Frontex, ovvero le frontiere chiuse dell’Europa

Con Frontex l'UE governa il fenomeno delle migrazioni in modo militare, senza alcun ragionamento su cause e possibili soluzioni.


Frontex, ovvero le frontiere chiuse dell’Europa Credits: Photo by Noborder Network - www.flickr.com/photos/noborder/

Cos'è diventata la politica migratoria europea? Un'operazione di controllo e sorveglianza di tipo militare, atta a chiudere sempre più gli spazi, le possibilità di creare corridoi umanitari. Nessuna ricerca delle motivazioni del fenomeno immigrazione, nessuna visione d'insieme per il futuro di intere popolazioni oltre che per il nostro continente.

di Laura Nanni

Per capire la natura degli attuali movimenti migratori, credo sia importante collocarli all'interno del contesto storico più ampio del post-colonialismo e del neo-colonialismo [1], condizione in cui sono immersi i paesi di provenienza dei migranti.

Ma guardando da vicino all'atteggiamento che rifiuta e respinge con violenza l'altro/a, la diversità, come qualcosa di pericoloso e inaccettabile, che dà luogo a episodi di xenofobia sotto diverse forme, vorrei riportare alcune frasi di Salvatore Piromalli [2] che lo definisce disturbo dell'identità comunitaria che va sotto il nome di purismo.

"L'idea ossessiva che ne è alla base è che ci sia una comunità data, autoctona, che si identifica nella sua assoluta differenza dall'altro, la cui presenza e vicinanza rappresenta il rischio di un'infezione, di una contaminazione, di un'alterazione di sé, di una perdita della propria purezza culturale>. L'altro, lo straniero, è colui che mette a repentaglio la “nostra” presunta purezza, è colui che porta dall'esterno il germe del mutamento possibile, del dis-ordine e della nostra temuta relativizzazione. Per l'ideologia purista, consapevole o meno, la relazione con l'altro è sempre fonte di pericolo, di equivocità, di complicazione, di una complessità che non si riesce a concepire e a gestire, e rispetto a cui ci difendiamo, in casi estremi, con la violenza nuda e cruda, quella che mira a scacciare l'altro, a distruggere i segni stessi della presenza dell'altro intorno a noi, accanto a noi. Tale e tanto è il terrore che l'altro ci incute, l'ossessione paranoica da cui siamo abitati!" [3]

Questa brevissima cornice mi consente di inserire il discorso delle politiche europee in campo migratorio in una visione globale, che mi possa consentire di andare di là da un commento formale a una legislazione che ha molte lacune e punti del tutto irrisolti. Una legislazione che ha tradito e tradisce i valori essenziali alla base non solo dell'Unione europea, ma anche della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948.

Intorno all'Europa si è alzata una nuova cortina di ferro [4], per citare un famoso discorso di Winston Churchill [5], che la sta trasformando in un luogo inavvicinabile, spesso di detenzione e non di accoglienza, iper-sorvegliato, in cui le risposte alla grave crisi umanitaria generata da povertà e guerre, sono spesso punitive e inefficaci. Incapaci di produrre risultati adeguati alla situazione.

Le migrazioni ci sono sempre state nel mondo, risalire a cosa origina gli spostamenti è la prima cosa da fare, per darsi spiegazioni e comprendere perché tante persone sono disposte a rischiare la vita lasciando la propria casa.

Oltre alle guerre generate, il sistema imperialistico-liberista, dall'epoca della Rivoluzione industriale a oggi, ha creato un mondo in cui i paesi che hanno grandi risorse naturali, sono sfruttati, mentre viene reso loro impossibile utilizzare le proprie risorse per il proprio sviluppo e per la vita delle persone.

Da Mare Nostrum a Frontex

La nostra posizione nel Mediterraneo, che ci ha fatto essere culla di cultura nei secoli lontani, zona di commerci e di scambi, è quella che ci rende un molo di attracco per l'Europa. Come la Grecia.

L'operazione Mare Nostrum [6] che impegnava navi e uomini per il pattugliamento e il salvataggio, non era sufficiente certo, ma aveva un altro fondamento andando incontro al bisogno di accoglienza e protezione. Non era certo giusto che non ci fosse un coordinamento europeo, ma Frontex è un'altra cosa.

Frontex è nata prima, ha iniziato a operare nel 2005; è un'agenzia istituita dal Consiglio europeo ed ha sede a Varsavia in Polonia. Nel 2008 il budget è stato raddoppiato a 70 milioni di euro, di cui trentuno per il pattugliamento delle frontiere marittime. I compiti sono: la gestione e il controllo delle frontiere esterne, in particolare dei paesi aderenti a Schengen; la formazione delle guardie di servizio; definire un modello di valutazione dei rischi; appoggio per le operazioni di rimpatrio clandestini. Ci sono anche i gruppi d'intervento rapido, su richiesta dei paesi.

Al 2013 l'agenzia disponeva di 23 elicotteri, 22 aerei, 113 navi più sistemi radar per i respingimenti. (La domanda sulle ingenti spese e su come vengano utilizzati tutti questi mezzi, cioè, su quale utilità abbiano, viste le immani tragedie, sorge spontanea).

Nelle ventidue missioni condotte nel 2007, sono stati tratti in arresto 19.295 migranti di cui 11.476 in mare, 3.297 in aeroporto ed i restanti a terra. Mentre nel 2006 il numero totale era di 32.016.

Amnesty international ed European Council for Refuges and Exiled hanno criticato l'operato e la mancanza della distinzione tra richiedenti asilo e migranti economici.

Le missioni sono più di venti, quelle che riguardano da vicino il mar Mediterraneo e l'Italia si chiamano Nautilus, Hermes e Triton.

Dai dati ufficiali dell'agenzia risulta che nel 2015 c'è stato un flusso di un milione e mezzo di migranti che hanno raggiunto l'Europa attraverso le due principali rotte che portano in Italia o in Grecia, un dato che l'agenzia mette in connessione col guadagno di quattro miliardi di euro da parte di bande criminali.

La rotta verso la Grecia attraversa i Balcani e raccoglie popolazioni provenienti in maggioranza da Iraq, Afghanistan e Siria. La rotta verso l'Italia passa per la Libia ed è utilizzata soprattutto dai paesi del continente africano.

La commissione parlamentare d'inchiesta>sul sistema d'accoglienza e identificazione, nonché sul sistema di trattamento dei migranti nei centri d'accoglienza, per richiedenti asilo, per identificazione ed espulsione, presieduta da Gennaro Migliore, il 13 gennaio 2016 è stata impegnata nell'audizione di Miguel Angelo Nunes Nicolau, coordinating officer di Frontex.

A dicembre 2015 è stata aperta una procedura d'infrazione nei confronti dell'Italia per la mancata applicazione delle norme europee, quelle relative all'identificazione di coloro che sbarcano da noi.

Il coordinatore di Frontex ha esposto il quadro generale, fornisce dati e indicazioni, provvedimenti e altro che lasciano sconcertati, perché si comprende da questo cos'è diventata la politica migratoria europea: un'operazione di controllo e sorveglianza di tipo militare, atta a chiudere sempre più gli spazi, le possibilità di creare corridoi umanitari, che non si chiede le motivazioni di un simile fenomeno, né mostra una visione d'insieme per il futuro di intere popolazioni oltre che per il nostro continente.

Sono stati creati degli hotspot, in Italia due a Lampedusa e Trapani, luoghi esposti alle pressioni migratorie in cui si devono concentrare le operazioni d'identificazione, ne sono previsti altri 4. Luoghi specializzati nell'identificazione da cui nessuno deve muoversi, senza essere stato sottoposto alle operazioni d'identificazione e registrazione, che richiedono anche la raccolta delle impronte digitali, perché il 99% dei migranti non ha con sé documenti. L'Italia deve dunque arrivare al 100% delle identificazioni.

Nunes parla del regolamento di Dublino, che prevede la permanenza nel paese in cui si è stati identificati, cosa che porta molti a rifiutarsi di sottoporsi a tutte le operazioni. E qui, rimango sorpresa per la previsione dell'acquisizione forzata delle impronte digitali che, quando dopo aver tentato con la consulenza e la mediazione non ottiene risultati, prevede l'uso della forza. Questa previsione è importante nel caso si potesse verificare un incidente come la rottura di un dito del migrante (!), dice lo stesso coordinatore.

Il Coordinatore parla di una normativa che deve uniformare le azioni di tutti i paesi europei, poiché Frontex segue le indicazioni della politica dell'UE, ma dice anche che non si può prevedere o impedire che ci siano paesi che alzino muri o che mettano in atto provvedimenti diversi decisi a livello nazionale: “Non sappiamo quale sarà il futuro”.

Che cosa accade dopo? Ci sono i CDA centri d'accoglienza, i CIE per l'identificazione e l'espulsione, i CARA per i richiedenti asilo come rifugiati. Secondo la normativa europea i migranti economici devono essere rimpatriati. Il decreto sui flussi migratori [7] in Italia, è un'altra cosa e bisogna capire ora come viene gestito. È diventata una programmazione transitoria. Ha sempre dato luogo a imbrogli di vario genere.

Per i richiedenti asilo non è prevista l'espulsione nel periodo di attesa dell'asilo.

Fatto sta che non ci sono le condizioni per rispondere al fenomeno migratorio in atto, e l'Italia, accusata di non aver rispettato la normativa, non può farcela, (senza considerare che potremmo non essere d'accordo con le procedure).

Le domande che gli sono state sottoposte dai membri della commissione, riguardano le procedure, i diritti, se vengono garantiti e rispettati, come la presenza di un mediatore culturale. E un altro aspetto importante, cioè come si fa a stabilire lo status di ‘migrante economico', che appare fumoso. Come appaiono fumose risposte a domande precise, in cui si nota un atteggiamento che non dà garanzie rispetto alle stesse norme europee ‘celebrate'.>

Nunes parla anche di ufficiali dell'Immigrazione (futuri) da collocarsi nei Paesi terzi, con cui collaborare nei casi di rimpatrio, ma anche che non è compito di Frontex preoccuparsi della ‘ricollocazione' in altri paesi dei migranti. È un problema mondiale quello che si verifica nel caso ci sia l'impossibilità del rimpatrio, sottolinea, non solo europeo.

Come può funzionare una cosa del genere, in cui non c'è una visione dell'insieme del fenomeno in tutti i suoi aspetti?

Pour le Vingt-Huit, exit le droit d'asil (Per i Ventotto, uscita dal diritto d'asilo)

L'articolo del 18 marzo su Liberation di Jean Quatremer, corrispondente da Bruxelles lo dice a chiare lettere. L'accordo concluso venerdì a Bruxelles consente di rinviare in Turchia da questa domenica, i migranti sbarcati in Grecia. Nessuno, tra i ministri presenti, ha avuto niente da ridire sul fatto che l'Europa ora, e non si sa per quanto tempo, rinunci al diritto di richiesta d'asilo.

Da questa domenica tutti i rifugiati e tutti i migranti economici che sbarcano sulle isole greche saranno rinviati, senza distinzione, in Turchia.

Sembra che la sola cosa che abbia preoccupato i capi di stato europei, sia stata quella di aumentare le concessioni da fare alla Turchia perché accettasse il suo ruolo di sentinella delle frontiere esterne dell'Europa. Principi e valori europei sono stai messi nell'armadio.

Angela Merkel Mark Rutte, il primo ministro olandese, di turno alla presidenza dell'UE e Ahmet Davutoglu, il primo ministro turco, hanno preso la decisione in una riunione a tre, prima di esporla agli altri.

L'articolo di Quatremar è molto chiaro: è evidente che la Germania in Europa decide da sola.

La Turchia ha chiesto tutto quanto poteva chiedere, l'Europa si presenta come una fortezza chiusa. Le istituzioni europee sono state raggirate, tanto che ci si domanda, di nuovo, a che cosa servono?

Note

[1] Con queste due definizioni si identificano le condizioni dei paesi che si sono svincolati dai paesi colonizzatori nel periodo della decolonizzazione dopo la II guerra mondiale.

[2] Filosofo e ricercatore, ha svolto per molti anni la professione di operatore sociale nel Settore psichiatrico, in seguito nel Settore penitenziario (dal 1988 ad oggi).

[3] Unimondo.org Xenofobia e Comunità

[4] Espressione utilizzata da Jean Quatremer, Correspondant à Bruxelles, da Libération

[5] A conclusione della II Guerra Mondiale, ha definito i termini della questione che ha inaugurato l’epoca della Guerra fredda, quella che ha contrapposto U.S.A.-parte occidentale-liberista del mondo, e U.R.S.S.- parte socialista.

[6] L'Operazione Mare nostrum è stata una vasta missione di salvataggio in mare dei migranti che cercavano di attraversare il Canale di Sicilia dalle coste libiche ai territori italiano e maltese, attuata dal 18 ottobre 2013 al 31 ottobre 2014 dalle forze della Marina Militare e dell'Aeronautica Militare italiane. In seguito al naufragio di Lampedusa, in cui ci furono 366 morti, il governo italiano, guidato dal presidente del consiglio Enrico Letta, decise di rafforzare il dispositivo nazionale per il pattugliamento del Canale di Sicilia autorizzando l'operazione «Mare nostrum», una missione militare e umanitaria la cui finalità era di prestare soccorso ai migranti, prima che potessero ripetersi altri tragici eventi nel Mediterraneo.

[7] Quest’anno la "Programmazione transitoria dei flussi d'ingresso dei lavoratori non comunitari nel territorio dello Stato" prevede circa trenta mila quote. In particolare, vengono autorizzati 3.600 ingressi di lavoratori non stagionali, insieme a 14.250 conversioni di permessi di soggiorno e a 13.000 ingressi per lavoratori stagionali.

26/03/2016 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: Photo by Noborder Network - www.flickr.com/photos/noborder/

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L'Autore

Laura Nanni

Roma, docente di Storia e Filosofia nel liceo. Fondatrice, progetta nell’ A.P.S. Art'Incantiere. Specializzata in politica internazionale e filosofia del Novecento, è impegnata nel campo della migrazione e dell’integrazione sociale. Artista performer. Commissione PPOO a Cori‐LT; Forum delle donne del PRC; Stati Generali delle Donne.

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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