PARIGI. Con 11 senatori eletti nelle liste sostenute o presentate dal Partito Comunista Francese (PCF), il gruppo Comunisti Repubblicani Comunisti e Cittadini è diventato il principale gruppo di opposizione di sinistra alla politica capitalista e liberista di Macron. Sono stati eletti:
Pierre Laurent, segretario nazionale PCF a Parigi, Eliane Assassi, Presidente del Gruppo Comunisti-Repubblicani Comunisti e Cittadini (Seine-Saint-Denis), Eric Bocquet (Nord), Dominique Watrin (Pas-de-Calais), Cécile Cukierman (Loira), Laurence Cohen (Val-de-Marne), Pascal Savoldelli (Val-de-Marne), Guillaume Gontard (Isère), Fabien Gay (Seine-Saint-Denis), Pierre Ouzoulias (Haut-de-Seine), Michelle Greaume (Nord). Siederanno con Christine Prunaud (Côtes d'Armor) e Thierry Foucaud (Seine-Maritime), i cui posti in Senato non erano tra quelli rinnovabili.
Circa 150mila "grandi elettori" francesi hanno rinnovato domenica 24 settembre metà del Senato, con un'elezione indiretta che ha comunque confermato la maggioranza della destra e del centro. Il Presidente Emmanuel Macron, dopo il trionfo alle presidenziali e alle politiche, ha però da fare i conti con una delle due Camere con una buona opposizione alle scelte capitaliste e liberiste del suo Governo. Le “senatoriali” hanno rinnovato 171 seggi su 348, un voto da sempre pensato per riequilibrare i poteri scaturiti dalle elezioni legislative. I "grandi elettori" sono gli amministratori locali, presidenti di regioni e sindaci, votati nelle elezioni locali che hanno preceduto di circa un anno le politiche. Nelle ultime elezioni amministrative aveva prevalso in Francia la destra.
Il Senato è un ramo del Parlamento francese, eletto a suffragio indiretto. Ha da sempre avuto minore visibilità – che non significa, però, minore valore - rispetto all'Assemblea Nazionale e i suoi lavori sono meno seguiti dai mezzi di comunicazione. Il suo “peso” nella storia francese non è da sottovalutare: tutti ricordano che la bocciatura del referendum sulla riforma del Senato decretò la fine della carriera politica del general De Gaulle nel 1969.
Il Senato era presente anche nei periodi del Consolato francese, del Primo e Secondo Impero francese e della Terza Repubblica. Fino al settembre del 2004 il Senato aveva 321 senatori, eletti per un periodo di nove anni. Da allora il mandato è stato ridotto a sei anni, mentre il numero dei senatori è aumentato progressivamente fino a raggiungere 348 nel 2010 per adeguarsi all'incremento demografico. Un tempo ogni tre anni si procedeva all'elezione di un terzo dei senatori; attualmente si rinnova metà Senato ogni tre anni, considerando la ripartizione dei dipartimenti metropolitani. Un sistema elettorale che ha provocato uno sbilanciamento politico nella composizione dei senatori: privilegiare le zone rurali della Francia, che sono storicamente più a destra delle zone urbane, ha fatto sì che nella Quinta Repubblica la maggioranza del Senato è stata continuamente di centro-destra fino al 2011 e ciò anche quando l'Assemblea Nazionale, eletta a suffragio diretto, aveva maggioranze di sinistra. Con il parziale rinnovo nel 2011 la sinistra ha ottenuto la maggioranza per la prima volta dal 1958.
I candidati che vengono presentati sono sostenuti da un’area più vasta dei singoli partiti: al PCF domenica scorsa si sono riuniti “grandi elettori” provenienti da movimenti delle donne che ottennero successo nelle elezioni comunali del 2014. Senza sorpresa, purtroppo, En Marce di Macron conserva la maggioranza anche nel Senato, pur se ha frenato le sue ambizioni. Il FN della Le Pen non ha avuto senatori neo-eletti. .
A sinistra come è andato questo “giro” elettorale? Gli ecologisti Verdi non ha raggiunto un numero sufficiente di eletti per riuscire a costituire un gruppo. France Insoumise non ha presentato candidati. Il Partito Socialista continua a convivere con molte contraddizioni interne, alcuni sostengono il governo, altri vi si oppongono. In queste condizioni, quello Repubblicano Comunista Cittadino è l'unico gruppo di opposizione di sinistra a Macron nel Senato. “Sarà impegnato a riunire il maggior numero possibile di parlamentari di sinistra contro le mosse cattive del governo” mi dicono al PCF “solo il gruppo comunista, repubblicano e cittadino si oppone al governo con una voce coerente e combattiva, difendendo le scelte alternative alla logica di austerità”. Solo questo gruppo, che potrebbe espandersi a tutti coloro che vogliono lottare per una chiara opposizione e portare avanti nuove scelte di sinistra, avrà questa voce nel Senato. Senza i comunisti il Senato francese non sarebbe altro che una camera di negoziati tra la destra e il presidente. I negoziati hanno un unico obiettivo: distruggere il modello sociale francese e cercare i 3/5 di parlamentari per modificare la Costituzione in favore dell’ ultra-liberismo.
Così i 13 rappresentanti comunisti saranno impegnati a portare avanti le aspirazioni di coloro che stanno combattendo contro le riforme di Macron sui servizi pubblici e auspicano azioni contro l'evasione fiscale, la tutela dei beni ambientali ed ecologici, a promuovere l'impegno delle autorità locali e regionali per una politica pubblica che sostenga la democrazia, contro la legge del capitalismo e della finanza liberista, per altri modelli economici tenendo conto del programma “Prima l’Umanità”.
Le senatrici e i senatori comunisti si sono immediatamente messi a disposizione delle comunità, dei sindacati, delle associazioni di solidarietà, culturali, sportive, rappresentanti eletti, cittadini per preparare emendamenti e testi di leggi. “I comunisti – mi ribadiscono al PCF - possono contare sui loro rappresentanti eletti per perseguire e ampliare le mobilitazioni contro la politica liberale e di destra di Macron”.
L’effetto Macron sembra aver perso vigore e la popolarità del presidente francese è in calo. Secondo un sondaggio YouGov il Presidente avrebbe visto la propria popolarità in calo del 7% (scesa dal 43% al 36%). Un sondaggio dell’Istituto francese per l’opinione pubblica (Ifop) rileva un calo di consensi degli elettori francesi vicino al 10%, il più grande declino di popolarità in un così breve periodo dai tempi di Jacques Chirac, che perse 15 punti nell’indice di gradimento tra maggio e luglio 1995.