Che le cose vanno malissimo e sempre peggio nel nostro paese è non solo un dato di fatto difficilmente oppugnabile, ma è anche una consapevolezza che sta divenendo, a poco a poco, senso comune. D’altra parte spesso si dimentica che non c’è limite al peggio, che non si raggiunge mai un punto così basso da poter solo, da quel momento in poi, fatalmente, naturalmente risalire. Basta pensare a quello che hanno prodotto i governi fascisti e nazisti, per limitarci a un esempio recente ed estremo.
Perciò il rischio maggiore che corre oggi il nostro paese è di non rendersi conto e di sottovalutare gli enormi problemi che provocheranno gli eredi del fascismo al governo. Il trasformismo, costante piaga della politica politicante italiana, ha fatto crescere nella popolazione una sempre maggiore sfiducia sul fatto che un cambio di governo, con uno meno reazionario dell’esecutivo in carica, migliorerebbe la situazione. In effetti il nuovo governo, essendo comunque un governo borghese, che dovrà perciò portare avanti una politica imperialista, non potrà che implementare politiche antipopolari, a partire dai rapporti di forza fra le classi sociali che si saranno determinati durante i precedenti governi. Dunque, sino a che saremo sotto governi borghesi, in un paese a capitalismo avanzato, ogni nuovo governo non potrà che fare peggio dei precedenti.
Ciò non toglie che, quando al governo vanno i peggiori, i più reazionari, non può che esserci una accelerazione delle politiche antipopolari, con il rischio di rendere ancora più impari i rapporti di forza a sfavore delle classi subalterne.
Inoltre se le forze realmente di sinistra non sapranno divenire protagoniste in prima fila della lotta a un governo reazionario, a un governo dei peggiori, finiranno per perdere qualsiasi credibilità agli occhi delle proprie classi di riferimento per un periodo storico ancora più ampio dell’attuale.
Naturalmente la prassi non può che dipendere sempre dalla teoria. Da una cattiva teoria non può che derivare una pessima prassi. L’errore più grave che si possa fare in una situazione come questa è naturalmente l’infantile rappresentazione del tanto peggio tanto meglio. In altri termini, l’illusione che un governo di dittatura meno mascherata della borghesia non possa che rafforzare naturalmente e fatalmente le forze e le possibilità rivoluzionarie. Questa rappresentazione è profondamente sbagliata e deleteria, in quanto non tiene conto che più un governo è reazionario e dominato dai peggiori, più crescono le illusioni che un governo socialdemocratico o persino un governo liberale, o peggio liberista, tecnico e addirittura neoliberista possano realmente migliorare la situazione. Naturalmente si tratta di una tragica illusione perché, come abbiamo visto, anche il governo borghese più illuminato e di sinistra, in un paese a capitalismo avanzato, non potrà che riprendere l’attacco sul piano nazionale contro le classi subalterne, sul piano internazionale contro le forze antimperialiste, dal punto in cui tali attacchi erano stati portati avanti dai governi precedenti di destra e anche di destra radicale o persino di estrema destra.
Altra tragica illusione è che un governo di destra, anche radicale ed estrema, sarà certo peggiore dal punto di vista della politica interna, ma meno peggio dal punto di vista della politica estera. Vi è, in effetti, la cattiva rappresentazione, cioè il pregiudizio, che un governo più è di destra più sarebbe isolazionista in politica estera. In effetti, sono in particolare i governi di sinistra borghese a portare avanti una politica estera aggressiva mascherando le aggressioni imperialiste, da rivoluzioni colorate, da operazioni di polizia internazionale, da guerre per esportare la democrazia, i diritti umani o per combattere il totalitarismo.
Ciò non toglie che il governo di destra non potrà che riprendere a portare avanti la politica imperialista da dove la aveva lasciata il precedente governo e, anzi, per non farsi scavalcare a destra, non potrà che accelerarne ulteriormente l’aggressività. Per il resto si tratta di infantili illusioni. Facciamo un esempio semplice. Nel clima attuale russofobo avremo fatto tutti l’esperienza di trovarci talvolta più d’accordo nel contrastarlo con chi ha posizioni più di destra, rispetto ai democratici borghesi. In realtà i motivi per cui anche esponenti di destra contrastano la russofobia sono naturalmente opposti ai nostri. Noi siano contrari alla russofobia in senso progressista e antimperialista, la destra è contraria perché in tal modo il governo anticomunista russo è costretto ad allearsi, in modo sempre più stretto, con i paesi governati da partiti comunisti, che sono i nemici principali e più immediati delle forze reazionarie. In altri termini questi ultimi sarebbero più favorevoli a un’alleanza anche tattica con la Russia, per meglio poter togliere di mezzo i governi guidati da partiti comunisti o anche socialisti di sinistra o persino sinceramente antimperialisti.
Vi è poi un’altra cattiva rappresentazione, che potremo definire come la malattia senile del comunismo. Quest’ultima porta a ritenere impossibile quello che è lo scopo stesso del comunismo, cioè la rivoluzione socialista e, in tal modo, si finisce per considerare centrale la politica estera e l’appoggio ai paesi che si trovano in conflitto con i paesi imperialisti più aggressivi, a partire dagli Stati Uniti d’America. Da qui la pessima conclusione di sottovalutare un governo reazionario nel proprio paese.
Tornando invece all’opportunismo di sinistra, cioè all’estremismo quale malattia infantile del comunismo, vi è la pessima attitudine a sottovalutare la necessità di costruire un movimento di massa, egemonizzato dai comunisti, contro un governo diretto dalla destra radicale. Per fare questo occorrerebbe necessariamente trovarsi nello stesso fronte con i riformisti piccolo-borghesi, con i revisionisti, con i sindacati neocorporativi. Per cui, generalmente, per attestare la propria purezza ideologica e la propria estrema radicalità, sebbene al governo vi sia la destra radicale, gli opportunisti di sinistra si concentrano nell’attaccare l’opposizione di sinistra borghese. In tal modo, né si contrasta il governo della destra borghese, né si riesce a fare egemonia all’interno dell’opposizione, né si contrastano realmente le forze borghesi di sinistra, in quanto le si fa essere le uniche che si contrappongono, in qualche modo, al governo reazionario e alle sue politiche antipopolari.
In entrambi i casi tanto l’opportunismo di destra quanto quello di sinistra non sono affatto utili a far uscire i comunisti dal minoritarismo, che resta una delle malattie più diffuse e comuni di quella che dovrebbe essere la sinistra rivoluzionaria. Non essere in prima fila, non dimostrarsi i più determinati nel denunciare e nel contrastare a tutti i livelli i governi della destra radicale e reazionaria non può che portare i comunisti a rinchiudersi in un ghetto, in una riserva.
Attenzione, bisogna sempre ricordare che quando parliamo di opportunisti di destra e di sinistra, di malattia infantile e senile, sempre di comunisti stiamo parlando. Cioè stiamo parlando di persone che in perfetta buona fede, considerano la loro posizione quella più efficace dal punto di vista rivoluzionario. Purtroppo non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere e, perciò, abbiamo osservato che il minoritarismo è una malattia particolarmente diffusa fra quelle che dovrebbero costituire le avanguardie rivoluzionarie. Proprio per questo risulta così arduo per i comunisti evitare tanto l’opportunismo e il conseguente minoritarismo di destra, quanto quello di sinistra, e ancora più difficile è fargli intendere il proprio errore, in quanto sono sempre convinti, in buona fede, di essere dalla parte della ragione, del comunismo. Tanto che non di rado i più difficili revisionisti da contrastare non sono né gli apertamente estremisti di sinistra, né i palesemente opportunisti di destra e i socialdemocratici, ma proprio i centristi. Non a caso Lenin, per contrastare il revisionismo, spesso criticava più il centrista Kautsky, che gli incorreggibili opportunisti di destra e di sinistra. Naturalmente non si tratta di una posizione a sua volta estremista e opportunista di sinistra, per cui il peggior nemico sarebbe colui che si trova appena un po’ più a destra di te, ma si tratta di contrastare gli opportunisti più in buona fede, in quanto sono anche i più difficili da smascherare e da far divenire autocoscienti dei propri limiti.
Ma torniamo al punto di partenza, per evitare di slittare nell’estremismo. Il concetto fondamentale per evitare ogni tipo di revisionismo è che i comunisti, per essere realmente tali, devono essere coerentemente per la rivoluzione. Perciò, il primo nemico da battere, soprattutto se si vive in un paese a capitalismo avanzato, è il governo borghese del proprio paese. Del resto, se non batti il governo soggettivamente e/o oggettivamente controrivoluzionario del tuo paese, non potrai mai fare la rivoluzione e, quindi, essere un reale comunista e non un revisionista.
Questa regola basilare vale sempre, anche quando si ha a che fare con un governo della destra radicale, dal momento che quest’ultimo è necessariamente più aggressivo e anticomunista. Non a caso, storicamente, sono proprio i governi della destra radicale i più portati a mettere fuori legge o addirittura ad annientare i comunisti, i rivoluzionari, nel momento in cui ne abbiano la possibilità e non sia controproducente farlo.
Dunque si tratta, in primo luogo, di una questione di sopravvivenza per i comunisti. Anche perché le pulsioni regressive, bonapartiste e a formare governi sempre più autoritari e apertamente dittatoriali sono dei tratti distintivi della destra radicale, in particolare quando ha la possibilità di farlo stando al governo.
Gli spazi di democrazia, per quanto formale e borghese, tendono inevitabilmente a restringersi per le forze comuniste, rivoluzionarie, quando al governo vi sono formazioni apertamente controrivoluzionarie, più decisamente e convintamente anticomuniste e reazionarie.
In tal modo, con governi del genere, le forze comuniste e rivoluzionarie si trovano a dover operare nel terreno più ostile e complesso. I rapporti di forza fra le classi, quando la destra radicale è al governo, divengono ancora più sfavorevoli per i comunisti e i rivoluzionari. Anche la decisiva questione dell’accumulazione delle forze, in una situazione non rivoluzionaria, diviene sempre più ardua quanto più il governo è spostato a destra. Anzi, è proprio con i governi della destra radicale che tendono a svilupparsi più facilmente le illusioni che la democrazia borghese o anche solo un governo liberale possa costituire una soluzione per le classi subalterne. Senza contare che più la destra radicale è capace di egemonia, tanto da governare il paese, più diviene indispensabile stringere alleanze tattiche con forze borghesi non solo democratiche, ma persino liberali.