Ristrutturazione aziendali in corso anche senza i licenziamenti collettivi. Il ruolo concertativo dei sindacati complici

Il governo deve ancora decidere in materia di deroga al blocco dei licenziamenti, in scadenza al 31 Marzo. Nel frattempo i padroni da mesi considerano soluzioni alternative per ridurre il costo del personale e favorire il turnover. Questi strumenti sono possibili solo con la partecipazione attiva dei sindacati firmatari di contratto e delle Rsu.


Ristrutturazione aziendali in corso anche senza i licenziamenti collettivi. Il ruolo concertativo dei sindacati complici

La nuova concertazione ha bisogno della partecipazione attiva dei sindacati ai processi di ristrutturazione. Non siamo noi a dirlo ma direttamente i padroni che nei mesi del blocco dei licenziamenti collettivi hanno operato scientemente per trovare soluzioni indolori, si fa per dire, e alternative a quelle classiche per ridurre organici e costi di manodopera. 

Non che le associazioni datoriali abbiano rinunciato a chiedere, e saranno in questo accontentati, il ripristino dei licenziamenti collettivi; esistono tuttavia altre forme per raggiungere gli obiettivi a loro cari.

Prendiamo per esempio i rinnovi degli appalti. L’attuale normativa non consente tutele reali: in nome dell’autonomia di impresa, le clausole sociali a difesa dell’occupazione, sono facilmente aggirabili e nel caso di appalti privati si procede con manifestazioni di interesse, scaricando sui futuri appaltatori l’onere della riduzione dei posti di lavoro quando terminerà il divieto dei licenziamenti collettivi.

Il licenziamento collettivo può aspettare dunque qualche mese se ne frattempo sarà possibile ristrutturare le attività produttive e la loro stessa organizzazione. Per raggiungere questo obiettivo padronale c’è bisogno della attiva partecipazione di sindacati complici.

In questi mesi di blocco dei licenziamenti collettivi, per non accendere la miccia sociale, si è lavorato alacremente per favorire altre “forme socialmente responsabili di gestione di eventuali esuberi di personale”. E all’occorrenza, come il caso piacentino insegna, ci sono pur sempre i decreti sicurezza di Salvini per la repressione delle avanguardie conflittuali nei posti di lavoro.

Il modello concertativo ha bisogno di rafforzare il welfare aziendale, anche per favorire previdenza e sanità integrative, rafforzando questo sistema nei prossimi contratti pubblici. 

È quindi possibile ricorrere ai fondi di solidarietà, la cui funzione sarà oggetto di revisione per piegarli ai dettami padronali e favorire prepensionamenti di manodopera vicino alla pensione.

I padroni sostituiscono dipendenti vecchi con nuovi facendo pagare alla collettività e ai lavoratori i costi e assumendo a livelli retributivi decisamente più bassi.

Dove non sarà possibile ricorrere agli ammortizzatori sociali ci si potrà avvalere dell’assegno ordinario dei fondi di solidarietà e di accordi sindacali per processi di ristrutturazione che dovranno vedere protagonisti gli stessi sindacati.

In alcuni casi i costi saranno soprattutto a “carico” delle aziende che nel corso degli anni ci guadagneranno sempre, pagando meno la nuova forza lavoro. Il carico sulle imprese riguarda prestazione e contribuzione figurativa come previsto oggi per l’assegno straordinario dei fondi solidarietà e la iso-pensione. Ma anche su questo punto in parlamento si stanno muovendo lobby trasversali per far pagare alla collettività i costi delle imprese. Ancora più numerosi saranno i casi di contratti in espansione con tanto di “integrazione della Naspi” attraverso i fondi solidarietà.

I contratti di espansione, tanto cari a certi sindacati, sono una autentica vergogna, finalizzati come sono ai processi di ristrutturazione per ridurre la forza lavoro e far valere i percorsi di formazione e riqualificazione del personale ad uso e consumo delle imprese. Per questo dubitiamo che siano un’ancora di salvezza per i lavoratori, mentre di certo saranno di grande aiuto per i processi di ristrutturazione che oggi, più di ieri, necessitano della collaborazione attiva dei sindacati.

19/03/2021 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Federico Giusti

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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