In questo articolo intendiamo denunciare quanto possa essere profondamente falsa, ipocrita e razzista l’ideologia dominante nell’Unione europea, in particolare per quanto riguarda la politica internazionale e la posizione sui principali conflitti in atto. Ancora più nello specifico dimostreremo quanto possa essere arbitraria e del tutto incoerente il richiamarsi a grandi princìpi universali nel conflitto in Ucraina per applicare una politica radicalmente opposta a quanto predicato nel conflitto in Palestina. Naturalmente qui non ci si può appellare alle differenze fra le due guerre, dal momento che si tratta di princìpi che pretendono di essere universali. Per ragioni di spazio non scenderemo nei particolari nel dimostrare quanto a sproposito tali princìpi universali vengono strumentalizzati per una narrazione del tutto ideologica della guerra in Ucraina. Ci concentreremo sulla più sfacciata e vergognosa utilizzazione di due pesi e due misure completamente differenti. Si tratta di una smaccata dimostrazione del modo in cui i governanti dell’Ue considerano i loro stessi popoli che dovrebbero servire o, quantomeno, rappresentare, come se fossero degli eterni bambini neanche capaci di comprendere una così lampante contraddizione. Questa è peraltro la considerazione che hanno degli altri popoli del mondo, che non dovrebbero avere nulla da ridire su una autoconfutazione degli stessi princìpi su cui pretenderebbe basarsi la politica estera dell’Unione europea. Naturalmente tale palese contraddizione non può in nessun modo sfuggire a intellettuali e diplomatici di tutto il mondo, il che comporta una allarmante perdita di credibilità e, di conseguenza, di capacità di egemonia dell’Ue sul piano internazionale.
Ma procediamo con ordine limitandoci alle ultime, in ordine temporale, clamorose contraddizioni. Per quanto riguarda il conflitto in Ucraina all’interno dell’Unione europea non si fa che ribadire che nessuna contestualizzazione storica può mettere in discussione che c’è un invasore e un invaso, una grande potenza che pretende conquistare un paese più debole. Anche perché si tratterebbe di una guerra di invasione, che rischierebbe di distruggere l’ordine internazionale, se si consentisse una conquista violenta senza nessun mandato da parte dell’Onu.
In tal caso, quindi, non si potrebbe che stare in modo incondizionato con l’Ucraina e sostenere in ogni modo il paese occupato e non si potrebbe che rompere ogni relazione con la Russia, imporre un embargo unilaterale, perché le Nazioni unite sarebbero bloccate dal diritto di veto dell’invasore. Anzi bisogna accogliere e far intervenire in ogni occasione il presidente del governo ucraino, senza considerare minimamente i suoi misfatti antidemocratici, come mettere fuori legge gli unici reali partiti di opposizione e contrari all’escalation della guerra.
Dunque, mutatis mutandis, i paesi dell’Unione europea avrebbero dovuto schierarsi non solo senza se e senza ma dalla parte dei palestinesi, ma dalla parte del governo della Striscia di Gaza, per il cui leader avrebbero dovuto imbastire un culto della personalità pari a quello che hanno approntato per Zelensky. Al contrario i paesi dell’Unione europea si sono sostanzialmente, non solo e non tanto a parola ma nei fatti, schierati dalla parte di Israele, hanno denunciato come terrorista il governo palestinese di Gaza e nessuno mai ha pensato schierarsi dalla parte dei palestinesi. Al contrario, di fatto, con gli Stati Uniti i paesi dell’Unione europea sono fra i principali mandanti del genocidio.
Allo stesso modo, si è imposto un embargo del tutto al di fuori della legalità internazionale alla Russia, arrivando addirittura a utilizzare i depositi bancari della Federazione russa come garanzia dei prestiti all’Ucraina arrivando a rompere qualsiasi forma di collaborazione anche sul piano culturale con questo grande paese. Con livelli di russofobia davvero estremi per cui si è giunti a vietare a un gatto russo di partecipare a un concorso di bellezza o si sono vietati convegni su classici della cultura russa. Anzi tali misure draconiane sono state imposte anche alla Bielorussia, solo perché alleata della Russia e con la Cina l’Ue si è spinta sino a guastare gli stessi rapporti commerciali con questo enorme mercato, per la smania di attaccare la Repubblica popolare per aver mantenuto buoni rapporti con la Russia [1].
Dovendo applicare questi princìpi alla questione palestinese, l’Unione europea, per mantenere un minino di credibilità sul piano internazionale, avrebbe dovuto boicottare tutto ciò che viene da Israele e dai suoi alleati, in primo luogo gli Stati uniti e in secondo luogo i paesi della stessa Unione europea, che si sarebbe dovuti auto rimproverare pubblicamente e, anzi, avrebbe dovuto mettere in discussione gli stessi scambi commerciali con altri paesi dell’Ue, in quanto le nazioni che la compongono hanno mantenuto buoni rapporti con Israele, evidentemente il paese invasore in questo caso.
Arrivando alle prese di posizione ancora più recenti, abbiamo assistito all’insorgere dei paesi Ue perché gli Stati uniti hanno aperto delle trattative con la Russia, mirando a una descalation del conflitto, senza coinvolgere direttamente né l’Ucraina e tanto meno l’Unione europea. Quest’ultima avrebbe dovuto partecipare al summit in quanto avrebbe sostenuto lo sforzo bellico ucraino, rifornendola di più armi degli Usa.
Mutati mutandis l’Unione europea avrebbe dovuto divenire il principale fornitore di armi dei gazawi e pretendere che ogni trattativa di pace fra Qatar, Egitto e Usa avrebbe dovuto vedere la partecipazione anche dei rappresentanti di Hamas e dei paesi che più hanno sostenuto i gazawi, dagli Houti a Hezbollah, fino all’Iran. Al contrario i paesi dall’Ue non solo hanno coperto sul piano internazionale e dei rifornimenti la proditoria aggressione imperialista israeliana all’Iran, ma sono arrivati, per bocca del capo del governo più importante e potente dell’Unione, a riconoscere apertamente che occorre ringraziare Israele in quanto starebbe facendo il lavoro sporco per tutti noi.
Così in un più unico che raro momento di onestà intellettuale il principale leader tedesco ha candidamente ammesso ciò che generalmente devono fare di tutto per occultare, ossia di essere i principali mandanti insieme agli Stati uniti di tutte le malefatte degli israeliani.
L’Unione europea ha inoltre costantemente insistito, persino nei confronti di Trump, che nessun accordo di pace è possibile senza coinvolgere e avere l’assenso da parte del governo ucraino. Mentre al contrario anche i paesi occidentale che si sono impegnati a poter riconoscere lo Stato di Palestina hanno però posto come precondizione che i palestinesi rinunciassero a qualsiasi traccia del diritto ad autodeterminarsi. Per cui il partito storicamente decisamente maggioritario palestinese nella striscia dovrebbe essere non solo messo fuori da ogni governo, ma gli dovrebbe essere impedito persino di partecipare alle elezioni.
L’Ue poi non ha fatto che sostenere, persino contro gli Usa di Trump, verso i quali in altre occasioni dimostra un servilismo davvero imbarazzante, che il modo migliore per arrivare alla fine della guerra sarebbe rifornire con armi sempre più potenti l’Ucraina, che le consentano di colpire in profondità in territorio russo, anche con azioni terroriste.
Anche in questo caso, mutatis mutandis, l’Ue avrebbero dovuto continuamente fornire di armi, anche di distruzione di massa, i palestinesi, dandogli l’opportunità di colpire in profondità nel territorio israeliano, senza protestare nemmeno dinanzi a operazioni terroriste. Anzi, dovendo usare lo stesso metro adottato con la Russia, per l’Ue un ufficiale israeliano colpito con un attacco terroristico mentre è in abiti civili dai palestinesi dovrebbe essere un obiettivo legittimo, come non ci sarebbe nulla di male nel colpire con una bomba un influencer filosionista, senza nemmeno protestare quando per sbaglio al suo posto di fa saltare in aria la figlia.
Al contrario lo Stato palestinese per essere riconosciuto da alcuni paesi europei dovrebbe essere disarmato, mentre non si fa che insistere sul pieno diritto all’Ucraina di entrare a far parte della Nato e sulle necessarie garanzie di sicurezza da parte degli Stati Uniti o dei paesi dell’Unione europea. Proprio all’opposto ci si preoccupa quasi esclusivamente delle garanzie di sicurezza per Israele, cioè per la potenza occupante. Il che vorrebbe dire, cambiando scenario, preoccuparsi delle garanzie di sicurezza della Russia piuttosto che di quelle dell’Ucraina o più semplicemente occuparsi della sicurezza di uno stato palestinese disarmato di contro all’unica potenza nucleare del Medio oriente.
I paesi occidentali inoltre oltre a pretendere il disarmo della resistenza palestinese, vorrebbero imporre ai palestinesi che Hamas, sebbene sia ancora quasi certamente la forza politica più popolare nella striscia, non possa presentarsi alle elezioni. Seguendo questa logica i paesi dell’Ue per continuare a riconoscere lo Stato ucraino avrebbero dovuto imporre che il partito di governo, del tanto osannato Zelensky, fosse escluso dalle future competizioni elettorali e che il paese sarebbe dovuto rimanere demilitarizzato. Paradossalmente è stata proprio questa, da sempre, la principale richiesta della Russia, giudicata assolutamente inaccettabile dall’Ue. Al contrario i paesi dell’Unione europea, a eccezione dell’Ungheria, stanno facendo tutto perché il conflitto resti aperto nell’Europa orientale, continuando a riarmare l’Ucraina e imponendo nuove sanzioni unilaterali alla Russia.
Tanto più si è stravolta l’economia dell’Unione europea in vista di una guerra con la Russia considerata necessaria e imminente, sino ad arrivare a minacciare, da parte delle potenze nucleari dell’Europa occidentale, che sarebbero pronti a utilizzarle anche nel caso in cui paesi alleati siano attaccati con armi convenzionali. Dunque, per mantenere un minimo di credibilità, Francia e Gran Bretagna dovrebbero minacciare Israele con le armi nucleari nel caso continuasse i suoi bombardamenti a tappeto sui palestinesi.
Infine, si insiste tanto per difendere l’integrità territoriale originaria dell’Ucraina, compresa la Crimea in cui la stragrande maggioranza della popolazione ha votato per l’annessione alla Russia, e si afferma che nessuno cedimento territoriale è ipotizzabile se non all’interno di un equo scambio. Mentre per quanto riguarda la Palestina sentiamo costantemente da parte dei paesi dell’Unione europea che l’unica soluzione sarebbe due Stati per due popoli. In questo caso non si tiene minimamente conto del diritto dei palestinesi all’autodeterminazione, né nessuno si preoccupa minimamente dell’integrità territoriale originaria della Palestina. Lo Stato palestinese dovrebbe sorgere su meno del 22% della Palestina storica, anche perché in questo quinto che rimarrebbe ai palestinesi si sono sviluppati sempre più insediamenti coloniali che rischiano di ridurre il futuro Stato a una serie di bantustan, di ghetti privi anche della continuità territoriale.
Note:
[1] Pensate cosa sarebbe successo se il governo cinese avesse, in un summit internazionale, rimproverato pesantemente l’Unione europea per aver mantenuto buoni rapporti con gli Stati uniti, dopo che questi ultimi avevano aggredito, senza nemmeno dichiarare guerra l’Iran, con il quale stavano da tempo trattando.