Per i cento anni della rivoluzione d’Ottobre

Lunedì 6 novembre La Città Futura con le realtà territoriali di Roma e del Tufello si danno appuntamento per ricordare i cento anni della rivoluzione d’Ottobre


Per i cento anni della rivoluzione d’Ottobre

Link al video dell’iniziativa.

Appuntamento ore 17 al Circolo Prc Tufello – Val Melaina "B. Pagnozzi", via Monte Favino 10

Compagni e compagne buon centenario dell’Ottobre!

Tra il 6 ed il 7 novembre del 1917 i bolscevichi, insorsero contro il governo Karenski e formarono un governo rivoluzionario presieduto da Lenin che diede origine all’esperienza più importante della storia del comunismo, quella dell’Unione Sovietica. Per tutti noi quindi, e per ogni comunista del pianeta la data di oggi è fondamentale, ci ricorda chi siamo, da dove veniamo, quale percorso e quali giganti della storia abbiamo alle spalle

Sono passati 100 anni, anni di vittorie ma anche di grandi sconfitte che ci hanno portati oggi, ed in particolare nel nostro paese, in una condizione di grande debolezza.

Paradossalmente, in una fase storica in cui è evidente l’attualità del pensiero di Marx e Lenin e sono evidenti tutti i limiti e la disumanità del sistema capitalista, i comunisti e particolarmente quelli del nostro paese non riescono ad indirizzare la sofferenza delle classi popolari nella necessaria direzione, verso una presa di coscienza collettiva sulle cause della propria condizione, verso l’unica alternativa possibile alla dittatura del capitale… il socialismo!

Abbiamo fatto tanti errori, anche nel recente passato e sarebbe ridicolo non prenderne atto. Le stagioni del centrosinistra, vissute dalla nostra classe di riferimento come veri e propri tradimenti, la crescita di un pensiero debole, che ha portato spesso molti di noi a percorrere strade senza uscita… la parcellizzazione dei comunisti in tante piccole organizzazioni, sempre più deboli e poco incisive, l’incapacità di trovare la quadra, di fare sintesi avanzate, di costruire percorsi comuni se non una comune visione della storia.

Non è oggi il momento per poter fare riflessioni approfondite su questo, e mi rendo conto che rischio di creare forse malcontento… ma anche il modo di affrontare la pesante lacerazione ideologica creatasi in URSS tra maggioranza e minoranza del PCUS più di 80 anni fa ha dimostrato limiti che sarebbe stato importante superare con le armi della scienza e della dialettica, rifuggendo dai dogmatismi, contestualizzando i fatti storici ed utilizzando fonti certe piuttosto che quelle distorte della borghesia, e ricercando, realmente, la ricomposizione.

Penso davvero che di fronte alla nostra debolezza attuale ognuno di noi abbia il dovere di lavorare con intelligenza, determinazione e pragmatismo per l’unità tra i comunisti.

In una fase in cui, a 100 anni dall’Ottobre, il capitalismo in crisi, cerca di far pagare i danni prodotti dal sistema alla classe dei lavoratori e dei proletari, attraverso forme di sfruttamento sempre più pesanti, cancellazione della democrazia, guerre ed aggressioni imperialiste, chi opera per l’opposizione di classe e l’alternativa di sistema ha il dovere storico di ragionare sull’insufficienza della nostra azione, con un riferimento particolare all’assenza dei necessari strumenti di lotta della classe lavoratrice: il sindacato, il partito, il fronte popolare.

In merito al sindacato è necessario ragionare collettivamente sulla progressiva perdita di controllo dei comunisti sul sindacato di massa, sulle strategie da adottare in presenza di una grande e problematica parcellizzazione sindacale e sulla necessità di costruire consigli trasversali di lavoratori in lotta per bypassare burocrazie sindacali che troppo spesso non operano nell’interesse dei lavoratori ma delle proprie strutture di riferimento.

Ma soprattutto il ragionamento va fatto sul partito, inteso come strumento di formazione ed organizzazione delle masse: tutti noi conosciamo i limiti della nostra condizione attuale. Operiamo tutti con generosità, ma il numero modesto di iscritti e militanti, la difficoltà di operare in condizione di accerchiamento, senza media di riferimento, senza presenze nelle istituzioni e, soprattutto, con una connessione sempre più limitata e difficile con le classi popolari ci impone di immaginare nuove modalità di affrontare l’esistente.

Ognuno di noi sa che le divisioni del presente sono frutto di errori del passato, di cedimenti opportunistici, di accordi che non dovevano essere fatti, di decisioni che andavano prese in modo diverso… ma il lavoratore, il militante medio, chi guarda a noi con simpatia e speranza pur non conoscendoci da vicino, trova assurdo che le organizzazioni marxiste in molte occasioni operino una contro l’altra invece di cercare ogni forma possibile di coordinamento e collaborazione. Trovano assurda la nostra stessa parcellizzazione! Chi ancora, a 100 anni dall’ottobre vede la falce e martello come simboli di speranza vorrebbe farsi sostenere e sostenere un solo partito comunista, all’altezza dei tempi e delle aspettative Un partito in stretta connessione con la classe lavoratrice, con i precari, con i disoccupati, capace di incidere sullo stato delle cose, con coerenza, per l’interesse dei proletari.

Io credo che questo orizzonte debba essere presente in ognuno di noi.

Esistono differenze, lacerazioni, dovute a fatti certamente importanti ma che oggi, guardandosi negli occhi tra compagni, possono essere superati. Non si tratta di nascondere la polvere sotto il tappeto, per costruire percorsi solo apparentemente unitari, come è stato erroneamente fatto in passato… non si tratta di costruire contenitori o organizzazioni fittizie, nate da fusioni a freddo o da semplici accordi tra segreterie di partito…

Si tratta invece di avviare un reale confronto tra i compagni di ogni organizzazione comunista, di costruire ambiti in cui è possibile confrontarsi ed organizzare insieme i necessari percorsi di lotta.

Tempo fa il dirigente di una delle organizzazioni marxiste del nostro paese aveva ipotizzato la costruzione di un “parlamento dei comunisti”, potrebbe questo essere un interessante strumento da adottare… o ancor meglio sarebbe avviare la costruzione di una sorta di organo consiliare, uno spazio di discussione e confronto permanente tra i comunisti ovunque collocati utile per lavorare alla costruzione di un fronte unico di lotta, ma anche quando necessario a coalizioni elettorali alternative e contrapposte al centrosinistra.

Soprattutto uno spazio permanente del genere sarebbe fondamentale per fare passi avanti in merito a ragionamenti comuni su una possibile unità dei comunisti.

Ringraziamo le organizzazioni ed i compagni presenti oggi e quelli che in questi mesi si sono spesi sulla questione dell’unità dei comunisti, attraverso appelli e ragionamenti ai quali sarà fondamentale rispondere al più presto. A tal proposito, la redazione del giornale la città futura, oggi presente all’iniziativa, si mette a disposizione come spazio virtuale per far vivere tale confronto.

Crediamo e speriamo che a 100 anni dalla grande rivoluzione di Lenin e dei bolscevichi in noi ci sia la forza e la volontà di fare passi avanti nell’unica direzione possibile, quella della ricostruzione di un partito comunista in cui si possa riconoscere ognuno di noi.

La ricostruzione di un partito in grado di operare in autonomia ma in collegamento con il fronte più ampio dei lavoratori e di chi si oppone alle politiche neo-liberiste dell’UE, per favorire realmente il superamento dello stato di cose presenti.

W LENIN, W LA RIVOLUZIONE DI OTTOBRE, BUON CENTENARIO A TUTTI E TUTTE!!

04/11/2017 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Redazione

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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