Proprio mentre la California brucia, approda nelle sale un film sui Vigili del Fuoco americani. Per quelli italiani, invece, l'ordinario eroismo è accompagnato da patimenti, vessazioni ed oppressioni provenienti da tutti i fronti. Quello che vi è dietro le quinte del sipario per ogni singolo lavoratore dei Vigili del Fuoco (precario e permanente) è davvero la vergogna di tutto lo Stato Italiano.
Basta analizzare bene i dati dei vari enti di ricerca per capire l’importanza di avere un sistema di soccorso adeguato. Innanzitutto quello emanato dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV): “si può sostenere che, l’Italia è uno dei pochi paesi al mondo in cui rischio sismico, rischio idrogeologico e rischio vulcanico si sovrappongono. Per densità di popolazione e ridotta estensione areale c'è solo il Giappone che batte l’Italia e la batte anche in materia di prevenzione”. Oltre a quanto sostenuto dall’INGV, vi è il rapporto periodico sul rischio a cui è sottoposta la popolazione italiana da frane e inondazioni elaborato dall’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica (IRPI) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), che indica l’enorme rischio individuale per frane, allagamenti, inondazioni e sisma.
Malgrado queste informazioni elaborate dagli organi competenti, l’Italia ancora non rispetta gli Standard Europei del Soccorso Tecnico Urgente dettati dalla stessa UE, che prevedono 1 Vigile del Fuoco ogni 1.000 abitanti (pertanto su una popolazione di 67 milioni almeno 60.000 Vigili del Fuoco permanenti). Attualmente in Italia il rapporto è di 1 Vigile del Fuoco ogni 16.000 abitanti per un totale di 28.000 Vigili del Fuoco permanenti su tutto il perimetro italiano (meno della metà del dispositivo necessario). Vigili permanenti che quotidianamente subiscono un surplus di lavoro con turni massacranti e quando vi è una micro emergenza di qualsiasi genere il personale viene “transumato” da una regione all’altra, peraltro oltre il lavoro ordinario, straordinario e di turnazione. Un numero, 28.000, che va sempre più a scendere perché i molti infortuni per carico di lavoro eccessivo abbassano il potenziale di soccorso, senza contare i molti Vigili del Fuoco impiegati in attività amministrative lontane dal soccorso. Questo, unito alla chiusura dei distaccamenti periferici per mancanza di personale, porta i lavoratori a dover scegliere a quale emergenza dare la precedenza per portare il soccorso.
Carenza di organico cui in questi anni si è sopperito grazie ai precari (cosiddetti “discontinui”). Questo personale dopo decenni di sfruttamento dello Stato italiano è riuscita, grazie all’USB, a rivendicare l’assunzione attraverso una Risoluzione approvata ed immessa nella Legge di Stabilità del 2018 e promulgata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana. Ma ancora oggi, dopo tante lotte di piazza e di forte resistenza, una Legge scritta per la loro assunzione e tanti incartamenti dagli organi competenti che danno ragione agli stessi precari di comparto, ci troviamo ancora in attesa di una determinazione che consenta l’ufficiale immissione in ruolo di circa 7.600 lavoratori.
L’autore è coordinatore regionale USB VV.F della Calabria