Il Vietnam ha denunciato la presenza di navi militari cinesi nei pressi degli arcipelaghi Paracel e Spratly, al centro di contenziosi che interessano vari paesi. La notizia è sfuggita alla stampa italiana, e ha avuto una debole risonanza sulla stampa internazionale. Tuttavia, anche l’Unione Europea, nel mese di agosto aveva già espresso preoccupazione nei confronti della militarizzazione che la Cina stava mettendo in atto in quella zona. Per capirne di più ci siamo rivolti a Sandra Scagliotti, Console della Repubblica Socialista del Vietnam e ‘vietnamologa’ che abbiamo già avuto il piacere di intervistare qualche mese fa.
D. Che ruolo gioca oggi il Mar orientale a livello globale?
R. Il Mar orientale è uno spazio marittimo circondato da città-stato, smart cities, poli industriali e finanziari; è oggi uno dei grandi “polmoni” dell’economia mondiale, e assume sempre maggior rilevanza nel Sud-est asiatico per via delle risorse dei suoi fondali e delle importanti rotte commerciali che lo attraversano. Circa un terzo del greggio a livello mondiale, e oltre la metà del gas naturale liquido passano attraverso questo mare, ove transitano navi mercantili d’ogni dove. Nella costa centro-meridionale vietnamita, gli arcipelaghi Paracel (distretto insulare di Da Nang) e le Spratly, che i vietnamiti chiamano Hoang Sa e Truong Sa, costituiscono il nucleo centrale di questo insieme marittimo e sono al centro dell’intreccio energetico del Sud-est asiatico. Sin dagli anni Settanta, il Mar orientale ha attratto l’interesse di diversi paesi della regione che vi si sono riversati con missioni esplorative e perlustrazioni, atte a sondarne le potenzialità.
D. Perché la Cina, soprattutto, si ostina a compiere azioni di perlustrazione e militarizzazione nell’area?
R. Attratta dalle dinamiche di questo corridoio marittimo e cogliendone le potenzialità, la Cina, in particolare, si orienta oggi verso questo angolo di Asia marittima, dimostrandosi la potenza più ingerente fra tutte, con le continue trivellazioni e vaste operazioni militari messe in atto sul territorio. Pechino, che importa lungo le rotte del Mar orientale gran parte del proprio fabbisogno di petrolio e una discreta quota del fabbisogno di gas, dal 2014 ha palesato le sue aspirazioni strategiche nell’area, che minacciano l’integrità territoriale di alcuni paesi, fra cui il Vietnam, e la stabilità regionale. L’aggressiva espansione cinese negli arcipelaghi vietnamiti Hoang Sa e Truong Sa può essere interpretata non solo come il tentativo di realizzare una serie di avamposti utili a rafforzare la propria presenza nel bacino, bensì come parte integrante di una strategia più ampia mirante a proiettare stabilmente la sua influenza fino al Medio Oriente. Le ambizioni egemoniche della Cina verso il Vietnam, del resto, hanno radici antiche, come del resto sono antiche le prove giuridiche e storiche che attestano i diritti sovrani del Vietnam sui due arcipelaghi di Hoàng Sa e Truong Sa, conformemente al diritto internazionale. Appare oggi come un curioso paradosso poter beneficiare di magnifiche carte antiche che testimoniamo l’appartenenza vietnamita di Paracel e Spratly e, nel contempo, non poter disporre di mappe aggiornate del Mare Orientale, ancora comunemente denominato Mar cinese meridionale.
D. Quando hanno cominciato ad acuirsi le tensioni nell’area e come ha reagito il Vietnam?
R. Come qualcuno ha detto, “chi controlla i mari, domina il mondo”. Nel 2014, con atto unilaterale, la Cina ha impiantato una piattaforma petrolifera di perforazione (denominata HD-981), accompagnata da numerose navi, fra cui varie unità da combattimento, nel giacimento di petrolio e gas naturale situato in zona limitrofa all’arcipelago Hoang Sa – cioè nella zona economica esclusiva e sulla piattaforma continentale del Vietnam. Tale atto, che ha costituito una grave violazione del diritto internazionale, ha creato uno stato di elevatissima tensione nella regione, comportando il rischio di compromettere la sicurezza e la pace dell’intera area.
Da allora vi è stata una sorta d’escalation. Il Vietnam ha in varie sedi protestato, invitando la Cina al dialogo e alla risoluzione pacifica della controversia. Le autorità vietnamite, a fronte degli atti di aggressione, hanno sempre affermato di tenere sotto controllo la situazione, attuando misure a tutti i livelli, in conformità con il diritto internazionale e promuovendo l’amicizia e la cooperazione tra i vari paesi dell’area, contribuendo al mantenimento della pace, della stabilità e dello sviluppo nel Mar orientale. Le azioni della Cina urtano profondamente, fra l’altro, i sentimenti della popolazione vietnamita, che scende nelle piazze per opporsi all’atto unilaterale lesivo dei diritti sovrani del Vietnam.
Nonostante le proteste ufficiali e le rimostranze, la Cina ha man mano ampliato la sfera di attività della sua piattaforma, spostandola sempre più all’interno della zona economica esclusiva vietnamita e intraprendendo azioni bellicose e violente – ad esempio, ha ripetutamente speronato e colpito navi vietnamite presenti nell’area, danneggiando le imbarcazioni e provocando numerosi feriti anche fra i marinai della flotta civile. Questi atti brutali e l’uso della forza contro i pescatori vietnamiti, divengono intollerabili e il governo vietnamita vi si oppone oggi risolutamente.
D. Negli ultimi mesi, vi sono state nuove azioni da parte della Cina nella barriera corallina di Tu Chinh. In agosto, l’Unione europea ha pubblicato una dichiarazione che attesta la preoccupazione dell’intera comunità internazionale, e la vice-presidente della Commissione europea, Federica Mogherini, nel corso di un incontro con il vice-Premier e ministro degli Affari Esteri vietnamita, Pham Binh Minh, ha affermato che l’UE condivide le inquietudini sulla situazione che sta destabilizzando quella regione.
D. Sì, vi sono state nuove azioni della Cina nella barriera corallina di Tu Chinh, conosciuta a livello internazionale come Vanguard Bank, situata nella zona economica esclusiva e sulla piattaforma continentale del Vietnam, come risulta dalle disposizioni della Convenzione delle Nazioni Unite del 1982 sul diritto e mare (CNUDM). Dati i recenti sviluppi, oltre alle prese di posizione dell’UE, la questione del Mar orientale è stata anche al centro del dibattito della 52a riunione dei ministri degli esteri dell’ASEAN (AMM-52) che si è tenuta a Bangkok, fra luglio e agosto. La questione rimane incresciosamente all’ordine del giorno e il dibattito e le mobilitazioni si fanno ancor più serrate, proprio in ragione delle nuove azioni cinesi nelle acque vietnamite, in particolare in relazione alla nave cinese Haiyang Dizhi e alle attività da essa messa in opera. Molti fra i ministri presenti al Forum ASEAN hanno espresso profonda preoccupazione e tutti i paesi hanno sottolineato l’importanza di mantenere la pace, la stabilità, la sicurezza e la libertà di navigazione nel Mar orientale; essi chiedono il rispetto del diritto internazionale, in particolare della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982, raccomandando alle parti interessate di onorare la dichiarazione sulla condotta delle parti. L’Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico (ASEAN) deve far sentire la propria voce in modo forte e chiaro, in quanto la Cina ha già simili precedenti nelle acque territoriali di Filippine e Malesia. E, se i paesi membri dell'ASEAN non protestano vigorosamente, queste azioni continueranno all’infinito.
D. Questi recenti episodi hanno dato vita a mobilitazioni nazionali e internazionale, a sostegno dell’integrità territoriale vietnamita, anche da parte di nazioni ed organizzazioni il cui scopo è gettare benzina sul fuoco. Come ha reagito il Vietnam ?
R. Le azioni illegali della Cina nel Mar orientale sono state condannate da numerose nazioni – Stati Uniti, Giappone, Regno unito, Francia, Canada, Australia e da varie ONG operanti nell’area. Da tutti proviene un appello al rispetto e alla protezione del diritto internazionale. Occorre lavorare per costruire un dialogo basato sulla fiducia reciproca ed evitare conflitti: il mare deve essere un’area libera e pacifica per il transito, il commercio e la cooperazione tra i paesi. Numerose sono state altresì le dichiarazioni a livello regionale e nazionale, mentre si sono susseguiti in Vietnam eventi e convegni scientifici volti a fornire prove storiche e giuridiche a sostegno della sovranità vietnamita sugli arcipelaghi. A fronte dei recenti sviluppi, il Vietnam non intende più tollerare alcuna ingerenza ed esige oggi, drasticamente, che la Cina ritiri la piattaforma e le sue navi di scorta dalle acque vietnamite. Solo il Vietnam – affermano i portavoce del Ministero degli Esteri vietnamita – ha diritto alle risorse delle acque e dei fondali marini della sua zona economica esclusiva.
Un voce vietnamita
In questi ultimi giorni, anche in Italia vi sono state alcune iniziative volte a far conoscere la situazione delle tensioni tra Cina e Vietnam: a Torino, la scorsa domenica, Nguyen Phuong, studentessa di Economia, ha parlato della questione delle isole davanti al pubblico venuto ad assistere un evento organizzato dalla Associazione Vietnam Giovani. La ragazza, parte dell’associazione, ha inoltre appeso agli alberi del giardino alcune immagini che reclamano l’appartenenza di Hoang Sa e Truong Sa al Vietnam.
Alla nostra richiesta di un commento sulla vicenda, ci ha risposto:
Come giovane patriota che studia e lavora all'estero, sono molto preoccupata e profondamente consapevole della gravità degli atti di aggressione illegali della Cina nei due arcipelaghi: Hoang Sa e Truong Sa del Vietnam. Siamo fortunati ad essere nati in un contesto pacifico, ma conosciamo e rendiamo sempre omaggio alle generazioni dei nostri antenati che hanno sacrificato le loro vite per proteggere la pace e l'indipendenza del nostro paese. Siamo nati per custodire la pace, costruire e far sviluppare il nostro bellissimo paese. Insieme a questo, la nostra missione è di proteggere la sovranità territoriale per la quale i nostri antenati sono caduti nell’intento di preservarla. Il Vietnam dispone di prove legali e storiche sufficienti per dimostrare che i due arcipelaghi di Hoang Sa e Truong Sa appartengono al Vietnam in base al diritto internazionale. Tuttavia, negli ultimi anni, la Cina ha costantemente intrapreso azioni per occupare e minacciare la vita dei pescatori vietnamiti in queste isole. Come studentessa internazionale in Italia, oltre a cercare di studiare duramente per tornare a contribuire alla costruzione del mio paese, voglio esprimere il mio patriottismo e il mio amore per la pace condividendo questo messaggio con i miei amici italiani e diffondendolo nella comunità di persone amanti della pace, dicendo: "Hoang Sa, Truong Sa appartiene al Vietnam - Hoàng Sa, Trường Sa là của Việt Nam". Chiediamo vivamente il vostro sostegno nella guerra di negoziazione con la Cina, chiedendo che essa fermi le attività illegali e rispetti la sovranità del Vietnam. Come hanno fatto i nostri antenati, saremo tenaci a proteggere la nostra terra con tutte le nostre capacità, in primo luogo facendo sentire la voce: la mia voce, la vostra e la nostra.