Inferno a Colonia. Uomini che odiano le donne e geopolitica

Indagini in atto sui fatti di Capodanno. Si è dimesso il capo della polizia di Colonia.


Inferno a Colonia. Uomini che odiano le donne e geopolitica

Indagini in atto sui fatti di Capodanno. Si è dimesso il capo della polizia di Colonia. Sotto accusa la Merkel per le politiche di accoglienza che hanno visto entrare in Germania un milione di profughi. Movimenti di estrema destra sospettati di istigazione alla xenofobia e di accusare la cultura islamica e nord africana di violenze sulle donne, mentre il machismo europeo è ancora un fenomeno reale e attuale. Le reazioni dalla Germania e in Italia sui fatti della città della Westfalia.

di Alba Vastano

Il tam- tam mediatico è saturo sui fatti di Colonia. News a gogo sul caso che riporta un inferno ancora inspiegabile per la dinamica con cui si è realizzato: traboccano dalla rete e dalla carta stampata, ma poche hanno dopo il punto di domanda una risposta chiarificatrice e super partes. Troppe le risposte assertive, ma pregiudiziali. Troppi a dire la loro e tutti a sfornare capi d’accusa, a volte plausibili, spesso di parte. Personalmente non credo neanche ad una delle montagne d’informazioni che tendono a colpevolizzare gli immigrati islamici e nord africani e a classificarli come bestie che odiano le donne, notizie ridondanti e straripanti di odio che solo una destra xenofoba può partorire. Non credo neppure che una moltitudine di uomini così d’emblée e tutti insieme si siano trasformati in belve che detestano il genere femminile, il corpo delle donne scoperto, di stampo occidentale, che non sono le “loro” donne acquiescenti e sottomesse. E arrivano a violentarle e a compiere femminicidi solo perché sono donne emancipate e libere. Rifiuto che passi l’idea che queste infamie le mettano in atto solo uomini di cultura diversa da quella occidentale. Lo rifiuto come idea, semplicemente perché non è vero.

Sui fatti di capodanno le indagini sono partite, scattati i fermi, dimessi i responsabili, come accade in un paese in cui si rispetta la legge. In atto il processo inquisitorio, quindi. Infine, solo infine e forse, sapremo qual è stata la molla diabolica che ha fatto scattare la violenza di gruppo e la mano di chi ha manovrato, dietro le quinte, quest’inferno. Ora stupore, rabbia xenofoba, perplessità e odio non bastano a capire, a far luce, ma a confondere l’opinione comune sommersa da valanghe di notizie fuorvianti. Opinabile e da condannare è il comportamento e il giudizio di chi si avvale di quanto accaduto per colpire il politico di turno, in tal caso la responsabile “number one”, la cancelliera Merkel che ha “osato” aprire le porte a un enorme flusso migratorio e per colpire la cultura islamica e gli immigrati. Sebbene Frau Angela rappresenti la massima espressione delle politiche neoliberiste e di austerity, a cui l’Italia è prona.

E non basta dar giù, a botte di giudizi derivanti da stereotipi preconcetti e razzisti, su quella massa di uomini che in una notte ha perso la ragione aggredendo, picchiando, palpeggiando e derubando donne che indifese, che succubi, che sottomesse non sono, che “loro” non sono. Dietro, si suppone e si indaga, c’è altro. Anzitutto la violenza in massa sulle donne non è una novità e quanto accaduto non è un fatto singolo e singolare. È accaduto contemporaneamente e sta ancora perpetrandosi in varie località europee. Accade sempre anche in Germania, durante l’Oktoberfest. Soprattutto è un fenomeno storico e planetario. Ovunque le donne vengono ancora stuprate e massacrate. Ovunque ci sia ancora la preistoria della civiltà dovuta a malessere sociale, corruzioni, mafia e dittatura. Tutto ciò non ha ancora e pienamente fatto un salto liberatorio e di emancipazione.

L’atipicità dei fatti di Colonia, se si vuole, è che quanto avvenuto si sia e si stia realizzando nel cuore della civiltà e dell’emancipazione di genere e sia avvenuto nello Stato che maggiormente in Ue si è disposto all’accoglienza massiccia degli immigrati, tentando di mettere in atto politiche d’integrazione e di inclusione. Se si vuole, l’esplosione di massa di violenza sulle donne è più preoccupante e, nella modalità, ancora più imprevedibile di un attacco terroristico, verso il quale c’è un allerta costante. È coraggioso affermarlo, ma si può pensarlo. E ha due aspetti fondamentali, quello antropologico che attiene alla libertà delle donne, come metro di misura della democrazia, e quello geopolitico che si riferisce all’enorme flusso immigratorio e ai conflitti in essere sui territori devastati dalle guerre.

La cronaca del fatto e le manipolazioni dei media

Sullo tsunami delle informazioni la notizia dell’aggressione di Colonia viaggia solo cinque giorni dopo i fatti (strano!). Sembra che il ritardo sia dovuto a resistenze istituzionali contrarie a fornire dettagli sull’accaduto. Quando arriva è sconcertante. È la notizia di uno stupro collettivo a Colonia, che sarebbe avvenuto la notte di Capodanno, durante i festeggiamenti in piazza per il neonato 2016. Koln, per offrire una panoramica sul luogo, è la città più grande della Renania- Westfalia ed è la quarta per il numero degli abitanti nello stato tedesco. Il maestoso e altissimo duomo in stile gotico vede migliaia di turisti transitare e collettività multietniche che da anni ormai trovano nella città una convivenza possibile e pacifica. È anche il luogo ove ogni anno si festeggia un Carnevale, stile Rio de Janeiro, all’insegna dell’assoluta libertà di costumi e di trasgressioni sulle quali anche la sicurezza chiude un occhio.

Vedere uomini e donne di ogni età ed etnia (anche anziani) uscire dai pub, fatti di birra è usuale per la cultura del luogo e soprattutto a Carnevale avviene l’enfasi della sbornia collettiva, specie nel “Rosenmontag”, il lunedì delle rose. È la libertà e l’emancipazione da forme di sessismo e razzismo che consente questo e pur se accadono incidenti, dovuti all’alcool di troppo, non manca, usualmente, il rispetto per la persona e il riconoscimento dei diritti civili e sociali

Sui fatti di Capodanno se n’è detto, scritto e travisato troppo, quindi. Ogni cronista italiano, ogni blogger, considerando la notizia uno scoop, ha voluto scrivere la sua. Notizie falsate e riportate per eco distorta dal passa notizia. Non si hanno notizie di cronisti italiani che hanno vissuto realmente quelle ore di violenza e follia a Colonia. Per questo oltralpe, fra i colleghi tedeschi soprattutto, viaggia l’opinione che una buona parte del giornalismo italiano “è stupido”. La news che ha scosso l’opinione pubblica europea riconduce al fatto che un migliaio di uomini di diverse nazionalità, pregni d’alcool, abbiano compiuto ripetute aggressioni su decine di donne, molestandole con palpeggiamenti e rapinandole. Sembra sia avvenuto uno stupro, uno solo… non decine. Ovviamente il numero non diminuisce la gravità dell’accaduto, ma si è sicuramente esagerato e la notizia è pompata. Le dinamiche devono ancora venire a galla per essere valutate, per puntare il dito accusatorio di chi, avvelenato dall’odio xenofobo confonde e classifica in categorie fatti, persone e soprattutto etnie scomode.

È vero, l’accaduto è grave e hanno fatto bene le decine donne che hanno sporto denuncia per furto e molestie. Che i rei paghino, che chi si è macchiato di quest’infamia, venga condannato. Che lo straniero, profugo, rifugiato o richiedente asilo venga espulso. Benissimo. Ma occorre ridimensionare i numeri e far luce sugli aggressori e su chi, probabilmente, li ha manovrati. Appartengono a bande organizzate? Da dove provengono? Sono davvero coinvolti nella faccenda gli ultimi immigrati a cui sono state aperte le porte della Deutschland?

Dalle indagini a tappeto, sono 31 le persone, fra cui alcune di nazionalità marocchina e algerina, uno statunitense e due tedeschi, sospette di aver architettato e messo in atto le violenze di Capodanno. È il ministro dell’interno della Nord Renania-Westfalia, Ralf Jaeger a dichiararlo. E le altre centinaia di aggressori? Tutti residenti in Germania da diversi anni, fra regolari e clandestini. Questo evidenzia soprattutto il fatto che i media spesso manipolano l’informazione in directory che mirano a istigare l’odio razziale e a colpire, in tal caso la Germania, per aver aperto da alcuni mesi alle politiche di accoglienza.

Altro aspetto della vicenda è la questione della violenza sulle donne, mai tramontata, mai superata e ancora irrisolta. Sono passati due secoli dalla lotta per l’emancipazione femminile e ancora si dibatte sulla proprietà del corpo della donna. Ancora si fa sessismo gratuito. Ancora si tenta violenza su questi corpi che prima di essere femmine, qualcuno dimentica, sono persone e hanno pari diritti e pari dignità dell’uomo che per secoli le ha dominate, soggiogate e represse. E poiché si stenta a riconoscere che la cultura maschilista è ancora profondamente radicata in Europa, si tende a circoscrivere il problema, lanciando ripetuti “j’accuse” verso la cultura medio orientale e nord africana, come se gli stupratori e i violentatori di donne non fossero anche gente di casa nostra.

Dalla Germania, le reazioni alle violenze

È la cancelliera ad affermare che “la piena verità sia messa sul tavolo senza sconti ed edulcorazioni” e aggiunge “bisogna verificare se sui criteri per le espulsioni abbiamo già fatto tutto ciò che è necessario per mandare un segnale chiaro anche a coloro che non intendono rispettare il nostro stato di diritto”.

Su pressione del ministro degli Interni dello stato del Nord Westfalia, si è dimesso Wolfgang Albers, capo della polizia di Colonia. Il primo gennaio aveva consentito la diffusione di una nota in cui dichiarava che gli eventi di Capodanno si erano svolti “in modo pacifico”.

In un’intervista al corriere della sera il sindaco di Colonia, Henriette Reker, che ha subito un’aggressione xenofoba, così precisa: “L’aggressione ha provocato un profondo disorientamento nella società, ma ricordiamo che la nostra città conta un milione di abitanti e ospita in pace 100 mila persone di altra provenienza, in gran parte di religione musulmanaOgni giorno lavoriamo a un buon vivere insieme, concentrandoci su quello che ci unisce e non su ciò che ci divide.”

Le vittime dell’aggressione

Anna (27 anni) testimone dei fatti di Colonia, nei pressi della stazione centrale, così dichiara allo “Spiegel”: “L’intera piazza era gremita di soli uomini. C’erano poche donne isolate, impaurite, che venivano fissate. Non posso descrivere come mi sono sentita a disagio”.

“Gli aggressori si sentivano onnipotenti e pensavano di fare qualsiasi cose alle donne. È stato terribile” afferma una giovane donna alla N-tv.

E ancora la testimonianza di una ragazza: “Ci hanno preso per le braccia cercando di strapparci i vestiti Poi hanno provato a toccarci tra le gambe e in altre parti. Infine ci hanno derubato”. Un’altra giovane “...mi hanno palpeggiata sul fondoschiena e ovunque”

E dalla stampa tedesca arrivano notizie contraddittorie. La testata più famosa “Suddeutsche Zeitung” e anche la rivista “Focus” hanno ampliamente trattato le aggressioni di Capodanno. Molto criticata l’immagine del quotidiano che mostra una donna bianca coperta sull’inguine da una mano nera. Chiara denuncia. Sembra che dalla redazione siano arrivate le scuse ai lettori, ma non ai nord africani, accusati evidentemente di essere i soli responsabili delle violenze sulle donne.

Le reazioni in Italia

Dal Presidente della Camera, Laura Boldrini, arriva uno stridente silenzio. Preferisce tacere, proprio leiche nel discorso di insediamento aveva ricordato il suo impegno contro la violenza sulle donne. Oggi non si espone, non rischia di esprimersi in modo contraddittorio fra accoglienza degli immigrati e difesa delle donne. Eppure non è complesso comprendere che i due temi non sono necessariamente interfacciabili e connessi. Che la violenza spesso è “roba di casa nostra” e si consuma anche fra le mura domestiche, anche nei posti di lavoro, anche per mano del caporalato italiano nelle piantagioni del sud sulle schiave dell’Europa dell’est, violentate a Ragusa nel silenzio dei campi (ndr: è notizia di questi giorni). La violenza sulle donne appartiene anche alla mafia e la Boldrini dovrebbe saperlo e avrebbe dovuto parlare. Tutelando non solo la cultura occidentale, ma anche la cultura islamica e nord africana che, pur con i suoi limiti in quanto ad emancipazione femminile, non può essere imputata anche del machismo europeo. Il peggio arriva da Gasparri (Fi), vicepresidente del Senato che, invece, avrebbe fatto meglio a tacere, visto che le sue politiche non si discostano da quelle della destra europea che favorisce e istiga l’odio razziale: “È la Merkel che ha fatto una politica demagogica che sta mettendo in ginocchio la Germania. È Renzi che trasporta ormai da anni clandestini, abusando delle navi militari. I clandestini portati in Italia poi si spargono in tutta Europa".

Da Eleonora Forenza (Prc), europarlamentare “L’altra Europa con Tsipras”, una dichiarazione oculata su “sinistra unita” “La strumentalizzazione della violenza contro le donne per una campagna xenofoba contro rifugiati e richiedenti asilo drammaticamente non è un episodio. La logica securitaria rischia di diventare il cemento su cui l’Ue costruisce il suo popolo e il suo consenso”.

Verità, difficilmente confutabili, sui fenomeni di machismo e sul razzismo in Europa le svela a “Lettera 43”, l’antropologa Amalia Signorelli : “Sui fatti di Colonia sono molto perplessa. Non ho ancora capito che cosa sia successo veramente. La violenza è da condannare, ma adesso, siccome dobbiamo dire che il mondo islamico fa schifo, e per certi versi è anche vero, per avvalorare questa tesi vengono tirate in ballo le donne. Tutto perché gli uomini occidentali sono convintissimi di due cose. Di averci dato la libertà e la parità, di avercela gentilmente concessa e per questa ragione di essere infinitamente superiori ai loro colleghi musulmani. Due balle colossali”.

Il Capodanno machista di Colonia e le violenze che ne sono conseguite, violenze che avvengono ovunque, infine potrebbero essere ricondotte alla febbre epidemica, xenofoba, razzista e antisemita che sta colpendo l’Europa. Febbre che istiga all’odio razziale, mascherandosi del virus fittizio dei flussi migratori e della spinosa questione, ancora attualissima, dell’emancipazione e della violenza sulle donne. Sebbene gestire un milione di profughi sia un processo complesso e difficile da risolvere in breve. I fatti di Colonia oggi sono solo una goccia in questo mare di problemi aperti.

Note

Il Fatto Quotidiano, 5 gennaio 2016 - Colonia: a Capodanno donne aggredite da mille uomini ubriachi...

Corriere della Sera, 5 gennaio 2016 - Colonia, a Capodanno un migliaio di uomini aggredisce decine di donne

Fanpage, 12 gennaio 2016 - Cos'è successo a Colonia, tra strumentalizzazioni e caccia allo straniero. 

Lettera 43 - Intervista ad Amalia Signorelli

15/01/2016 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Alba Vastano

"La maggior parte dei sudditi crede di essere tale perché il re è il Re. Non si rende conto che in realtà è il re che è il Re, perché essi sono sudditi" (Karl Marx)


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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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