Il catastrofismo al servizio del capitalismo

Pur di non parlare di crisi strutturale e irreversibile del modo capitalistico di produzione, pur di non ricordare che l’unica reale alternativa a un generale regresso della civiltà umana è la transizione al socialismo, sedicenti scienziati – di fatto ideologi al servizio degli attuali rapporti di proprietà – teorizzano il “necessario” declino dello stesso Homo sapiens.


Il catastrofismo al servizio del capitalismo Credits: https://it.sputniknews.com/opinioni/201907017830698-catastrofismo-climatico-luomo-sarebbe-troppo-potente-se-riuscisse-a-condizionare-il-clima-/

La tendenza a naturalizzare la crisi strutturale del modo di produzione capitalistico dipende dal fatto che gli intellettuali borghesi ritengono, come osservavano già Karl Marx e Friedrich Engels nel Manifesto del partito comunista, il capitalismo come l’unico sistema possibile. Di conseguenza la crisi del modo di produzione capitalistico e la conseguente crisi della civiltà umana che comporta diviene uno scenario disastroso e apocalittico non solo per il genere umano, ma per il pianeta terra e il sistema solare nel suo complesso, come ad esempio mostra esemplarmente un film cinese di fantascienza recentemente distribuito da Netflix: The wandering earth.

Più in generale – a ulteriore dimostrazione del dominio incontrastato del pensiero unico, sostanzialmente tutte le opere di fantascienza non sanno che immaginare un futuro distopico – naturalizzando la crisi di civiltà che rischia di produrre la progressiva crisi del capitalismo, se non si riaffermerà nel frattempo l’alternativa della transizione al socialismo, ipotesi nemmeno contemplata nelle opere di fantascienza. Siamo così passati dalle epoche di sviluppo del sistema capitalistico – quando si credeva lo sviluppo economico, tecnologico e scientifico inarrestabile e tale da garantire una relativamente rapida soluzione ai problemi dell’umanità – all’ideologia catastrofista figlia della crisi del medesimo modo di produzione.

Diversi “scienziati” sono già impegnati a prevedere quella che definiscono la sesta estinzione di massa, la quale non solo eliminerà la specie umana, “ma metterà fine al dominio dei mammiferi sul pianeta terra”. D’altra parte una recentissima ricerca internazionale pubblicata dalla rivista scientifica The Lancet sostiene che ormai il “il declino dell’Homo sapiens sta per cominciare” [1]. Il rischio dinanzi a tali scenari apocalittici e catastrofisti è quello delle profezie che si auto-avverano. Nel senso che una volta stabilito, sulla base della necessità scientifica, uno scenario catastrofico per la stessa vita umana sulla terra, tale possibile scenario diviene naturale, quindi, necessario e non ci si preoccupa più che tale apparente oscuro destino non è altro che il prodotto della necessaria crisi sovrastrutturale del modo di produzione capitalistico. Un modo di produzione che non ha nulla di naturale, ma è un prodotto storico dell’uomo, che l’uomo stesso ha finito per imporre a livello internazionale. Dunque, nel momento in cui tale struttura economica e sociale non favorisce più lo sviluppo della civiltà umana, dovrebbe essere naturale – al contrario di quanto avviene oggigiorno – che gli uomini, come sempre avvenuto nella storia precedente, si preoccupino di sperimentare un modo di produzione più giusto e razionale, come quello socialista.

Ciò non può che spiegare la necessaria damnatio memoriae da parte dell’ideologia dominante di tutto ciò che ha a che fare con i tentativi storici di transizione al socialismo. In tal modo, dopo aver condannato all’eterna dannazione ogni tentativo di superare in senso progressista il modo di produzione capitalistico, si tratta, da parte dell’ideologia dominante, di elaborare scenari vieppiù apocalittici e catastrofisti, per naturalizzare la crisi dovuta a bene determinati rapporti di produzione e di proprietà. Pur di salvaguardare questi ultimi che, con il passare del tempo, divengono sempre più irrazionali e ingiustificati, diviene necessario predire degli scenari che renderebbero naturali e necessari gli esiti catastrofici e distopici, già prospettati dalla gran parte delle opere di fantascienza.

Dinanzi alla catastrofe in atto a livello globale prodotta sempre più direttamente dalla crisi strutturale e irreversibile del modo di produzione capitalistico, gli ideologi più accorti e raffinati, che non devono darla a bere al popolo bue, ma vogliono convincere gli stessi intellettuali “indipendenti”, è evidente che non possono più ricorrere a ormai squalificate apologie dirette dell’attuale modo di produzione dominante, ma debbono elaborare delle più complesse forme di apologia indiretta, sulla falsa riga dell’antico adagio: “après moi le déluge!”.

Che non si tratti di una presunta naturale decadenza del genere umano, ma di un sistema economico ormai contrario agli interessi della grande maggioranza del genere umano, che andrebbe sostituito con il sistema socialista, l’unico in grado di risolverne in senso progressivo le contraddizioni, lo dimostra, nel modo più eclatante, l’opposto modo di far fronte alla pandemia. Nei paesi a capitalismo avanzato non vi è stata nessuna prevenzione, nessuna collaborazione fra paesi, non è stata riconosciuta nessuna priorità alla salute della popolazione, puntando tutto sul profitto individuale immediato di pochi a detrimento della grande maggioranza della popolazione. Inoltre nella popolazione si è diffusa una eticità individualista ed egoista che ha reso ancora più difficile contrastare la pandemia. Così fra i dieci paesi al mondo più colpiti dalla pandemia ben sette sono europei, cui si aggiungono naturalmente gli Stati Uniti di Trump e il Brasile di Bolsonaro. Paesi in teoria alleati sul piano internazionale, la maggioranza dei quali sono parte integrante dell’Unione europea, e ciò nonostante i governi, invece di stabilire una strategia comune, si sono ostacolati a vicenda. È quanto documenta un’inchiesta recentemente pubblicata dal prestigioso quotidiano britannico “The Guardian” sugli errori commessi dall’Unione Europea.

A farne le spese è stata in primo luogo l’Italia, in quanto colpita per prima, per la sua completa impreparazione e mancanza di prevenzione, dall’epidemia. Tanto che quando l’Italia ha chiesto ai propri alleati e ai paesi dell’Unione europea la fornitura di mascherine e di altri dispositivi utili a far fronte all’epidemia, tutti questi paesi, nessuno escluso, hanno risposto bloccandone l’esportazione. Anzi, si arrivò ben presto a una chiusura unilaterale delle frontiere tra i Paesi dell’area Schengen. Come ha denunciato lo stesso commissario europeo per la gestione delle emergenze: “fu una decisione sbagliata che creò un mucchio di problemi”, bloccando merci essenziali per far fronte alla pandemia “come i dispositivi medici, per non parlare del cibo”.

Al contrario radicalmente opposta è stata le reazione dei paesi in transizione al socialismo, come ha documentato persino la rivista ufficiale della Royal Society of Medicine, una delle istituzioni scientifiche più
blasonate al mondo, che ha contrapposto il modo di far fronte al virus di paesi capitalisti come la Gran Bretagna, gli Stati Uniti o il Brasile a paesi guidati da partiti comunisti come Cuba e il Vietnam. Così, al contrario delle sopra citate superpotenze capitaliste, che hanno totalizzato il numero maggiore di decessi, Cuba nonostante il blocco economico è stato fra i paesi al mondo che più efficacemente hanno contrastato la pandemia, tanto da poter aiutare da subito la Cina [2] e poi anche paesi capitalisti come l’Italia [3]. Tanto che John Ashton, uno dei più noti esperti di salute pubblica nel Regno Unito, ha sostenuto a tal proposito: “il paragone della Gran Bretagna con un Paese come Cuba, che ha riposto in maniera eccellente all’emergenza, illustra ciò che si sarebbe potuto fare se non ci fossimo accaniti nella distruzione di un sistema sanitario pubblico e avessimo rafforzato a livello nazionale le cure primarie”.

Dunque, anche per quanto riguarda la pandemia i disastri che ha prodotto non hanno nulla di naturale, di necessario, di inevitabile, ma sono strettamente connessi alle scelte economiche e sociali e alla scala di valori di un paese, scelte e valori necessariamente antitetici fra paesi imperialisti e paesi in transizione al socialismo. Così, al contrario dei tagli alla sanità pubblica e a ogni forma di prevenzione operati dai paesi imperialisti, a Cuba, come testimonia la Royal Society of Medicine, “decine di migliaia di medici di base, infermieri e specializzandi hanno passato al setaccio ogni abitazione nel Paese a piedi, testando tracciando e isolando in centri gestiti dallo stato i casi sospetti per 14 giorni”.

D’altra parte, forse il principale centro mondiale per il monitoraggio della pandemia, l’Osservatorio epidemiologico della Johns Hopkins University, ha evidenziato l’ottima performance di un altro paese in transizione al socialismo. Il Vietnam, con cento milioni di abitanti, al confine con la Cina, ha iniziato gli screening sui passeggeri in arrivo sin dall’11 gennaio e chiuso le scuole entro la fine del mese, per riaprirle in sicurezza a inizio maggio. La capacità di test è arrivata a 27 mila tamponi giornalieri, quasi mille per ogni caso registrato. Ciò ha consentito al Vietnam di raggiungere un risultato assolutamente eccezionale con appena 369 casi e nessuna vittima e con una recessione economica molto limitata rispetto ai disastri prodottisi nei paesi a capitalismo avanzato.

Note:

[1] Cfr., a dimostrazione di quanto tali ideologie siano pervasive anche nella sinistra sedicente comunista, l’articolo di Andrea Capocci, Lancet: “Il declino dell’Homo sapiens sta per cominciare”, pubblicato il 15/7/2020 su “Il manifesto”.
[2] Come ha ricordato J. Ashton, docente emerito all’università di Liverpool e alla London School of Hygiene and Tropical Medicine, “Cuba è stata una dei primi Paesi a inviare operatori sanitari a Wuhan, già in gennaio, uno dei tanti esempi del suo impegno nella solidarietà internazionale durante le crisi umanitarie”.
[3] Durante i mesi di emergenza legati alla pandemia, mentre i paesi dell’Unione europea bloccavano le mascherine ordinate dall’Italia in Cina e il presidente degli Stati Uniti vietava agli statunitensi di progettare vacanze in Italia, bloccando i voli con il paese,  36 medici e 15 infermieri cubani intervenivano in Lombardia, epicentro della pandemia, mentre altri 39 fra medici e infermieri intervenivano a sostegno del Piemonte, anch’esso governato da una giunta di destra.

07/09/2020 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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L'Autore

Renato Caputo

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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