Come probabilmente già saprete da reti sociali e (pochissimo) dalle TV, da più di un mese il Cile è in rivolta. Si tratta della protesta di un popolo che, con trent’anni di ritardo, sta provando a fare i conti con il suo passato, i diciassette anni di dittatura di Pinochet. Durante quel periodo, oltre alle numerose ed atroci violazioni di diritti umani, agli esili, ai morti ed alle torture vengono implementati in Cile anche un modello socioeconomico ed una costituzione “catenaccio” elaborata con il preciso scopo di consolidarlo. Rendendo difficili, se non impossibili, futuri cambi sostanziali. Infatti, il quorum richiesto per eventuali modifiche alle parti più importanti della carta è del 66%, ed i pilastri del modello sono abilmente diffusi in numerose parti del testo.
Come abbiamo visto nel mio precedente articolo, in tutto il Cile – soprattutto durante i fine settimana – si organizzano assemblee dette Cabildos, in cui si discutono le principali rivendicazioni della protesta o i punti fondamentali a plasmare in una nuova Carta Fondamentale. Ma non solo. Ci sono anche conferenze di costituzionalisti e di storici, gruppi di studio, dibattiti, i quali rappresentano delle opportunità di autoformazione popolare e di presa di coscienza.
La Unidad Social, che raggruppa più di 200 movimenti ed organizzazioni sociali (la lista non è aggiornata) organizza molti di questi eventi. Ma anche studenti universitari, Juntas de Vecinos (gruppi di quartiere) e perfino squadre di calcio fanno la loro parte e si riuniscono allo stesso scopo.
Venerdì 15 di novembre, il governo è arrivato ad un accordo con “quasi” tutte le forze di opposizione per la formazione di una “Convenzione Costituente”. Dentro questo “quasi” ovviamente ci siamo noi del Partito Comunista, insieme ai nostri alleati. Ma soprattutto manca la rappresentanza del movimento, neanche la Unidad Social è stata invitata. In un altro articolo di questo giornale spiego la truffa.
Come funzionano i Cabildos?
In genere, l’assistenza varia tra i cento ed i mille partecipanti, per cui ci si divide in piccoli gruppi di lavoro di 10-15 persone. Ognuno prende la parola ed espone le priorità della nuova Costituzione o del movimento popolare in genere (dipendendo dal tipo di Cabildo), e ne esce una sintesi. Successivamente, rappresentanti scelti di ogni gruppo la espongono a tutti gli astanti per poi riassumere in un documento le istanze e le richieste più presenti.
Le metodologie usate nel processo, pur simili variano caso per caso. C’è da premettere che, in questa fase, tutte queste iniziative sono ovviamente non vincolanti dato che non esistono accordi né dialogo con il governo al rispetto. Il loro scopo quindi, per il momento, è essenzialmente quello di fomentare la partecipazione cittadina e discutere delle basi del Cile del futuro. Ma anche mostrare al potere che si fa sul serio.
È sufficiente farsi un giro per una qualsiasi manifestazione, riunione o evento per rendersi conto che il popolo cileno chiede a gran voce un’Assemblea Costituente. Il governo tentenna, prova ad incanalare la protesta verso soluzioni più innocue al sistema. Si è passato, nel giro di una settimana, da una posizione di chiusura totale del governo, alle aperture di Piñera a “cambi” all’attuale carta fino alle dichiarazioni del ministro dell’interno Blumel, il quale domenica 10 di Novembre in tarda serata ha dichiarato la disponibilità ad aprire un “Congresso Costituente”, cioè alla scrittura di una nuova Costituzione da parte di camera e senato – raccogliendo eventualmente ed in modo non vincolante le indicazioni dei Cabildos cittadini – che dovrebbe poi essere ratificata por referendum. Per poi giungere all’accordo truffa di giovedì 14.
Ma il popolo cileno, in lotta da quasi un mese, non è disposto a delegare la scrittura della nuova carta fondamentale a dei rappresentanti ampiamente delegittimati - Piñera è precipitato al 9,1% di approvazione - ed a limitare il suo potere ad una ratifica con un sì o un no.
Quali sono le rivendicazioni più ricorrenti?
In Cile, l’assenza di qualsiasi parvenza di stato sociale ha colpito duro, soprattutto gli strati più disagiati della popolazione ma anche la grande maggioranza del resto. Per cui il diritto alla salute per tutti, scuole ed università gratuite e di qualità, un sistema pensionistico a ripartizione (cioè come il nostro, perché attualmente il cileno è a capitalizzazione con fondi privati denominati AFP), sono tra le richieste più citate. Senza dimenticare la questione salariale, la necessità di contare con un sistema di trasporto pubblico economicamente accessibile e che non tratti i passeggeri come bestie; si esige inoltre la fine dello stato sussidiario (il cui ruolo cioè è limitato alla programmazione ed al coordinamento), l’accesso garantito alle risorse idriche e naturali (il Cile è l’unico paese al mondo in cui il 100% dell’acqua si trova in mano ai privati), fino ad arrivare alla democratizzazione di esercito e carabinieri.
Ma perché è così importante per il Cile scrivere una nuova Costituzione per poter ottenere tutte queste cose?
C’è da premettere che essa è viziata da un evidente difetto formale: fu scritta, tra quattro pareti, dalla commissione Ortuzar nominata dal governo militare; in particolare uno dei suoi membri, Jaime Guzmán - ucciso nel 1991 dal Frente Patriótico Manuel Rodriguez - è riconosciuto come il suo principale artefice intellettuale. Alla discutibile genesi, si aggiunge la vergogna di un processo di ratifica attraverso un referendum viziato da brogli, per esempio, con votazioni multiple - basti pensare che era possibile votare anche con una carta d’identità scaduta - ed una evidente sproporzione tra la propaganda del SI (cartelli, manifesti, spots televisivi) e quella del NO (a cui venivano consentite poche manifestazioni ed accesso limitato alla radio). Senza dimenticare, ovviamente, il contesto generale di pressione e minacce neanche tanto velate. Il SI alla fine vinse con il 67%, contro un misero 33% di NO. Con tali premesse, del resto, c’era da aspettarselo.
Qualsiasi cambio di fondo al modello socioeconomico è precluso da articoli che possono essere modificati solo da un quorum qualificato dei due terzi del parlamento – cioè richiede in pratica, qualunque sia il governo, l’appoggio di una destra il cui interesse è ovviamente la conservazione dello status quo.
Esploriamo ora gli articoli principali del testo. Nell’articolo 19 (quorum dei due terzi), “La Costituzione assicura a tutte le persone”:
- “Il diritto alla vita” e “protegge la vita di chi sta per nascere” – si impedisce di fatto una legge per l’aborto, ancora proibito in Cile eccetto che (ma solo dal 2017) nei tre casi di rischio di vita della madre, di incompatibilità del feto con la vita, e di stupro.
- Che “Ogni persona avrà il diritto a scegliere il sistema sanitario al quale desideri affiliarsi, sia esso pubblico o privato” – si gettano le basi giuridiche per il sistema privatistico di ISAPRES (assicurazioni private) che preclude il diritto generalizzato alle cure sanitarie.
- “Il diritto a sviluppare qualsiasi attività economica” specificando invece che “lo Stato ed i suoi organismi potranno sviluppare attività imprenditoriali o parteciparvi solo se una legge di quorum qualificato li autorizza” – si preclude allo Stato di fare impresa, riducendolo ad un mero arbitro o finanziatore di privati. Questo modello influisce per esempio nell’assenza di uno stato sociale degno di questo nome, o – in un paese ricco di risorse naturali - nell’impossibilità di poter investire in una materia prima molto strategica di cui il Cile possiede quasi il 30% delle riserve mondiali, il litio. Per non parlare della ricerca scientifica, o di piani di ampio respiro per rimediare alla eccessiva centralizzazione (un terzo degli abitanti del territorio nazionale vive a Santiago), tutte cose non redditizie per le imprese private le quali hanno, giocoforza, uno sguardo di breve periodo ed orientato al profitto più che all’interesse generale.
- “Il diritto di proprietà nelle sue diverse specie su ogni tipo di bene materiale od immateriale. […] I diritti dei privati sulle acque, riconosciuti o costituiti conforme alla legge, daranno ai titolari proprietà su di esse” – si riconosce l’acqua come un bene privato, acquistabile indipendentemente dal terreno in cui si trova. Ciò causa molte situazioni di scarsezza idrica a beneficio delle grandi esportazioni di frutta o delle multinazionali delle idroelettriche. Il bene più essenziale alla vita ed alle piccole coltivazioni è di tipo patrimoniale invece che extrapatrimoniale come in altri paesi - eccetto che per casi di sicurezza nazionale. Ovviamente questo discorso può essere anche esteso alle materie prime di cui sopra.
L’articolo 102 (quorum dei due terzi) trasforma esercito e carabinieri in vere e proprie “caste”, stabilendo che “L’incorporazione a […] esercito e carabinieri solo potrà essere attraverso le scuole di loro proprietà". L’articolo 108 (quorum dei tre quinti) assicura l’indipendenza della Banca Centrale (ne dubitavate?) definendolo come “organismo autonomo” e nel successivo si stabilisce inoltre che esso può solamente “operare con istituti finanziari, siano essi pubblici o privati” e che “nessuna spesa pubblica o prestito potrà finanziarsi con crediti diretti od indiretti della Banca Centrale”.
Quanto alla convocazione di un referendum, essa è prerogativa del Presidente della Repubblica e prevista solo nel caso, molto improbabile, in cui camera e senato promulghino una riforma costituzionale, il presidente la rifiuti e passi nuovamente entrambe le camere con un quorum dei due terzi (articolo 128). In nessun caso la cittadinanza può promuovere un referendum, e men che meno leggi di iniziativa popolare.
In realtà, leggendo la Costituzione cilena si intravede un po’ dappertutto il modello attualmente egemonico nel paese: la libertà di scelta prevale sui diritti fondamentali, lo Stato delega le proprie responsabilità alle imprese ed in generale il privato, l’individuo ed i loro diritti vengono prima dell’interesse pubblico – fatto salvo casi di sicurezza nazionale, o di guerra.
Con una nuova Carta non debelleremo il modello e non potremo ancora cantare vittoria. Noi italiani per esempio sappiamo bene come, con trattati europei ed internazionali, divorzio tra Banca d’Italia e Tesoro deciso a tavolino, improbabili coalizioni di “responsabili”, appelli a “fare presto”, fino ad arrivare ricatti del dio Mercato e della mannaia dello spread, ci si sia fatti fregare nonostante la nostra Costituzione abbia avuto tutt’altra genesi ed impostazione rispetto a quella oggetto di questa analisi. Del resto, il capitalismo non è “aggiustabile” come pur qualcuno sostiene.
È solo un inizio, una condicio sine qua non, un passo in avanti dopo tanto camminare all’indietro. Dopo, non ci resterà altro che continuare a partecipare, ad esercitare pressione sociale, e ad esigere quel cambio di modello che i cileni chiedono a gran voce, verso uno più sostenibile, equo, e che permetta di garantire una vita dignitosa.