La crisi economica si fa sentire anche dalle parti di Copenaghen, la causa è sempre il liberismo-capitalismo, l’idolo da abbattere. La sua crisi genera il razzismo e il populismo con le sue grottesche battaglie contro gli immigrati come accade per la cosiddetta “frikadellekrigen”, ovvero la guerra delle polpette. In direzione opposta e contraria vanno le proposte emerse dall'ultimo congresso del Partito Comunista degli Operai di Danimarca.
di Guido Capizzi
Copenaghen. Il venerato culto per l’Europa della libertà, dove domina il capitalismo sempre contro la dignità dell’uguaglianza, continua con nuovi adepti, quelli del neo-liberismo e fautori del libero mercato che favorisce le multinazionali.
Il fallimento viene nascosto, grazie ad accordi tra populisti di destra e centristi che a volte prendono decisioni di tragica ridicolaggine. Come qui in Danimarca, dove la città di Randers nello Jutland ha avviato la “frikadellekrigen”, ovvero la guerra delle polpette. Non per tutelare un prodotto tipico locale, ma per limitare l’affluenza e l’influenza dei migranti. Così ogni residente od ospite di Randers è obbligato a mangiare carne di maiale. L’assurda proposta è stata avanzata da Frank Norgard, un consigliere comunale del Df, partito di estrema destra danese, che vuole introdurre l’obbligo di servire carne di maiale nelle scuole e negli asili nido, sottoponendovi anche chi non la può mangiare per motivi religiosi. Nemmeno lepenisti in Francia e leghisti in Italia sono stati così radicali quando hanno discusso la questione dei menù diversificati nelle scuole.
La Danimarca è stato il primo Paese a decidere la chiusura delle frontiere, approvando una legge che consente alla polizia di requisire denaro e oggetti di valore dei rifugiati. La guerra delle polpette, nel consiglio comunale di Randers, è stata vinta dai sostenitori della carne di maiale obbligatoria. Il sindaco è deputato del Partito liberale e conta sull’appoggio del Df, il partito del popolo danese, che è l’ago della bilancia anche a livello nazionale.
Il Partito Comunista degli Operai di Danimarca ha svolto il suo ultimo congresso consapevole che la lotta di classe si intensificherà nei prossimi anni, sul piano interno e a livello internazionale.
“L'offensiva capitalistica senza precedenti, l'incessante bellicismo imperialista e il pericolo di una guerra in Europa, che nasce da certi punti caldi come la lotta in Ucraina, i nascenti Stati di polizia in Europa e la crescita di forze fasciste e naziste: questi e molti altri fattori parlano dell'acutizzazione della lotta di classe”, sostengono alcuni compagni del partito.
Possono scioperi e proteste di natura spiccatamente politica preludere a nuovi scontri e contrapposizioni frontali delle forze sociali?
“La neoliberista Unione Europea è uno strumento nelle mani dei monopoli e dei governanti capitalisti. Essa ha imposto e impone una ulteriore diminuzione dei salari e dei minimi salariali dei lavoratori, tagli decisivi dei bilanci sociali e delle pensioni, dei sussidi di disoccupazione e di altri minimi benefici per una larga percentuale della popolazione che è senza lavoro e non ha futuro. Ovunque crescono continuamente di numero gli strati dei lavoratori in condizioni di povertà, mentre la miseria e la fame battono nuovamente alle porte dei vecchi e dei giovani che sono fuori dal mercato del lavoro”, affermano alcuni operai militanti del Partito Comunista.
Anche in Danimarca i due blocchi politici - l'"alleanza rossa" a guida socialdemocratica e l'”alleanza azzurra” guidata dal partito liberale insieme ai populisti di destra e ad altre forze borghesi – hanno dichiarato che l'economia del Paese è uscita dalla crisi scoppiata nel 2008 che ha distrutto decine di migliaia di posti di lavoro.
“La verità è che i profitti dei capitalisti hanno raggiunto nuove altezze, mentre i lavoratori e il popolo sono stati impoveriti dalle crisi. Il settore pubblico è stato severamente attaccato da una serie di misure di austerità e di tagli in tutti i settori”, dicono ricercatori economici della Sinistra radicale.
La società socialista si evidenzia come l’unica alternativa alla decadenza del liberismo-capitalismo.