Contro ogni previsione, contro ogni sondaggio, nonostante anni di crisi, sconfitte e scandali – l’ultimo in ordine di tempo scoppiato a poche ore dal voto – la destra del Partito Popolare ha vinto le elezioni spagnole del 26 Giugno. Non solo il PP è rimasto il primo partito spagnolo, è anche riuscito a guadagnare quasi settecentomila voti nonostante il calo dell’affluenza generale.
di Paolo Rizzi
Votanti 2015 |
Votanti 2016 |
25,428,532 |
24,161,083 |
Partito |
Percentuale 2016 |
Variazione |
Seggi 2016 |
Variazione |
PP |
33,03% |
+4,32% |
137 |
+14 |
Ciudadanos |
13,05%% |
-0,89% |
32 |
-8 |
Coalicion Canaria |
0,33% |
+0,01% |
1 |
0 |
CDC |
2,01% |
-0,24% |
8 |
0 |
PSOE |
22,60% |
+0,60% |
85 |
-5 |
ERC |
2,63% |
-0,30% |
9 |
0 |
PNV |
1,20% |
0% |
5 |
-1 |
Unidos Podemos |
21,18% |
-3,26% |
71 |
0 |
EH Bildu |
0,77% |
-0,06% |
2 |
0 |
Altri |
3,28% |
-0,18% |
0 |
0 |
Esce sconfitta dalle elezioni la coalizione delle sinistre Unidos Podemos che, con “solo” il 21,1% dei voti, perde più del 3% rispetto alle liste separate presentate da Podemos e da Izquierda Unida (alleanza di cui fa parte il Partito Comunista Spagnolo) solo 6 mesi fa. La sinistra sperava, sommando i voti, di sorpassare i socialdemocratici del PSOE, di avere il secondo gruppo parlamentare e poter guidare un tentativo di dare al paese un governo di “unità popolare”, come quelli che guidano Madrid e Barcellona. Alla prova dei fatti l’unità elettorale ha portato meno voti, permettendo comunque di mantenere il livello di 71 seggi. I socialdemocratici del PSOE e la destra legalitaria dei Ciudadanos, rispettivamente, avanzano e arretrano di poco meno di un 1%. Dentro Podemos è già cominciata la critica al leader Pablo Iglesias per avere scelto l’alleanza coi comunisti.
Pur rimanendo lontani dai livelli dell’epoca del bipartitismo, il PSOE e il PP hanno dimostrato di non essere morti e di essere gli unici due partiti in grado di formare un governo. Insieme, i 137 parlamentari popolari e gli 85 socialdemocratici potrebbero formare un governo stabile ma l’esecutivo del PSOE ha deliberato di non voler portare al governo il leader popolare Mariano Rajoy, neanche astenendosi. Al momento della chiusura del nostro giornale, Rajoy ha sottoposto al PSOE una serie di proposte politiche per ottenere l’investitura. Quel che è certo, è che le trattative saranno lunghe e che questa volte non possono concludersi con un nulla di fatto.
L’incarico di governo dovrà essere affidato dal re Filippo VI che, tradizionalmente, lo affida alla prima lista. Dopo le scorse elezioni il monarca aveva compiuto una scelta irrituale scavalcando i popolari e affidando l’incarico al socialdemocratico Pedro Sanchez che, infine, non era riuscito a trovare una maggioranza. Il monarca ha ampia discrezionalità sui tempi e sull’assegnazione dell’incarico di governo
La Catalogna e le altre nazioni
Tra le forze regionaliste, non si registrano grandi variazioni. Praticamente invariate le percentuali della Coalicion Canaria che mantiene il suo seggio mentre nei Paesi Baschi perdono un seggio i socialdemocratici del PNV e rimane stabile la sinistra radicale di EH Bildu.
Partiti catalani |
Voti 2016 |
Variazione |
Unidos Podemos - En Comú Podem |
24,51% |
-0,23% |
Esquerra Republicana de Catalunya |
18,17% |
+2,19% |
PSOE – Socialistas Catalanos |
16,12% |
+0,42% |
Convergencia Democratica de Catalunya |
13,92% |
-1,16% |
Ciudadanos |
10,93% |
-2,12% |
PP |
13,36% |
+2,24% |
Altri |
2,99% |
-1,34% |
Blocchi |
Voti 2016 |
Pro indipendenza catalane |
32,09% |
Anti indipendenza catalana |
40,44% |
Per il diritto a scegliere |
26,35% |
Altre posizioni / non schierati |
1,12% |
Rispetto alla questione dell’indipendenza catalana, l’equilibrio tra i blocchi non si è modificato sostanzialmente. I partiti del governo indipendentista catalano – i conservatori di Convergència Democràtica de Catalunya e i socialdemocratici della Esquerra Republicana de Catalunya – arretrano leggermente mentre nel campo degli anti indipendentisti c’è una leggera crescita del ramo catalano del PSOE e un travaso di voti dai Ciudadanos al PP. Tra coloro che invece si schierano per il “diritto a decidere”, cioè a rimandare la decisione sull’indipendenza catalana, arretra leggermente Unidos Podemos e aumenta il piccolo partito ecologista PACMA. La vera novità nel campo del “diritto a decidere” è però il deciso spostamento di Podemos verso questa posizione: da posizione assunta controvoglia per poter fare l’alleanza locale con Izquierda Unida, il partito di Pablo Iglesias ha via via assunto il referendum catalano come una condizione necessaria per discutere le alleanze politiche.