Dalla fine della guerra contro gli Stati Uniti, nel 1975, il Việt Nam ha compiuto una serie di trasformazioni, economiche e sociali, che lo rendono oggi un paese fortemente dinamico e in costante sviluppo. Cosa stia accadendo in Việt Nam, non è d’interesse per l’Italia solo da un punto di vista dei rapporti commerciali, ma anche (e soprattutto) dal punto di vista sociale: l’Italia deve infatti fare conti con una comunità vietnamita in crescita e composta, in particolare dagli studenti vietnamiti iscritti nelle università italiane. Torino è ad oggi una delle città con la maggiore presenza di vietnamiti in Italia. Dunque è più che mai opportuno approfondire la conoscenza di questo paese e del suo popolo. Per avere una panoramica sul Vietnam contemporaneo abbiamo deciso di rivolgere alcune domande ad una persona che di questo paese si è occupata per più di trent’anni, oltre a svolgere un importante ruolo di divulgazione e diffusione della conoscenza del popolo e della cultura vietnamita in Italia.
Sandra Scagliotti è Console Onorario della Repubblica Socialista del Việt Nam dal 2009. Oltre a dirigere il Centro di Studi Vietnamiti, di cui è stata co-fondatrice nel 1989, ha curato diversi saggi tra i quali ricordiamo La via della rivoluzione (Cavriago (Re), Anteo, 2018) Percorsi indocinesi, uno sguardo diacronico. Storia, antropologia ed arte (Torino, Neos 2004) ed è autrice di vari volumi fra cui Viet Nam, spinaci d’acqua e melanzane. Una civiltà vegetale fra storia e letteratura (Cavriago, Anteo, 2018).
Domanda. Gentile Dottoressa Scagliotti, è un piacere poterla incontrare presso i locali del Consolato della Repubblica Socialista del Việt Nam. La ringrazio innanzitutto per averci concesso del tempo per poterle fare qualche domanda. Le tematiche che si potrebbero trattare, in merito al Việt Nam, sono numerose. Per via del poco tempo a disposizione, proporrei di fare una panoramica, quanto più possibile sintetica, sul Việt Nam e sulle sue trasformazioni, partendo dalla sua esperienza personale. Bisogna infatti ricordare prima di tutto che lei è, di formazione, una storica e ha iniziato ad occuparsi del Vietnam come giovane studentessa dell’Università degli Studi di Torino. Può dirci qualcosa a riguardo?
Risposta. Grazie a voi, per me è sempre un piacere poter parlare di questo paese che amo, e che ho scelto, in effetti, proprio sui banchi dell’Università di Torino, grazie a grandi Maestri, prima fra tutte, l’asiatista Enrica Collotti Pischel, che era altresì membro della storica Associazione Italia Vietnam, in cui ho militato e tuttora milito. Non saprei attribuirmi un’etichetta, in realtà: ho una formazione storica e sociologica e mi occupo di ‘studi culturali’. Mi sono formata sotto la guida, dapprima, di un sociologo dello sviluppo – il Prof. Giuseppe Morosini – e in seguito, con l’orientalista Francesco Gatti, che è stato relatore della mia tesi di laurea, in Storia delle Relazioni internazionali, dedicata alla lotta di liberazione del Việt Nam e alla partecipazione delle donne ai movimenti di resistenza.
Dopo una formazione specialistica in Francia, Canada e, naturalmente in Việt Nam, dai primi anni Novanta, ho svolto attività didattica presso l’Ateneo torinese, collaborando in particolare con il Prof. Michelguglielmo Torri, con un corso sul ‘Vietnam moderno e contemporaneo’. Mi interessa soprattutto la storia sociale del Việt Nam e, nondimeno la sua letteratura, fra le più ricche e affascinanti del Sud-est asiatico; in questa prospettiva, ho contribuito alla traduzione e alla promozione delle prime edizioni italiane di alcuni racconti e romanzi di quella generazione di scrittori ‘senza concessioni’ che, dopo il Đổi mớihanno raccontato il Việt Nam.
D. A quando risale il suo primo viaggio in Việt Nam, quali furono le sue prime impressioni? Ripensando al Việt Nam di oggi, quanto è cambiato da allora?
R. Verso la metà degli anni Ottanta compii il mio primo viaggio di studio in Việt Nam. La prima impressione è stata quella di non essermi mai sentita straniera, ma ‘a casa’, accolta come una figlia dai docenti dell’Università di Ha Noi – occorre ricordare che, se si esclude l’esperienza del Prof. Mauro Salizzoni, che aveva studiato medicina sotto la guida del celebre epatologo Tôn Thất Tùng – fui la prima studentessa italiana a formarmi nel paese. Potei subito constatare il grande calore di una popolazione colta, laboriosa e gentile. Da allora il Việt Nam ha fatto grandi passi in avanti, compiendo scelte coraggiose, con rigore e determinazione; è oggi un paese che, pur lanciato verso un vertiginoso futuro, non dimentica, ma va fiero del suo passato. Oggi, come ieri, in Việt Nam, ‘la storia è nell’aria’ e, come dico sempre ai miei studenti, non si può comprendere la sua contemporaneità, se non si conosce il suo passato. E v’è ancora molto da scoprire.
D. Dalla svolta del Đổi mới, il paese ha iniziato un cammino di sviluppo che ancora non si è arrestato. Secondo i dati della Banca Mondiale (consultabili sul sito ufficiale) il Việt Nam si configura ad oggi come un paese in crescita economica costante: si può ancora parlare del Việt Nam, solamente, come di un paese in “via di sviluppo”?
R. La Banca Mondiale, dal 2016, evita di distinguere i paesi “in via di sviluppo” da quelli ‘sviluppati’ – distinzione ritenuta obsoleta. Per quanto riguarda il Việt Nam, nelle due ultime decadi, si sono registrati notevoli traguardi in termini di sviluppo, e oggi siamo di fronte a un ‘paese a Medio Reddito’. Le sfide sono numerose, ma la leadership vietnamita si impegna costantemente per rendere la crescita stabile, egualitaria e sostenibile, dovendosi confrontare con la recessione economica globale, con le emergenze ambientali e il cambiamento climatico. Il Việt Nam, con una popolazione di oltre 94 milioni di abitanti e un’economia a crescita sostenuta, è uno dei paesi tra i più dinamici e promettenti sullo scenario regionale e globale.
D. Un altro dato interessante è la crescita demografica che fa del Việt Nam un paese estremamente giovane con una percentuale circa del 70% di giovani sotto i 35 anni. Come possiamo interpretare questo dato?
R. Nel 1979, la piramide della popolazione per età e genere presentava l’ampia base tipica di un paese ad elevato tasso storico di riproduzione. A distanza di vent’anni, già si registrava un deciso rallentamento della crescita demografica. I dati si accordano con una diminuzione costante del tasso di mortalità sin dal 1945 e, più recentemente, con il generale miglioramento delle condizioni di vita della popolazione; dobbiamo ricordare che il tasso di mortalità infantile è stato ridotto drasticamente, dato che contrasta con altri paesi asiatici e testimonia gli sforzi del governo vietnamita per migliorare la salute delle madri e dei bambini.
Il mutamento della struttura demografica comporta tuttavia ulteriori sfide: in campo educativo, lavorativo e di benessere sociale, poiché si presume che il paese, nel 2025, avrà superato i cento milioni di abitanti – su di un territorio grande pressappoco quanto l’Italia. Occorre quindi formare il milione di nuovi giovani che ogni anno si affacciano sul mercato del lavoro. Ma, progredendo verso il futuro, il Việt Nam non dimentica la sua tradizione – ove la cultura riveste ruolo quasi sacrale – e investe nella formazione; come afferma un antico motto popolare: ‘bisogna seguire il pennello e l’inchiostro’, cioè coltivarsi e studiare. I giovani sembrano esserne ancora consapevoli.
D. Quali sono ad oggi i rapporti tra l’Italia e il Việt Nam?
R. Nel 2018, Italia e Việt Nam hanno celebrato il 45°Anniversario delle Relazioni Diplomatiche Bilaterali e questa ricorrenza ha segnato un nuovo, importante, tassello nella storia del rapporto fra i nostri due paesi. Le relazioni bilaterali hanno oggi raggiunto l’apice del successo e vivono una stagione di grande intensità, il periodo più ricco di opportunità mai registrato nella storia delle due nazioni. In questi quarantacinque anni, l’antico e saldo ‘ponte di amicizia’ che unisce Italia e Việt Nam, ha prodotto sempre nuovi e proficui scambi, in ambito istituzionale, strategico ed economico; nel quadro della cooperazione economico-commerciale bilaterale, le istituzioni vietnamite hanno avviato, efficaci collaborazioni con vari Ministeri e enti italiani, in vista di future attività di cooperazione nei settori dell’economia, del commercio, del turismo. Quest’ultimo comparto, si è rivelato particolarmente interessante e dinamico. V’è un forte potenziale di cooperazione bilaterale, e con la prossima ratifica dell’EVFTA – Europe Vietnam Free Trade Agreement – le imprese italiane dovrebbero svegliarsi dal tipico torpore per cogliere opportunità che altrimenti saranno altri a praticare. Le relazioni culturali, benché solide, hanno a loro volta ampi margini di crescita.
D. Negli ultimi anni, come forse potrà confermare, i flussi di studenti vietnamiti verso l’Italia sono aumentati e sono destinati a crescere. Tra le varie città italiane interessate da questo fenomeno, Torino certamente ha una posizione privilegiata. Qual è il ruolo del Consolato, e delle associazioni ad esso connesse, in questo processo?
R. Il Consolato promuove e incoraggia le attività studentesche, nell’ottica della collaborazione fra studenti italiani e vietnamiti. Dall’Associazione Italia-Vietnam per l'amicizia, la cooperazione e gli scambi culturali e scientifici – nata negli anni Settanta e oggi ancora permanete attiva – è derivata AIVG, Associazione Italia Vietnam Giovani che riunisce studenti italiani e vietnamiti, orgogliosi di far conoscere nel nostro paese la millenaria civiltà vietnamita e la sua cultura materiale, attraverso l’organizzazione di eventi.
Presso la sede consolare è accolto il Polo Scientifico-CulturaleItalia Vietnam che, accanto a questi due nuclei, ospita la Biblioteca vietnamita dedicata a Enrica Collotti Pischel, Il Forum italo-vietnamita sullo sviluppo sostenibile, lo Sportello sulle adozioni internazionali e, nondimeno la Camera di Commercio mista Italia-Vietnam, sorta nel 1996. Prossimo progetto è realizzare un apposito desk informativo rivolto proprio agli studenti vietnamiti che vengono a formarsi in Italia. Gli enti che operano a Torino, città, ricordo, che è legata da un patto di amicizia a Città Hồ Chí Minh – volgono le proprie attività a una solidarietà di tipo sociale, intellettuale e formativa, tesa a realizzare azioni e iniziative promosse funzione di una reciproca conoscenza e di un comune sviluppo dei due paesi.
D. Tornando al suo ruolo di divulgatrice della storia e della cultura del Việt Nam, l’anno scorso è stato pubblicato, a sua cura, il volume La via della rivoluzione (Anteo, Cavriago (Re) 2018, 88 pp.): si tratta di un testo di Ho Chi Minh, realizzato negli anni Venti, per diffondere tra le masse lavoratrici la dottrina marxista-leninista e per combattere l’imperialismo francese. Un testo che, come lei stessa ha affermato più volte, risulta essere ancora attuale: in che modo, uno scritto di Hồ Chí Minh, così lontano nel tempo, può parlare alla nostra contemporaneità?
R. Fra le proposte che ci provengono dalla Biblioteca Enrica Collotti Pischel v’è la pubblicazione di testi, che ci aiutano non solo a meglio comprendere il Việt Nam e la sua storia, ma anche a colmare quel divario che separa il nostro paese da altri paesi europei, dove la ricerca, lo studio e il dibattito su questo angolo di Asia sono assai più avanzati. Đường kách mệnh (La Via della Rivoluzione), è un elaborato redatto da Hồ Chí Minh nel 1927 che, per quanto importante, è poco noto al di fuori dei confini nazionali vietnamiti; è il primo documento politico del Partito Comunista Vietnamita e assume grande valore teorico e pratico.
Contrastare la trasformazione di vecchi e nuovi partiti o movimenti in apparati per la gestione del potere o al più in macchine elettorali, con fenomeni di degenerazione interna, non significa affatto aderire a una critica che produce repulsione della politica, al contrario, significa produrre un’iniziativa che ripristina il carattere di massa del partito e la sua capacità di sottrarsi al ‘mercato dell’opinione’ per assumere la veste di un agente di trasformazione sociale collettiva. In questo senso l’invito alla riflessione, quanto meno la speranza di una riflessione dopo la lettura del testo, auspicati dallo stesso Hồ Chí Minh, appare di grande attualità.