Con la scusa della Jihad

Dopo “Charlie Hebdo” è arrivato l'attentato di Copenaghen, ma in entrambi i casi le dinamiche dei fatti lasciano aperti diversi interrogativi. I fratelli Kouachi e Amedy Coulibaly erano vecchie conoscenze delle forze di sicurezza francesi, mentre a Copenaghen un uomo solo ha potuto fare irruzione e sparare durante un convegno a cui erano presenti l'autore delle vignette su Maometto e l'ambasciatore francese in Danimarca. In una Unione Europea assillata dalla questione greca e dall'Ucraina, cresce la spinta alla legislazione d'emergenza e alla guerra santa, ma chi ricorda ormai l'appoggio francese alla guerra in Libia e alla ribellione armata contro Assad?


Con la scusa della Jihad

Dopo “Charlie Hebdo” è arrivato l'attentato di Copenaghen, ma in entrambi i casi le dinamiche dei fatti lasciano aperti diversi interrogativi. I fratelli Kouachi e Amedy Coulibaly erano vecchie conoscenze delle forze di sicurezza francesi, mentre a Copenaghen un uomo solo ha potuto fare irruzione e sparare durante un convegno a cui erano presenti l'autore delle vignette su Maometto e l'ambasciatore francese in Danimarca. In una Unione Europea assillata dalla questione greca e dall'Ucraina, cresce la spinta alla legislazione d'emergenza e alla guerra santa, ma chi ricorda ormai l'appoggio francese alla guerra in Libia e alla ribellione armata contro Assad? 

di Stefano Paterna 

“Gli jihadisti del XIX arrondissement”. Era questa una delle denominazioni con la quale era conosciuto il gruppo di cui facevano parte i fratelli Kouachi e Amedy Coulibaly. L'altro nome del gruppo era “Filiera di Buttes­Chaumont”, dal nome del parco parigino dove il gruppo si incontrava. Entrambe le definizioni danno un'idea di conoscenza dettagliata di soggetti e ambienti da parte delle forze di sicurezza francesi che, però, il 7 gennaio scorso sono rimaste sorprese dell'attacco al settimanale satirico “Charlie Hebdo”. Un organo di stampa, quest'ultimo, al quale era stata assegnata una protezione e che si sapeva minacciato, tanto da “profetizzare” in una famosa vignetta, il suo stesso attentato.
14 febbraio 2015: un individuo (che secondo gli inquirenti risponderebbe al nome di Omar Abdel Hamid El­Hussein, danese ventiduenne di origini arabe) irrompe in un caffè che ospita un convegno sul tema “Arte, blasfemia e libertà di espressione” e spara uccidendo Finn Nørgaard, un regista di 55 anni e ferendo tre agenti di polizia. Dopo la sparatoria, il tipo si allontana con un'auto. Qualche ora dopo, nella notte, è la sinagoga della capitale danese a subire un assalto con un morto e altri due poliziotti feriti. Più tardi la polizia danese dichiarerà di aver abbattuto il presunto autore di entrambe le aggressioni. 

Il convegno di Copenaghen non era la riunione settimanale al club del bridge: erano presenti infatti Lars Vilks, l'autore delle vignette su Maometto, una parlamentare del Partito del Popolo Danese (destra populista), l'ambasciatore francese François Zimeray, la militante del controverso movimento femminista ucraino Femen, Inna Shevchenko. 

Sebbene nel caso danese (al contrario di quello francese) non si conoscesse il presunto attentatore come frequentatore dell'ambiente fondamentalista, rimane da capire come si possa lasciar passare chiunque a un convegno che vede la presenza di un parterre come quello appena citato. E come questo “chiunque”, dopo una sparatoria, possa allontanarsi in auto. 

Ma ritorniamo a Parigi. Settembre 2013: la Siria è lacerata dalla guerra civile. Il governo di Damasco viene accusato di aver fatto uso di armi chimiche in alcuni territori controllati dai ribelli. Tra gli stati più propensi a un intervento armato in Siria contro Assad c'è, al fianco degli Stati Uniti, la Francia.
Ora, stando ai dati del dicembre del 2013 del londinese ICSR, The International Centre for the Study of Radicalisation, la Francia è il paese occidentale con il maggior numero di cittadini che combattono nelle file dell'insorgenza islamica in Siria. Secondo lo stesso presidente Hollande, a gennaio 2014 i combattenti francesi si aggiravano intorno alla cifra di 700. Inoltre, lo stesso Hollande, in un'intervista dell'agosto 2014, ammetteva che la Francia aveva consegnato armi e munizioni ai ribelli anti­Assad. 

Cosa si deduce da questo quadro? È possibile almeno pensare “benevolmente” che il fenomeno del jihadismo armato, incubato nella guerra civile siriana, sia stato “trascurato” dalle classi dirigenti di alcuni paesi occidentali? Oppure, diciamo così, “coccolato”? Gli attentati nel cuore dell'Europa di questo inizio di 2015 vanno considerati in questa prospettiva. Altrimenti, l'interpretazione politica prevalente passerà senza alcun vaglio critico. E questa è l'interpretazione, ora lo si vede a “occhio nudo”, della guerra santa, dello scontro di civiltà tra democrazia e barbarie. Un terreno sul quale crescono i consensi dei Le Pen e Salvini, sul quale possono nascere legislazioni d'emergenza che puntano in realtà a reprimere i movimenti di protesta e il conflitto sociale, in un vecchio continente devastato dall'austerità. Si può arrivare facilmente a un punto in cui la richiesta di unità in difesa delle istituzioni, risulti particolarmente utile alle élite dominanti, preoccupate dalla Grecia non domata e in cerca di riscatto e dal conflitto bellico in Ucraina. 

Di questo ci parlano episodi come quello del bambino di otto anni sottoposto a un interrogatorio in Francia (apparso sul numero della scorsa settimana) o la criminalizzazione dei profughi dalla Libia compiuta dal capo della Lega Nord).
Appartiene quindi a una buona profilassi politica e culturale porsi alcune domande sulle dinamiche dei recenti attentati in Europa, sulle derive securitarie e soprattutto sulla recente politica estera delle potenze europee, a partire dalla Libia per arrivare alla Siria. 

Sitografia:

Sull'attentato di Copenaghen:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/02/15/copenaghen­killer- autore­degli­attentati­era­danese­noto­allintelligence/1427167/
http://it.wikipedia.org/wiki/Attentati_di_Copenaghen#cite_note­9 

Sugli attentatori di Parigi:
http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/i­killer­chi­sono­charlie.aspx 

Sui combattenti francesi nella guerra civile siriana:
http://it.wikipedia.org/wiki/Combattenti_ribelli_stranieri_nella_guerra_civile_siriana 

Sull'ammissione degli aiuti francesi ai ribelli anti­Assad da parte del presidente francese Hollande:
http://www.ilvelino.it/it/article/2014/08/21/francia­hollande­conferma­consegna­di­armi­a­ribelli- siriani/724d447b­a4ef­4706­a7a8­7a8c301c4bb7/ 

 

 

 

20/02/2015 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Stefano Paterna

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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