Esteri
Un excursus nell’economia e nella società dei cinque paesi in via di sviluppo per ragionare sulle loro prospettive.
Il 27 settembre si terranno le elezioni per il Parlamento della Comunità Autonoma della Catalogna. Si tratta di un appuntamento elettorale di prima importanza per la Spagna, dopo le elezioni amministrative e prima del voto politico che si terrà entro fine anno.
ll Parlamento greco ha approvato le nuove controriforme imposte dalla UE. Ma il primo ministro Alexis Tsipras si trova ad affrontare una vera e propria ribellione dentro Syriza. “Piattaforma di sinistra” ha annunciato, in un appello congiunto con rappresentanti di altre forze di sinistra (tra cui alcuni membri del KKE), che contribuirà alla creazione di un fronte del NO al nuovo memorandum.
Le recenti notizie provenienti dai mercati cinesi, azionario e monetario, stanno suscitando un certo clamore e riacceso il mai sopito dibattito sullo stato della seconda economia al mondo, sulla sua capacità di mantenere gli attuali tassi di crescita e sulla natura di classe del suo sviluppo.
La crisi di sistema non si risolve con il riformismo: le politiche neokeynesiane rilanciano marginalmente il ciclo economico e possono consentire un accumulo di forze anticapitaliste, ma non risolveranno mai la crisi del sistema capitalistico, che potrebbe scegliere soluzioni drastiche (la guerra).
La Cina che conosciamo oggi è frutto di 35 anni di riforme economiche di tipo capitalistico e hanno avuto inizio nel 1979, dopo che nel dicembre del 1978 si era tenuta la riunione del Comitato Centrale del partito, in cui Deng Xiaoping riuscì a primeggiare mettendo da parte Hua Guofeng che aveva esercitato il potere dopo la morte di Mao Zedong e Zhou Enlai.
La corsa agli armamenti nucleari in questi settant’anni non si è mai arrestata.
La “Rete Kurdistan Italia” e l'Uiki Onlus lanciano un appello per una carovana per la pace che dal confine turco raggiunga Kobane. L'appuntamento è a Suruc per il prossimo 15 settembre.
Un excursus nell’economia e nella società dei cinque paesi in via di sviluppo per ragionare sulle loro prospettive
L’organizzazione giovanile di Syriza prende posizione sull’accordo firmato dal Governo Tsipras con l’Eurogruppo, rafforzando la componente del NO all’interno del partito. I giovani compagni greci, con la loro lucida analisi e la tenace passione che anima la loro volontà di lotta, ci fanno riflettere una volta ancora sulla necessità di un approccio più radicale e coraggioso di rottura con il dominio neoliberista dell’UE e dell’Eurozona e, più in generale, con il capitalismo. Lo scenario politico dei prossimi mesi e anni in Grecia non è affatto scontato e in questi giovani risiede la speranza di una ripresa del percorso iniziale intrapreso da Syriza.
Riflessioni sul detto comune: questo può essere giusto in teoria ma non vale per la prassi, in riferimento ai grandi e terribili avvenimenti che dalla Grecia rischiano di sconvolgere l’intera Europa.
Dopo la riunione di Ufa, in Russia, i cinque Paesi membri dei c.d. BRICS si sono riuniti questo mese in Brasile per mettere a punto un accordo che fortifichi le economie dei Paesi emergenti e alternative allo strapotere di USA e Europa.
Prosegue la riflessione, avviata nello scorso numero, nata dalla conferenza dell’antropologo Pablo Rodríguez Ruiz sulla società cubana e sulle trasformazioni in corso nell’isola caraibica che gettano luci e ombre sulla vicenda del recente “riavvicinamento” con il nemico numero uno a stelle e strisce.
La stretta di mano di Vienna potrebbe cambiare molte cose anche per la Siria. Da quattro anni nel piccolo Paese arabo si vive, e spesso si muore, a causa di una guerra civile che sempre più si sta trasformando in una spietata guerra di conquista da parte di milizie di predoni armati e addestrati da potenze straniere (oltre 191mila vittime fino all'agosto dello scorso anno, secondo dati delle Nazioni Unite, e 10 milioni e mezzo di siriani tra sfollati e fuggiti in altri paesi su 23 milioni 695mila abitanti complessivi).
Per gentile concessione del Jacobin Magazine, pubblichiamo la traduzione dell’intervista fatta da Sebastian Budgen a Stathis Kouvelakis, membro del comitato centrale di SYRIZA e tra i dirigenti della componente interna “Piattaforma di Sinistra”. L’intervista è stata svolta il 14 luglio 2015, cioè il giorno prima del voto al parlamenti greco sull’accordo-base per il terzo memorandum, alcune considerazioni minori potrebbero essere state superate dai fatti.
Un excursus nell’economia e nella società dei cinque Paesi in via di sviluppo per ragionare sulle loro prospettive. In questa seconda parte ci occupiamo del Brasile
La finzione dell'Europa democratica sembra finita. I poteri del capitale finanziario gettano la maschera e la Commissione Europea e la BCE si manifestano per esserne i "tutori" politici ed economici. Tsipras sembra aver accettato tutte le condizioni come l'accordo "migliore possibile", posizione sostenuta per solidarietà anche da larga parte della sinistra alternativa nel nostro paese. Ma i dissensi crescono proprio all'interno di Syriza e lo stesso Varoufakis esprime le sue critiche della gestione del dopo-referendum.
La conferenza dell'antropologo cubano Pablo Rodríguez Ruiz ci fa conoscere più da vicino la società cubana contemporanea spesso mistificata dai nostri mass media, e suscita una serie di interrogativi sul carattere delle trasformazioni innescate dal riavvicinamento Cuba-Stati Uniti.
Il popolo greco dà l’esempio all’Europa e al mondo: con coraggio e lucidità ha respinto l’ignobile diktat della finanza internazionale ed europea. Ha riportato una prima vittoria affermando che la democrazia esiste soltanto se si pone al servizio del progresso sociale. Ha smascherato la farsa democratica che accetta di sottomettersi al degrado delle condizioni sociali preteso dalla dittatura della finanza. Il progresso sociale è illegale in Europa.
Un excursus nell’economia e nella società delle cinque potenze emergenti per ragionare sulle loro prospettive.
Fin dagli inizi degli anni ’80 i piani imperialisti tendenti a garantire la sopravvivenza d’Israele e la sua affermazione nel Grande Medio Oriente prevedevano un radicale processo di balcanizzazione del Mondo Arabo le cui tappe sarebbero dovute essere lo smantellamento dell’Irak, della Siria e del Libano. Da 4 anni la Siria sta resistendo agli attacchi che puntano alla disgregazione della convivenza tra le sue molteplici comunità etnico-religiose, che nella regione rappresentava un raro, se non unico, esempio di laicità.
Sembra proprio che la Grecia, con la scelta del referendum, abbia messo allo scoperto le contraddizioni dell'Europa monetarista a guida tedesca. Ne parla in un’intervista su Controlacrisi Vladimiro Giacché.
Nel Trattato Transatlantico per il libero commercio e gli investimenti tra Unione Europea e Stati Uniti (TTIP) che tra pochi giorni sarà ridiscusso a Strasburgo, si prevede anche l’inserimento dell’arbitrato internazionale per le controversie tra Stati e investitori privati esteri. Una clausola pericolosissima per lo stato di diritto e per l’autodeterminazione di ogni singolo stato firmatario del futuro trattato.
Un Partito Comunista ha bisogno come condizione necessaria per la sua esistenza di un organo d’informazione comunista. Attraverso il giornale il partito vive nella battaglia ideologica, cerca continuamente l’analisi e le contraddizioni dello stato di cose esistenti e dunque favorisce l’aderenza del Partito al movimento reale.
La caduta del muro di Berlino ha favorito paradossalmente il proliferare di nuove barriere di separazione in tutto il mondo. In realtà è il prevalere nella lotta per l’egemonia, anche nella a-sinistra, di posizioni nazionaliste ed eurocentriche, e la debolezza delle posizioni internazionaliste e antimperialiste a favorire il sorgere di nuovi muri, che separano nelle città i ricchi dai poveri, a livello internazionale i paesi dominati dai paesi subalterni.
Pubblichiamo i documenti finali della Cumbre de los Pueblos che si è tenuta l’11 e il 12 giugno a Bruxelles. Per il primo documento ringraziamo Alessandro Pagani che ha svolto la traduzione dal castigliano per ALBAInformazione.
La destabilizzazione dell’Unione Europea, le prossime elezioni presidenziali negli USA e la recrudescenza della “guerra al terrorismo”, rappresentano solamente alcuni dei fattori di allarme che devono risospingere i comunisti a riavviare una nuova e ampia mobilitazione internazionalista contro la guerra e contro la NATO.