Sono giorni pieni di tensioni ad Atene: la macelleria sociale imposta da Bruxelles va avanti, il governo ormai eletto per essere il curatore fallimentare di un’economia alla deriva arranca e le proteste si fanno sempre più forti e pressanti.
di Davide Costa
La nuova riforma delle pensioni, che tanto simile sembra a quella italiana (le direttive europee in fondo son le stesse) si delinea nei seguenti punti:
- Soppresso l’EKAS ( Pensione sociale aggiuntiva) concessa solo a 370.000 a basso reddito
- Abbassamento della pensione minima da 486 euro mensili a 345 con 15 anni di contributi e 384 con 20 anni di contributi
- Riduzione della pensione nazionale a portatori di handicap inferiori all’80%
- Riduzione della pensione primaria del 20-30% per chi va in pensione dopo l’entrata in vigore della legge ( di fatto quindi un altro attacco al lavoro giovanile già fortemente in crisi)
- Riduzione delle attuali pensioni primarie su base dei parametri decisi dal Consiglio d’Europa bypassando il regime di incostituzionalità che aveva cancellato tutte le riduzioni a partire dal 1/08/2012
- Gran parte delle pensioni primarie subirà un riduzione già da adesso per chi supera i 2000 euro lordi (1820 di pensione netta)
- Riduzione delle pensioni provvisorie dall’80% al 50%
- Riduzione del 15-20%ad eventuali supplementi pensionistici secondo il criterio della sostenibilità (non è lo stesso che seguono i governi Renzi-Alfano in Italia o il Governo Valls in Francia?)
- Riduzione del 40% sulle pensioni complementari per coloro che hanno una pensione dai 1300 euro lordi in su
- Rimozione della pensione di vedovanza per chi ha un’età inferiore a 55 anni
- Meccanismo di ulteriori riduzioni alle pensioni principali, alle suppletive attuali e nuove e benefici singoli dal 1/1/2017 dopo la redazione ogni tre anni di un bilancio secondo i parametri del memorandum che mirano a contenere aumenti della spesa pubblica entro il 2,5% rispetto al 2009 fino al 2060 anche se per allora si prevede un aumento del 70% dei pensionati.
- Aumento dei contributi da versare per le pensioni complementari che per i lavoratori vuol dire riduzione dei salari
- Fissazione degli aumenti dei contributi assicurativi al 20% del reddito per liberi professionisti, scienziati autonomi, lavoratori specializzati e agricoltori che con l’avanzare della crisi porterà all’abbandono di certe professioni e alla disoccupazione. Continua la proletarizzazione della classe media.
- Compressione di tutti i fondi pensionistici in un unico fondo (EFKA) con un livellamento verso il basso che porterà ad un caos organizzativo e tecnico e al licenziamento di molti funzionari
- Riduzione del finanziamento pubblico alla previdenza sociale dato che adesso lo Stato finanzierà solo una parte della pensione sociale.
Queste misure, che fanno invidia alla legge Fornero tanto contestata dall “sinistra italiana”, si inseriscono in un pacchetto di misure restrittive che avevano già portato nelle piazze migliaia di lavoratori del settori pubblico e privato e recentemente anche molti contadini.
Su questa questione vorrei fare un piccolo appunto.
Molti a sinistra hanno stigmatizzato la rivolta dei contadini come “fascista” e “reazionaria” in quanto molti contadini sfruttano i migranti come braccianti e sono “proprietari”.
Alba Dorata è vero, è radicata nelle aree rurali come lo è anche però il Partito Comunista che di certo non può essere stigmatizzato come “fascista”.
Il fatto che la classe contadina sia in parte sfruttatrice non rende le misure del governo greco meno pesanti per il settore primario e aumentare la pressione fiscale su questa classe sociale sappiamo porta alla svendita delle terre in favore delle multinazionali alimentari.
Lenin ha ancora tanto da insegnarci anche sulla questione contadina.
Infine il 18 maggio si sono svolte negli atenei ellenici le elezioni universitarie che hanno visto un crollo delle liste connesse a SYRIZA sia nell’AEI (atenei di alta formazione), sia nel TEI (atenei tecnici, dove sono presenti per lo più le classi popolari ) con una percentuale che dal 7-8% crolla allo 0,5 nell’AEI e 1% nel TEI.
Questo risultato si può in parte spiegare con la fuoriuscita di gran parte della giovanile di SYRIZA che in queste elezioni si è presentata alleata con la giovanile studentesca di ANTARSYA (EAAK) con percentuali che si attestano intorno al 8,5% per le liste unitarie, 7% per le liste del’EAAK dove si è presentata da sola e 0,55% per le liste singole di LAE nell’AEI e con un 2% nel TEI roccaforte della KNE (giovanile del KKE). Un capitale politico del 15% a dimostrazione del fatto che la gioventù universitaria, che tanto era stata fondamentale per il successo di SYRIZA, ora si pone in opposizione delle politiche di governo anche a livello elettorale.
Importante il risultato dei comunisti greci che ottengono il 20% all’AEI e il 23% al TEI stabilizzandosi come seconda forza universitaria dopo i democristiani del DAP (espressione universitaria di ND, 39,5% all’AEI e 45% al TEI) mentre stabile rimane il centro-sinistra del PASOK (10% all’AEI, 20% al TEI).
Questo quadro abbastanza frammentato delinea un quadro nazionale più drammatico: continua la guerra fratricida nella sinistra di classe greca fra continui articoli di fuoco e recriminazioni varie e totale mancanza di unità nella lotta alle politiche di governo per una prospettiva socialista.
Fino a quando KKE, LAE e ANTARSYA continueranno a farsi la guerra nelle strade, sui giornali e nelle università non si riuscirà a costruire un polo anticapitalista, antieuropeista e comunista che riesca a guidare l’avanzata degli sfruttati.
Nel frattempo cambia la Grecia, cambia l’Europa; sì ma in peggio come tutta la fallimentare esperienza della “Sinistra Radicale”.