un’intervista sulla Repubblica del 15 novembre.
Un j’accuse che non si può accettare, considerandolo pretestuoso e immotivato. “Il percorso partito dal teatro Bancaccio e che avrebbe dovuto dar luogo a una lista di sinistra alternativa al Pd, mettendo insieme la società civile e un ampio spettro di forze da Mdp a Sinistra italiana, Possibile e Partito della rifondazione comunista, è fallito. Mdp, Si e Possibile si sono riuniti per elaborare un loro documento escludendo Rifondazione, la quale ha valutato i contenuti del suddetto documento non coerenti con la formazione di una lista alternativa al Pd. A questo punto, Anna Falcone e Tomaso Montanari, i due promotori della assemblea del Brancaccio, hanno annullato l’assemblea prevista... L’impasse era tutt’altro che imprevedibile” spiega, in un elaborato commento su Fb, Domenico Moro (Prc).
Perché parliamo di questa “impasse”, allacciandola allo sciopero del 10 Novembre dei sindacati di base e alla manifestazione dell’11 indetta da Eurostop? Qual è il nesso?
“Se i suoi promotori Anna Falcone e Tomaso Montanari, invece che inseguire i giri di valzer della sinistra di palazzo, avessero provato a mettersi in comunicazione con il popolo che è sceso in corteo sabato, forse non sarebbero giunti a questo punto morto.
Questa é la verità, c'è la sinistra ufficiale che riempie le pagine dei giornali di regime, quasi tutti, ma che raccoglie il vuoto nelle piazze. E c'è un popolo che rialza la testa, che è antifascista e antirazzista non nei salotti o nei talk show, ma nelle periferie dove cerca di ricostruire la lotta di classe in alternativa alla guerra tra i poveri. Questo popolo si sta riorganizzando e rafforzando, pure tra mille difficoltà. Questo popolo è completamente censurato da quei mass media, quasi tutti, che hanno tutto l'interesse ad assegnare agli impresentabili neofascisti di Casapound la parte di chi protesta. Per rafforzare il potere di chi comanda”. Scrive in un post su Fb, Giorgio Cremaschi (Eurostop). Un commento che non si può non condividere pienamente.
Quel popolo del basso, quel popolo che l’11 novembre sventolando le bandiere rosse della rabbia sociale e per la vera unità delle forze di sinistra, quel popolo che non ha visto scendere in piazza a protestare alcun rappresentante delle sigle del Brancaccio, tranne che il Prc, è oggi rappresentato dai giovani di Je so’ pazzo nell’assemblea, stabilita volutamente nella data del 18 novembre, dalle h. 11 alle 14, a Roma, al teatro Italia (Via Bari, 18). Proprio da quei giovani attivisti napoletani che il 18 giugno scorso, dal palco del Brancaccio vennero allontanati e beffeggiati. Loro rappresentano la vera sinistra, quella di un popolo sfiancato dall’indifferenza dei governanti, che chiede la verità, che reclama una vita dignitosa come diritto primario, un diritto che non può più aspettare. A sostenere i giovani attivisti napoletani ci sono, come sempre i Clash city worker e Rifondazione “Io ci sarò - fa sapere Eleonora Forenza (eruroparlamentareGue). Non mi arrendo, ma credo che per ripartire occorra buttarsi alle spalle tutto il politicismo che ci ha soffocato in questi anni”. Intanto nelle stanze del defunto Brancaccio, serpeggia l’invito del Pd a coalizzarsi per formare un nuovo centrosinistra. Squallido è dir poco.