Dal primo settembre la scuola ha ricominciato le sue fatiche quotidiane. Data ufficiale dell’inizio del nuovo anno scolastico, delle prese di servizio giuridiche (quelle economiche come sempre slittano…), dei collegi di apertura. Le lezioni, come ormai da anni, hanno inizi differenziati, non solo a livello regionale ma per singoli istituti, dipende da come i Consigli decidono di gestire le vacanze e i ponti fra i giorni festivi.
Per tutti, al di là delle differenze, non il solito caos di cui ci lamentiamo da molto, molto tempo, ma qualcosa in stile piaga biblica. Forse la stampa di regime, parlando in termini di “rivoluzione epocale” (sic) degli effetti della Legge 107/2015 mostra, con l’ignoranza rispetto ai fatti, anche una inconsapevole ironia. Esempio per tutti il giornalista Giuseppe Chiellini de “Il Sole 24 Ore” che, durante la lettura dei quotidiani a Radio 3, la prima settimana di settembre, ha continuato con asprezza a levare moniti moralistici verso chi non è contento di avere una collocazione, fosse anche a mille chilometri da casa.
Vediamo meglio la situazione a Roma e provincia, con qualche esempio, non necessariamente in ordine cronologico o di importanza, di “buona scuola”. Tutto, ai livelli macro e micro, contribuisce alla definizione del quadro. La Buona Scuola è un’ottima metafora del più vasto processo di disgregazione sociale in atto, mostra nella sua criticità gli effetti paradossali del neoliberismo che vince mentre perde, grazie e malgrado una delle sue peggiori congiunture.
A quasi tutti i Dirigenti Scolastici a capo di istituti già affollati, in virtù dei continui ridimensionamenti, da migliaia di alunni, sono state assegnate “reggenze”, in supplenza su sedi vacanti. Un istituto superiore, un liceo, viene abbinato ad un comprensivo del primo ciclo: dai tre anni ai diciannove l’età dei frequentanti! Anche ai migliori fra loro (pochi…per la verità) non resta che fare i capitani di navi alla deriva e i firma-carte.
In tutte le scuole, di ogni livello, ad oggi, mentre scrivo, non sono stati assegnati i docenti, gli amministrativi, i collaboratori. Gli uffici di segreteria, a cui ormai è decentrato tutto il lavoro relativo all’organizzazione, sembrano piccoli manicomi, anche grazie al demenziale flusso di informazioni contraddittorie che arriva dall’alto.
Vorrei attirare l’attenzione sulla situazione della Scuola dell’Infanzia, spesso trascurata nel dibattito sulla riforma, ma su cui sono molto attenti i privati e le fondazioni. Il concorso bandito nel 2012 era stato - a causa della instabilità di Governo? – svuotato dei posti, una gara in cui i vincitori erano rimasti a bocca asciutta. Costoro, tutti i docenti idonei, si rimettevano dunque in moto per il bando successivo, di era renziana. A fine agosto, ai piani superiori del MIUR ci si rendeva conto che la correzione delle prove (rigorosamente computerizzate e corrette dal “sistema”) non era terminata e nemmeno era in previsione lo svolgimento della prova orale. Pertanto, si decideva di procedere a ripescare gli idonei del concorso precedente e li si chiamava a scegliere l’ambito territoriale, come vuole la legge 107.
A Roma, il 6 settembre, data di una delle convocazioni, viene fornito l’elenco degli ambiti (corrispondenti a vari ex-distretti accorpati) ma non l’elenco delle scuole. I docenti devono inviare i curricula alle scuole di tutto l’ambito, in attesa di essere scelti dal Dirigente della scuola XY, sperando che la sede non sia la meno comoda, data le enormi distanze mal servite che caratterizzano la città e la sua cintura. I Dirigenti devono, con questo meccanismo, mettere i tasselli mancanti alla “squadra” ritenuta più congeniale alla realizzazione del Piano dell’Offerta Triennale. Come questa operazione possa avvenire in modo da non risultare ridicola, leggendo un curriculum e facendo due chiacchiere, quando possibile, con un perfetto sconosciuto, è cosa che da ex Dirigente stento a comprendere.
Ma andiamo avanti. Nei giorni a seguire si verifica un tale pasticcio fra istanze on-line, informazioni contraddittorie, telefonate isteriche volte a correggere i codici errati, che si decide (chi?) che le assegnazioni vengano disposte centralmente. Risultato: alcuni docenti ricevono intorno alle 21 di giovedì 15 settembre - sulla loro area riservata - la comunicazione che li invita a prendere servizio il giorno successivo. Programmare, conoscere i colleghi, magari fare due parole con il dirigente? Non c’è tempo, ovviamente, ma tanto il merito derivato dal superamento di un concorso e la gratitudine gioiosa per aver finalmente un posto di lavoro, saranno capaci di produrre valore aggiunto, parola di Renzi.
E nella primaria, nella secondaria di primo grado? Anche qui si aspettano gli effetti di rivoluzione epocale della nuova ondata migratoria Sud-Nord, della contrazione di posti, degli esiti della pioggia di ricorsi.
Potrei ancora fare un altro fermo-immagine a livello micro, parlando degli orari di lezione confezionati dai Dirigenti nell’ottica di garantire la copertura delle supplenze e non la didattica, dei docenti arrivati sul cosiddetto potenziamento (di cosa ???) che stanno agli ordini dei colleghi del ruolo ordinario, tanto non si sa cosa dovrebbero potenziare. Il fasullo “proiettificio” a cui si ispirano le aziendalistiche versioni dell’Alternanza-Scuola-Lavoro, le animazioni digitali del cosiddetto coding, sono terreno di battaglia fra docenti curriculari e potenziatori per ottenere gli spiccioli del salario aggiuntivo. Le azioni di rinforzo, di inclusione, di lavoro relazionale che sarebbero le buone pratiche di un altrettanto buon insegnamento, sono sacrificate alle supplenze e ai progetti che danno lustro ai siti delle scuole e prendono per il naso i genitori.
Tutto deprimente e anche un po’ noioso, mi rendo conto, nessuna vivacità neofuturista come piace al Premier.
A marzo, i test INVALSI ci diranno con grande fiato di trombe e i consueti effetti speciali delle tabelle statistiche, quanto il popolo della scuola (docenti, bambini, ragazzi, personale degli uffici) avranno contribuito alla valorizzazione dell’insegnamento. Intanto è in cantiere il nuovo esame di Stato per la secondaria, la maturità, con prova standardizzata inclusa.
Insomma, ai guai antichi, strutturali, si è aggiunta l’invasione delle cavallette. Per radio passa la pubblicità-progresso a cura del Consiglio dei Ministri, che invita a donare soldi alla scuola, “per ringraziarla”. Insomma, l’istituzionalizzazione del volontariato e della carità.