Economia e Lavoro

I media, Renzi e il suo ministro del lavoro Poletti si attaccano allo 0,1 per cento in meno di disoccupazione registrato tra la fine del 2014 e l'inizio del nuovo anno, ma non commentano l'aumento del debito pubblico sino alla soglia del 132,1 per cento e il calo dello 0,4 del Pil. Anche Marchionne si avventura a preventivare più assunzioni a Melfi, tanto per ora non deve pagare. Nella rinuncia a qualsiasi politica industriale si opta per l'ottimismo forsennato, sperando che questo serva a far riprendere gli investimenti.

Quarta parte dell’escursione a tappe tra le lacune dell’economia politica. Keynes.

Archiviato lo sciopero, il maggiore sindacato italiano è scomparso da tutti i conflitti nel paese. Questa Cgil soffre la stessa sostanziale impotenza della minoranza Pd nei confronti di Renzi. Dilaniata tra il voler contrastare il governo e l'incapacità di farlo davvero, la Cgil archivia lo sciopero generale e torna all'abulia confusa.

Terza parte dell’escursione a tappe tra le lacune dell’economia politica. Marx e le cause della crisi.

Le politiche di austerità nascono in Europa ma si concretizzano nei nostri luoghi di lavoro, nei nostri spazi sociali. Proprio nei comuni, dove si tocca con mano la dura realtà dei tagli, esse appaiono in tutta la loro efferatezza antisociale e antioperaia. Dunque bisogna evitare di proseguire oltre nella contraddizione causata dall'essere contro le politiche di austerità in Europa e al contempo pensare di governarle sui territori.

 

L'attacco più radicale e coerente ai negazionisti proviene da Marx il quale ha dimostrato sia la possibilità della crisi, confutando la legge degli sbocchi, sia le cause che rendono concreta ed effettuale questa astratta possibilità.

 

Il 9 luglio 2014 Massimo De Felice, Presidente dell’INAIL, legge in Parlamento - come atto dovuto - la relazione annuale relativa all’andamento della vita dell’Istituto nell’esercizio finanziario 2013. Vengono presentati tre aspetti: i dati sugli infortuni e le malattie professionali (open data), la sintesi di bilancio e le prospettive. Quanto a queste ultime, si precisa che la nuova vocazione dell’INAIL non è più solo assicurativa, ma dedicata all’evoluzione verso la consulenza e la prevenzione del controllo sulle aziende (87% in posizione irregolare), con una prospettiva di “premialità” per quelle virtuose, o per quelle che decidono di ordinare la propria posizione.

“Il quantitative easing contribuirà ad aumentare ancora di più la forbice tra ricchi e poveri. Andrà a beneficio dei proprietari mentre i salari continueranno a rimanere sotto pressione per la disoccupazione e la concorrenza tra i lavoratori”.

Escursione a tappe tra le lacune dell’economia politica. Prima parte, i negazionisti: questa crisi mondiale del capitalismo non ci sarebbe dovuta essere.

L’Expo 2015 sarà una spesa enorme per la collettività e una vetrina a disposizione di politici e imprenditori in un evento che ha già ricoperto con colate di cemento, lavoro precario e gratuito, e mazzette per gli appalti, la bella immagine pubblica che voleva darsi. Le reti di attivisti NoExpo, i laboratori dello sciopero sociale e i sindacati conflittuali si mobilitano in continuità con gli scioperi e le manifestazioni di novembre e dicembre scorsi.

Era lecito domandarsi a che servisse togliere la tutela dell'articolo 18 quando non si creano nuovi posti di lavoro e la disoccupazione aumenta. Il decreto natalizio del governo Renzi supera questa contraddizione.

Conoscere e combattere la legge che restaura il potere padronale assoluto. La lotta contro il Jobs Act continua, anzi è appena iniziata.

Crescono le perplessità sul misterioso piano Juncker. E i capitali si preparano a spartirsi il bottino.

Lavoratori della Cooperativa “29 giugno” da anni impiegati da anni presso  l’Università di Roma Tre sono senza stipendio né tredicesima. Ma continuano a  lavorare. Ora rischiano di perdere il lavoro. L’Università, che li utilizza dal 2007, assumendoli risparmierebbe. Il 17 incontro con il Rettore

Le nuove tecnologie digitali distruggono posti di lavoro a un ritmo superiore di quanti ne creino. Pertanto per uscire dalla crisi economica è necessario recuperare il tema della riduzione dell’orario di lavoro e della costruzione di un'alternativa all'attuale sistema di produzione capitalistico.

Milioni di italiani all’estero del tutto abbandonati dal Governo, nonostante la retorica patriottarda. Le storiche associazioni dell’emigrazione si stanno ripensando e rilanciando. Verso gli “stati generali dell’emigrazione”. Una rinnovata inziativa politica di Rifondazione Comunista in questo settore cruciale 

La crisi economica attraversa Parma, una provincia che negli ultimi anni ha visto il moltiplicarsi di scioperi e licenziamenti e quindi della conseguente resistenza degli operai. Pubblichiamo un’intervista a una rsu FIOM al picchetto dei cancelli della Pali Italia

Sono giovani e lasciano l'Italia in cerca di un futuro. Da soli, ma anche in coppie. Sono laureati e specializzati (anche troppo per gli standard teutonici), ma non conoscono il tedesco e per questo non trovano lavoro. Spesso si riciclano come camerieri e lavapiatti, incrociando la loro sorte con quella delle precedenti generazioni di emigrati.

Le cifre drammatiche sulla disoccupazione non sembrano preoccupare questo governo eppure i disoccupati sfiorano oggi i 3 milioni e mezzo. Ora è ufficiale, le cifre dell’ISTAT non lasciano spazio ad interpretazioni. Siamo dinanzi ad un record senza precedenti dai lontani anni ‘70:  3 milioni e 410 mila disoccupati per un aumento del 2,7% rispetto al mese precedente (+90 mila) e del 9,2% su base annua (+286 mila).

Il 4 ottobre scorso ci ha lasciati il compagno Salvatore D’Albergo dopo una lunga malattia. Fino all’ultimo momento è rimasto lucido nello svelare gli inganni dell’ideologia dominante e nel contribuire a difendere il punto di vista del lavoro, il punto di vista della democrazia e del
comunismo. Più che mille parole di ricordo vale per noi pubblicare il suo ultimo appello pubblico “Per la difesa integrale e l’autentico significato dell’art. 18”. Ci resta come un testamento, ma anche come una consegna: continuare a diffonderlo e farlo “vivere” anche dopo la sua morte.

Tanto tuonò che piovve. Alla fine la Sentenza della Corte di Giustizia europea è arrivata ed è perentoria. L’utilizzo strutturale di contratti precari per i docenti, che avviene da anni nel nostro paese, è illegittimo. Cade anche così un baluardo del Jobs Act contenuto nel Decreto Poletti: la reiterazione infinita e senza causale dei contratti a tempo determinato.

Debito, spread, crisi. Cosa c'è di vero e cosa di inventato. Perché vogliono darcela a bere? Come se ne esce?

La reazione del Pd alle parole di Landini dal palco di piazza Duomo il 14 novembre è stata piuttosto nervosa. Si sono arrabbiati tutti, da Epifani a Damiano, passando per Orfini e la variegata lista delle opposizioni interne.

Graduatorie A Esaurimento, Diploma Magistrale, Tirocini Formativi Attivi, Percorsi Abilitazione Speciali, Scienze della Formazione Primaria: sono le abilitazioni che nel piano della “Buona Scuola” renziana scompaiono e non valgono per le assunzioni promesse, ma vengono ignorate completamente.

Jobs Act, Articolo 18, privatizzazioni e tagli alla spesa pubblica, sono i grandi argomenti che animano il dibattito politico nazionale, occupano le prime pagine di giornali e telegiornali che molto spesso però tengono nascosti gli effetti pratici già in corso dell’austerity in chiave renziana.

A chi non piacerebbe mangiare la torta di mirtilli di nonna papera fatta con la farina del suo sacco e le uova del suo pollaio? Poco e buono... Ma caro ed impossibile per tutti!

Oltre mille miliardi di euro in mano all’1% delle famiglie italiane. Signori si nasce. La ricchezza aumenta ma è sempre più concentrata e di patrimoniale non si parla.

La “scienza” economica, o la sua manifestazione teologica moderna nota come “neo liberismo” si basa su formule matematiche che misurano numericamente i bisogni, le volontà, i desideri di ogni individuo umano. Il modello suppone come legge naturale che ogni singolo individuo è guidato dalla volontà di massimizzare la propria ricchezza. Quale ricchezza?

Sta per terminare anche il 2014, l’ennesimo anno che le autorità di ogni tipo ci avevano descritto come quello della ripresa, del cambiamento “del verso”, e invece – passati ormai ben sette lunghi anni dall’emersione della crisi del 2008 – ci si ritrova nuovamente a fare i conti con una disoccupazione sempre più galoppante, e una povertà che inizia ad annidarsi stabilmente nelle case di quella che una volta si definiva aristocrazia proletaria e che da qualche decennio ha assunto poi il nomignolo più chic – e molto più impreciso – di middle class, classe media.

«Faremo di tutto per cambiare l'Italia» e  «sono consapevole che alcune cose vanno cambiate in modo violento». Sono parole di Matteo Renzi. Il presidente del consiglio le ha pronunciate alla fine dello scorso settembre allo Yacht club di San Francisco, incontrando 150 responsabili di start-up italiane della Silicon Valley. Poi sono arrivate entrambe le cose: il cambiamento e la violenza.

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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