Dopo la visita del primo ministro giapponese Yoshihide Suga, il Vietnam ha ricevuto un altro importante esponente della politica internazionale, il segretario di Stato Mike Pompeo. Tra i più stretti collaboratori di Donald Trump, Mike Pompeo si è trattenuto ad Hà Nội il 30 e il 31 ottobre, invitato dal ministro degli esteri vietnamita Phạm Bình Minh per commemorare i venticinque anni delle relazioni diplomatiche bilaterali tra i due paesi, stabilite l'11 luglio del 1995, nel corso della presidenza di Bill Clinton.
Nel corso della sua permanenza, Pompeo ha incontrato lo stesso Minh, che ricopre anche l’incarico di vice primo ministro, il capo del governo Nguyễn Xuân Phúc e il ministro della pubblica sicurezza, il generale Tô Lâm.
Secondo quanto affermato dal Dipartimento di Stato di Washington, lo scopo della visita era quello di “riaffermare la forza del partenariato globale tra Vietnam e Stati Uniti, così come il loro impegno reciproco per una regione pacifica e prospera”, un chiaro riferimento all’interesse comune dei due paesi di limitare la presenza della Cina nelle acque del Mar Cinese Meridionale, in particolare per quanto riguarda la disputa sugli arcipelaghi delle isole Spratly e Paracelso, storico motivo del contendere tra Pechino e Hà Nội. Proprio in quest’ottica vanno lette le parole di Pompeo quando ha affermato che “gli Stati Uniti sostengono un Vietnam forte, prospero e indipendente” e di “apprezzare il continuo rafforzamento ed espansione del partenariato globale dei due paesi sulla base del rispetto reciproco dell’indipendenza, della sovranità, dell’integrità territoriale e delle istituzioni politiche”.
Il ministro degli Esteri Phạm Bình Minh ha successivamente affermato che gli Stati Uniti si sono impegnati a mantenere relazioni stabili e continuare a cooperare con il Vietnam per garantire che le relazioni bilaterali progrediscano in modo sostanziale, affidabile, efficace e sostenibile, fornendo un contributo positivo alla sicurezza, alla pace, alla cooperazione e allo sviluppo nella regione e nel mondo.
L’esponente dell’amministrazione statunitense ha colto l’occasione per complimentarsi con il Vietnam per il ruolo svolto in quanto presidente dell'Asean, l'Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico, che ha permesso al paese di mettere in luce le proprie capacità di coordinamento e cooperazione per organizzare una risposta congiunta alla pandemia da Covid-19 e lo sforzo per la ripresa economica. Gli Stati Uniti si sono impegnati anche a sostenere il Vietnam nell'emergenza causata dai recenti fenomeni climatici estremi che hanno sconvolto le province centrali del paese: l'Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (Usaid) ha infatti donato due miliardi di dollari, che vanno ad aggiungersi alle donazioni provenienti da molti altri paesi.
La visita di Pompeo, tuttavia, non deve essere interpretata come una scelta di campo da parte del Vietnam. Il governo della Repubblica Socialista da tempo pratica una politica su due fronti tra Pechino e Washington, al fine di non cadere nella sfera d’influenza di nessuna delle due principali potenze del XXI secolo. La partnership con gli Usa è strategica soprattutto al fine di affermare la sovranità vietnamita sulle isole del Mar Cinese Meridionale (o Mare Orientale, come lo chiamano i vietnamiti), ma allo stesso tempo la Cina resta un importante punto di riferimento economico, commerciale e ideologico per il governo vietnamita.
Sia la Cina che gli Stati Uniti restano due importanti partner commerciali ed economici per il Vietnam. In particolare, gli scambi tra Vietnam e Usa sono costantemente aumentati dall'apertura delle relazioni diplomatiche tra i due paesi, passando dai 450 milioni di dollari del 1994 ai 77 miliardi di dollari del 2019. Nonostante i forti impatti negativi della pandemia da Covid-19, il valore del commercio bilaterale è aumentato di quasi il 10% nella prima metà di quest'anno. Anche in altri settori, come il turismo e l’istruzione, gli scambi tra i due paesi sono in forte ascesa: dal 2007, il Vietnam ha accolto ogni anno oltre 400.000 visitatori, mentre vi sono più di 30.000 vietnamiti che studiano negli Stati Uniti e più di 1.200 studenti provenienti dal paese nordamericano in Vietnam. “Le nostre interazioni quotidiane sono evidenziate dall’aumento dei legami commerciali e di investimento, dalla cooperazione strategica e dalla collaborazione su questioni umanitarie e legate alla guerra, incluso il solenne dovere di rendere conto dei nostri dispersi in tempo di guerra”, ha detto Pompeo.
Gli Stati Uniti e il Vietnam hanno infatti stretto una collaborazione anche per risolvere alcune questioni rimaste aperte dopo la fine della guerra: i vietnamiti si sono impegnati a fornire tutte le informazioni necessarie per ricostruire la sorte dei dispersi statunitensi, mentre Washington ha finanziato un programma di bonifica degli ordigni inesplosi, che ancora oggi vengono troppo spesso rinvenuti in Vietnam. “In passato, eravamo avversari sul campo di battaglia. Ma oggi, il nostro rapporto di sicurezza è incentrato sulla cooperazione”, ha affermato ancora il segretario di Stato.
Le visite degli esponenti del governo statunitense in Vietnam stanno ormai diventando un’abitudine: sia Barack Obama che Donald Trump si sono recati nel paese asiatico nel corso delle rispettive presidente, mentre per Pompeo si è trattato addirittura della terza visita nel giro di tre anni, dopo quelle del luglio 2018 e del febbraio 2019, in occasione del vertice tra Trump e il leader nordcoreano Kim Jong Un.
Come abbiamo affermato precedentemente, il Vietnam ha in tal modo dimostrato, nel corso di questi venticinque anni, di saper utilizzare scientemente la riapertura delle relazioni con gli Stati Uniti per diminuire la propria dipendenza dalla Cina, e attuare una politica di pesi e contrappesi che permetta al paese di non essere del tutto soggetto a nessuna delle due superpotenze economiche della nostra epoca.
Oltre al Vietnam, Pompeo visitato diversi paesi asiatici, compresi India, Indonesia e Sri Lanka, in questo tour organizzato proprio alla vigilia delle elezioni, a dimostrazione dell'importanza strategica ricoperta da questo continente nel nostro secolo.