Nella nuova puntata dell’Osservatorio sul mondo che cambia, il professor Orazio Di Mauro affronta il quadro geopolitico globale mettendo al centro la guerra in Ucraina e il crescente scontro tra Stati Uniti ed Europa. Secondo l’analisi, l’avanzata russa prosegue lentamente ma senza interruzioni, mentre Washington si prepara ad abbandonare gradualmente il fronte ucraino per concentrare le proprie energie sulla competizione con la Cina. A sostegno di questa lettura, Di Mauro cita un documento strategico americano diffuso da Defense One e corredato da un paragrafo non ufficiale che tratteggia una linea politica chiara: “Make Europe Again”. Una formula che indicherebbe il desiderio degli Stati Uniti di mantenere un’Europa divisa, ridimensionando Francia, Germania e Regno Unito e puntando su paesi come Italia, Austria, Ungheria e Polonia, scelti non solo per ragioni geopolitiche ma anche per motivi culturali e religiosi. La puntata mette infatti in luce il ruolo della religione nella strategia statunitense, con Washington che favorirebbe governi di tradizione cattolica in opposizione alla cultura calvinista europea. Sullo sfondo, un documento americano individua le cinque potenze destinate a dominare il mondo – USA, Cina, Russia, India e Giappone – attribuendo a quest’ultimo un peso strategico crescente nella contesa con Pechino. La NATO viene descritta come una struttura da indebolire, mentre si affaccia l’ipotesi di un nuovo G5 al posto dell’attuale G7. Il professore respinge l’idea di un esercito europeo: senza un comando unico, l’alleanza militare non potrebbe funzionare, e la storia lo dimostra. Nel frattempo, l’Europa discute di riarmo e si prepara a un futuro in cui la pace è ormai considerata fuori portata. Secondo l’analisi, un accordo in Ucraina farebbe crollare l’impalcatura politica costruita da Macron, Merz e Starmer, ma anche le destre sovraniste, una volta al governo, tornerebbero al riarmo per paura della Russia. Il futuro dell’Europa, dunque, appare segnato da una militarizzazione permanente, mentre il mondo continua a frammentarsi in conflitti che le grandi potenze non riescono più a contenere, come dimostra la guerra tra Thailandia e Cambogia. Di Mauro conclude che solo una mobilitazione popolare vasta e duratura può evitare che il continente resti intrappolato in un destino di guerra crescente.Nella nuova puntata dell’Osservatorio sul mondo che cambia, il professor Orazio Di Mauro affronta il quadro geopolitico globale mettendo al centro la guerra in Ucraina e il crescente scontro tra Stati Uniti ed Europa. Secondo l’analisi, l’avanzata russa prosegue lentamente ma senza interruzioni, mentre Washington si prepara ad abbandonare gradualmente il fronte ucraino per concentrare le proprie energie sulla competizione con la Cina. A sostegno di questa lettura, Di Mauro cita un documento strategico americano diffuso da Defense One e corredato da un paragrafo non ufficiale che tratteggia una linea politica chiara: “Make Europe Again”. Una formula che indicherebbe il desiderio degli Stati Uniti di mantenere un’Europa divisa, ridimensionando Francia, Germania e Regno Unito e puntando su paesi come Italia, Austria, Ungheria e Polonia, scelti non solo per ragioni geopolitiche ma anche per motivi culturali e religiosi. La puntata mette infatti in luce il ruolo della religione nella strategia statunitense, con Washington che favorirebbe governi di tradizione cattolica in opposizione alla cultura calvinista europea. Sullo sfondo, un documento americano individua le cinque potenze destinate a dominare il mondo – USA, Cina, Russia, India e Giappone – attribuendo a quest’ultimo un peso strategico crescente nella contesa con Pechino. La NATO viene descritta come una struttura da indebolire, mentre si affaccia l’ipotesi di un nuovo G5 al posto dell’attuale G7. Il professore respinge l’idea di un esercito europeo: senza un comando unico, l’alleanza militare non potrebbe funzionare, e la storia lo dimostra. Nel frattempo, l’Europa discute di riarmo e si prepara a un futuro in cui la pace è ormai considerata fuori portata. Secondo l’analisi, un accordo in Ucraina farebbe crollare l’impalcatura politica costruita da Macron, Merz e Starmer, ma anche le destre sovraniste, una volta al governo, tornerebbero al riarmo per paura della Russia. Il futuro dell’Europa, dunque, appare segnato da una militarizzazione permanente, mentre il mondo continua a frammentarsi in conflitti che le grandi potenze non riescono più a contenere, come dimostra la guerra tra Thailandia e Cambogia. Di Mauro conclude che solo una mobilitazione popolare vasta e duratura può evitare che il continente resti intrappolato in un destino di guerra crescente.
Osservatorio sul mondo che cambia: la nuova dottrina USA ridisegna l’Europa
Tra disimpegno dall’Ucraina, strategia della divisione e alleanze selettive, Washington punta a un’Europa frammentata, armata e subordinata, mentre il baricentro dello scontro globale si sposta verso l’Asia e sud-America.
12/12/2025 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
