Mercoledì 15 settembre dalle ore 18 (puntuali) avrà luogo la terza lezione del corso di filosofia, tenuto dal professor Renato Caputo, intitolato “Controstoria della filosofia da un punto di vista marxista”, secondo ciclo: “Dal comunismo utopistico di Platone al realismo immanente di Aristotele”.
L’encomio a Eros
Nel Simposio di Platone sono presenti figure importanti della cultura e della politica ateniese. I convitati decidono di pronunciare a turno un encomio a Eros (in particolare all’amore omosessuale). Aristofane si affida a un racconto mitologico sulla natura degli uomini: gli uomini in origine erano rotondi e c’erano tre sessi: maschio, femmina e androgino. Zeus li divise a metà per dimezzare la loro forza, condannando ogni metà alla ricerca dell’altra perduta. L’eros è quindi la percezione di una mancanza, il bisogno dell’intero, di recuperare l’unità perduta.
Il discorso di Socrate
Eros non è l’amato ma è l’amante. L’amore è desiderio e si desidera ciò di cui si è privi. Quindi Eros non è bello, ma aspira al bello, non è sapiente, ma mira alla sapienza. È figlio di Povertà (Penia) e di Espediente (Poros), è quindi mancanza, ma ha gli strumenti per procurarsi ciò cui aspira.
La natura erotica della filosofia
Eros è filosofo in quanto aspira a una scienza che non possiede, è caratterizzato dalla ricerca e la filosofia ha una natura erotica in quanto è amore, desiderio di sapere. La filosofia ha quindi questo aspetto tensionale capace di operare mediazioni. Verso l’alto attraverso la conoscenza dei corpi belli si raggiunge il bello ideale, è un processo educativo che conduce dal sensibile all’intelligibile, non solo con l’intelletto, ma anche con la volontà. Verso il basso, in quanto la conoscenza delle idee induce il filosofo ad applicare nel mondo le norme ideali, mirando a realizzare una società perfetta.
Il cammino in comune
Il percorso erotico e filosofico riguarda tutti gli aspetti della vita dell’uomo e per raggiungere la sapienza è necessario uno scambio reciproco tra amanti. Socrate era interessato a un cammino comune, dal corpo all’anima, un rapporto paritetico e una ricerca in comune.
La Repubblica
Lo spazio della filosofia viene a collocarsi fra la reminescenza e l’eros – la tensione verso una bellezza incorporea che sta dopo la morte. In tal modo, però, la filosofia rischia di eludere i compiti della riforma etica e politica. Sorge allora con La Repubblica un altro percorso per l’anima, che ha come sfondo la polis.
Il parallelismo tra polis e anima
La psiche ha tre centri motivazionali: la ragione o anima razionale che ha sede nel cervello, l’emozione o anima impulsiva, irascibile, che ha sede nel cuore, e il desiderio che ha sede nel ventre. La vita dell’uomo dipende dal prevalere di un livello della psiche. Se a prevalere è la ragione, abbiamo uomini saggi, se prevale il cuore abbiamo uomini coraggiosi, se prevale il desiderio abbiamo schiavi del corpo, che devono sviluppare la virtù della temperanza quale capacità di controllare i desideri.
Lo Stato giusto organizzato in tre ceti sociali
C’è corrispondenza tra natura psichica e l’attività si è chiamati a svolgere nella comunità. Su questa base antropologica si suddividono razionalmente gli uomini in ceti sociali. Ai ceti non si appartiene per nascita, ma per le attitudini che si dimostrano. Ai filosofi, in cui domina la ragione, è affidato il compito di governare; ove prevale l’impeto abbiamo i guardiani, il cui compito è proteggere la polis, la maggioranza, in cui domina il desiderio, sarà affidato il lavoro produttivo, necessario a fornire i beni necessari alla riproduzione dell’intera società.
Platone istituisce un parallelismo tra psiche e polis dotate di una struttura tripartita. Su questa base antropologica è possibile una suddivisione razionale degli uomini in ceti sociali. Ai ceti non si appartiene per nascita, ma per le attitudini che si dimostrano.
Analogia tra microcosmo (psiche) e macrocosmo (polis).
All’anima razionale corrisponde la sapienza: la conoscenza dei valori assoluti cui ispirare la pratica politica. L’anima impetuosa ha il coraggio: la capacità di sacrificarsi nell’interesse di tutti. L’anima concupiscibile ha la temperanza: la capacità di tenere a freno gli istinti e accettare la funzione dirigente degli altri gruppi sociali.
L’essenza della giustizia
consiste nel rapporto gerarchico e armonico tra le parti in cui ognuna svolge il compito per il quale è portata. Come giusta è la psiche in cui è egemone la parte razionale con il consenso di quella emotiva-impulsiva, alle quali sarà spontaneamente subalterna la componente concupiscibile, così una società sarà giusta se a governarla saranno i filosofi sulla base dell’interesse generali, se i guerrieri seguiranno le loro indicazioni tenendo a freno le passioni della maggioranza concupiscente, se i produttori lavoreranno tenendo a freno il desiderio.
Non è più, dunque, necessario immaginare la liberazione dell’anima dal corpo, in quanto una vita felice è possibile in questo mondo, più ci si avvicinerà alla realizzazione di una società giusta.
Il mito del demiurgo nel Timeo
Infine il mito, nel Timeo, offre a Platone la scorciatoia per chiarire il rapporto fra idee e cose, ossia fra il mondo puro del pensiero e quello della natura. Due sono i princìpi del mondo: le idee, modello perfetto della realtà, e la materia amorfa. In mezzo vi è il demiurgo che opera la mediazione, ossia un divino artigiano che plasma la materia ispirandosi ai modelli delle idee. Il demiurgo non crea né le idee né la materia, ma organizza la seconda sulla base delle prime. La formazione della natura è così concepita come un processo artificiale, per cui il demiurgo dota il mondo naturale di un’anima: l’anima del mondo.
La dialettica e il bene: l’unificazione etico-politica della teoria
Platone deve, ora, chiarire la relazione fra le idee e le scienze che vertono su di esse e il rapporto di questa struttura ideale-scientifica con i valori etico-politici.
Il vero sapere scientifico: la matematica
Il vero sapere scientifico, la matematica, ha una struttura ordinata che va dalla minore alla maggiore complessità. Dall’aritmetica come teoria del numero e dell’unità inestesa, con l’estensione si hanno le superfici che sono oggetto della geometria. Con la terza dimensione si ha la geometria dei solidi. I solidi in movimento sono gli astri oggetto d’indagine dell’astronomia che spiega i movimenti nei cieli mediante modelli matematici. Il movimento regolato con certi accordi numerici produce le armonie.
Le altre scienze sempre più legate all’esperienza
Le altre forme di sapere non sono che tecniche legate all’opinione e vanno dall’architettura, che impiega in misura maggiore i metodi matematici, alla retorica e la medicina in cui non si mettono in opera modelli matematici, per la varietà del campo dell’esperienza su cui indagano.
I limiti della matematica e la necessità della filosofia dialettica e della politica
Tuttavia, per quanto le scienze matematiche sembrano le migliori – in quanto più distanti dall’empirico – esse muovono sempre da ipotesi o postulati, come quelli di Euclide, non dimostrabili, sebbene da essi si possano dedurre i teoremi. Manca un principio non ipotetico che garantisca la validità della matematica. Per arrivare al principio assoluto c’è bisogno della filosofia dialettica. Inoltre le matematiche costituiscono un corpo di sapere “neutrale” rispetto alla polis e allo scontro che vi si svolge, rispetto all’anima e alle scelte che deve compiere. Così le matematiche rinunciano al compito più importante di ogni sapere, il compito di orientare il destino dell’anima e della polis.
L’idea del bene
Il principio assoluto, da cui le matematiche dipendono mediante il sapere dialettico, è l’idea suprema del bene, da cui dipendono tutte le altre per quanto riguarda la conoscibilità e il valore. Ciò significa che le idee dipendono dal bene per la loro esistenza. Non che il bene le crea, visto che sono eterne. Il bene è piuttosto la ragione, il significato dell’esistenza della realtà ideale per gli uomini. Il bene, perciò, è posto al di là della sfera dell’essere in cui sono poste le idee.
La dialettica come scienza del bene al governo delle matematiche
La psiche, nel suo rapporto dialettico con il bene, è il luogo di concezione della verità e di traduzione di essa in impulso all’azione etico-politica. La dialettica è, invece, la scienza del bene e ha il compito di governare le scienze matematiche. Platone intende dedurre dal bene, mediante la dialettica, le ipotesi e i postulati delle scienze.
Dall’idea del bene a La Repubblica
D’altra parte, non essendo il bene una vera e propria idea, ma un valore, non può esser racchiuso in una formula. Del bene più che definizioni si danno metafore, ma così diviene difficile dedurre da esso i fondamenti delle scienze. Perciò, al posto del bene ci sarà il progetto di una società e di un’etica che realizza, per quanto possibile, il bene nella polis. Perciò la funzione delle scienze sarà la formazione dei filosofi destinati ad assumere e gestire il potere e a educare il resto della società.
La Repubblica è la massima opera di Platone, dedicata al tema della giustizia e alla delineazione di una comunità perfetta. L’opera si rivolge contro i sofisti che considerano la giustizia in termini utilitaristici. Trasimaco afferma che la giustizia è l’utile del più forte, cioè di chi detiene il potere. Democratici o oligarchi legifereranno secondo i loro interessi. Gli altri si adeguano alle leggi. Tesi ancora attuale: chi governa lo fa per perpetuare il proprio dominio e non per il bene comune.
Nel II libro vi sono le tesi dei fratelli di Platone: le leggi sono il risultato di un patto al quale gli uomini pervengono al fine di evitare la situazione di guerra permanente nella quale si trovano per natura. Infatti, ogni individuo è naturalmente portato a conseguire il massimo benessere per se stesso a discapito degli altri. L’attacco alla giustizia è formidabile e a Platone va riconosciuto il merito di aver esposto con obiettività e rigore le ragioni dei suoi avversari.
La prima mossa di Platone è quella di rispondere alla tesi su:
L’origine dello Stato
Gli uomini si riuniscono in società non per paura, ma per bisogno. Gli individui diventano consapevoli di non essere autosufficienti rispetto ai bisogni elementari, quindi si rendono conto che è più economico se ciascuno svolge il suo mestiere e poi scambia l’eccedenza del suo lavoro con gli altri. Una società nasce quando gli individui cominciano a dividersi i compiti fondamentali, quindi alla base c’è una natura collaborativa e non conflittuale che è la prima traccia di giustizia, ognuno svolge l’attività per la quale è portato, le capacità del singolo sono finalizzate al bene comune. Con lo svilupparsi della società, sorgono nuove figure sociali.
La degenerazione della repubblica
Alla società frugale, in cui sono soddisfatti i bisogni primari, se ne sostituisce una che tende a soddisfare i bisogni superflui. Sorgono nuove figure professionali al servizio del lusso. Platone allude alla sua Atene in declino. Nuovi bisogni creano la necessità di ampliare il territorio, nasce così una nuova figura sociale: il militare.
La terapia: la paidèia
Proprio dai militari può iniziare il processo che conduce alla società perfetta. Se mediante l’educazione i guardiani rafforzano le doti fisiche, morali e intellettuali possono rappresentare il punto di svolta nella direzione dello Stato giusto.
Il fondamento dell’educazione dei custodi è costituito da ginnastica e musica – la lirica è parte delle musica, mentre epica e drammaturgica sono irrazionali, passionali e danneggiano l’anima. Sono da bandire in quanto sono imitazioni di imitazioni. Platone si vuole sbarazzare della visione mitologico-religiosa del mondo. I miti debbono essere assoggettati alla concezione scientifico-filosofica e favorire la formazione. Il secondo livello dell’educazione è costituito dalla matematica e, infine, dalla filosofia. Emerge così fra i guardiani un gruppo di individui più dotati che saranno:
I filosofi-re
Il motivo per il quale dirigono la comunità è perché solo loro sono in possesso della sapienza, conoscono i modelli perfetti dei valori: le idee. Solo se si conosce esattamente che cos’è la giustizia si è in grado di applicarla nella concreta attività politica e di stabilire in che misura un comportamento è giusto. I più sapienti, ovvero i filosofi hanno il compito di dirigere a turno la polis, in quanto per loro è un sacrificio rispetto all’amore per il sapere. Dunque, sostiene Platone, o i re diventano filosofi o i filosofi diventano re, o consiglieri dei sovrani. Una volta giunti al potere i sapienti devono cancellare il sistema esistente, per disporre di un terreno vergine, più adatto alla ricostruzione razionale.