Pochi mesi fa qualcosa dipingeva l'Austria come una piccola Stalingrado ecologista. Il candidato dei Verdi vinceva il ballottaggio presidenziale contro il candidato dell'estrema destra. Certo, il fatto che il governo di Grande Coalizione tra socialdemocratici (SPO) e conservatori cattolici (OVP) chiudesse la frontiera al Brennero mandando i militari contro gli immigrati, avrebbe dovuto far svegliare anche i più disattenti. Eppure molti si sono svegliati solo quando si è compiuto il disastro elettorale dello scorso 15 Ottobre.
I risultati
I conservatori dell'OVP sono primo partito, con il 31,5% (+7,5% rispetto al 2013) e ottengono 47 dei 183 seggi (13 in più rispetto al 2013), tanto per mettere ancora in chiaro chi è che esce rafforzto dalle Grandi Coalizioni. Terza forza politica è l'FPO – l'estrema destra – col 26% e 51 seggi (+5,5%, + 11 seggi).
A sinistra si consuma il disastro, i socialdemocratici dell'SPO restano fermi al 26,9% con 52 seggi (+0,1%, seggi invariati). Potrebbe sembrare che i socialdemocratici austriaci siano riusciti nell'impresa di non rimanere triturati dal governo coi conservatori, a differenza dei loro colleghi tedeschi. La verità è però che l'SPO resta a galla solo intercettando una parte del crollo verticale dei Verdi. La Presidenza della Repubblica austriaca non ha evidentemente giovato agli ecologisti, che scendono dal 12,4% del 2013 al 3,8%, finendo fuori dal parlamento. Di fatto l'area della sinistra riformista passa dal 40% dei voti al 31%, da 76 seggi a 52.
Il Partito Comunista Austriaco (KPO) si è presentato in coalizione con i Giovani Verdi – recentemente espulsi dal partito ecologista – nella lista KPOPlus. L'alleanza rosso-verde però ha ottenuto solo lo 0,8%, arretrando sotto l'1% ottenuto dalla lista del solo KPO alle scorse elezioni.
L'unico movimento a sinistra con un risultato positivo è la lista personale presentata da Peter Pilz, ex dirigente ecologista che ha costruito la campagna elettorale sulla questione dei rifugiati, con una linea di accoglienza simile a quella del governo tedesco, e sulla proposta di una tassa patrimoniale abbinata alla riduzione delle tasse per i lavoratori. La lista Pilz ha ottenuto il 4,4% e otto deputati.
Si conferma in parlamento anche la lista liberale NEOS, col 5,3% dei voti e 10 deputato (+0,3%, un deputato in più). Per quanto NEOS si proclami centrista e intrattenga rapporti con i liberaldemocratici europei, alle elezioni presidenziali il partito aveva inizialmente sostenuto il candidato dell'estrema destra.
Dopo le elezioni
Cosa succederà ora?
Kurtz - il trentenne ministro degli esteri che finora ha messo una faccia giovane e fresca sulle politiche sempre più a destra dell'OVP – deve decidersi se allearsi a sinistra con una SPO ormai esangue oppure tornare al governo con l'FPO, come nel periodo 1999-2006. In Austria, non c'è nessun tabù sulle coalizioni con l'estrema destra. Nei fatti, durante il periodo di governo, FPO si è limitata a una “normale politica di destra”, con elementi di razzismo e di liberalismo economico. Oggi il partito della destra austriaca si presenta con un atteggiamento più radicale, più “popolare” e più anti UE, sulla scia di Marine Le Pen.
Il presidente della Commissione Europea Juncker è intervenuto auspicando che Kurtz decida di formare un governo pro-europeo. Considerando la capacità dimostra dall'Unione Europea di provocare rigetto da parte di tutti gli elettorati del continente, si potrebbe quasi scommettere su un governo con l'estrema destra.