Continua dalla terza parte.
I fascisti del dopo fascismo
La fine della guerra ha visto il fascinazismo azzerato nelle sue strutture, nelle strutture ma non negli uomini: di fascinazisti ce n'erano in abbondanza.
I più noti erano fuggiti all'estero (in particolare in Sud America), i più furbi e opportunisti si riciclarono negli apparati pubblici, in particolare nei servizi di sicurezza, i più avanzati entrarono nelle associazioni segrete imperialiste (Stay behind), i più fedeli alla causa si divisero fra golpisti e sicari, infine la bassa manovalanza e i nuovi adepti crearono la schiera dei picchiatori. Una piccola parte si convertì al fascismo “democratico” di Almirante [1].
C'è poi il fenomeno del “terzaposizionismo” praticato dai cosiddetti rossobruni che si sviluppa soprattutto dagli anni settanta riscoprendo le teorie di Evola ed Eliade che con Dugin diventano Quarta Teoria Politica. Dei partecipanti a Gladio se n'è parlato abbastanza, come pure dei golpisti della X Mas di Junio Valerio Borghese. Meno si è parlato dei sicari, che erano quelli più implicati con i vari servizi segreti europei, responsabili di numerosissimi lavori sporchi (dall'eliminazione di singoli compagni e militanti, alle stragi).
Un discorso a parte va fatto per la terza posizione, i cosiddetti rossobruni. Da subito va detto che il fascismo, come è stato descritto, nasce da una terza posizione, ben espressa dalla sintesi “socialismo senza proletariato”. Questo aspetto fa parte della sua concezione generale. Quando agisce sul piano generale di forma di governo (il fascismo realizzato) ha una valenza concreta, sul piano particolare ha quasi sempre la valenza dell'infiltrazione nei movimenti comunisti per deviarne quantomeno una parte.
Alcuni esempi si vedono già alla fine degli anni sessanta quando provarono ad infiltrarsi nel Movimento Studentesco i militanti della rossonera (perché la copertina della loro rivista aveva questi colori) rivista “Creatività” o i più noti “nazimaoisti”. A mia conoscenza nessuno dei numerosi tentativi di infiltrazione di tutti questi anni ha raggiunto un risultato concreto, ma la mia conoscenza non è enciclopedica.
Se vogliamo capire il fascismo e le sue prospettive dobbiamo riflettere sul fatto che tutti questi residuati e neofiti non hanno avuto né lo spessore né la cognizione di una proposta generale realizzabile, ma soprattutto non hanno trovato le condizioni adeguate.
Possibilità di sviluppo di un nuovo fascinazismo
A questo punto, avendo compreso la reale pericolosità del fascinazismo, dobbiamo chiederci se lo sviluppo di forze che si richiamano al fascismo o al nazismo costituisca la formazione di un nuovo fascinazismo.
Per osservare accuratamente questo problema è necessario porsi alcune domande:
- Può esistere un fascinazismo senza un programma sociale?
- Può esistere un fascinazismo senza uno Stato forte e un dictator (in senso lato, un triunvirato, un gruppo, ecc)?
- Può esistere un fascinazismo senza un'economia di guerra e per la guerra?
- Può esistere un fascinazismo senza il razzismo?
- Può esistere un fascinazismo senza genocidio?
- Può esistere un fascinazismo senza il controllo dell'informazione?
Alla prime due domande possiamo rispondere con un NO secco perché queste sono opzioni strutturali del fascinazismo, che non può resistere e non può applicare uno Stato forte se non ha una parte della popolazione a favore.
La risposta alla terza domanda è più complessa. Gli aneliti al fascinazismo si presentano maggiormente nei periodi di forte crisi economica e per il capitalismo il riarmo è sempre una soluzione quantomeno per “allungare il brodo”. Va però tenuto in conto che nell'attuale geopolitica sono ammesse solo le guerre locali o per procura. Possiamo dire che su questo piano si potrebbe trovare un compromesso adeguato a mantenere comunque alti profitti al capitale.
Alla quarta domanda si può rispondere no, purché sia moderato. La storia ha dimostrato che il razzismo estremo è una forma di autodistruzione [2].
Alla quinta si può rispondere sì, se è inteso come azzeramento di intere comunità o popolazioni. È ovvio che invece l'annientamento selettivo degli oppositori è considerato fisiologico per l'esistenza del regime anche se non necessariamente va reso pubblico.
Alla sesta e ultima si può rispondere no, anche se nella realtà attuale di complessa diffusione dell'informazione sarebbe necessario un approfondimento delle teorie goebbelsiane.
Vediamo dunque se nel dopoguerra si sono sviluppati regimi neofascisti al di là della preesistente Spagna franchista e del Portogallo salazarista.
A parte diverse dittature militari come quelle già ricordate e quasi tutte nate e cresciute sotto l'egida dell'imperialismo, l'unica forma di governo che corrisponde ai dati fondanti del fascismo è stato il populismo di Perón. Nel caso specifico, l'unica differenza è quella che invece di avere un unico dictator ce n'erano due: Perón che rappresentava la gestione dello sviluppo capitalista ed Evita che rappresentava il programma sociale. A riprova di ciò quando è venuto a mancare lo sviluppo del programma sociale con la morte di Evita, il regime ha avuto breve durata. In altre parole i golpe del '55 furono favoriti dalla perdita di popolarità dovuta al mancato sviluppo del programma sociale.
Esiste un altro esempio da valutare, ed è il regime che si è instaurato in Ucraina dopo i fatti di Piazza Maidan. Non c'è dubbio che i fatti che hanno portato alla sua costruzione sono permeati di fascisti e il regime stesso trasuda fascinazisti, a partire dai paramilitari di Pravi Sector ai militari del Battaglione Azov. Nella sostanza, però, questi sono fascisti senza regime fascista [3]: non hanno cioè un programma capace di influire sulle scelte di regime che invece si basa su un rigido liberalismo di destra gradito ai vertici UE e USA. In esso non è previsto alcun programma sociale, se non quello di mandare i propri cittadini a lavorare in giro per l'Europa in quanto non necessitano di visto d'ingresso. Questo regime da quando esiste ha portato l'Ucraina a un impoverimento profondo caratterizzato dai livelli di vita più bassi d'Europa.
A questo punto lo scopo di questo lavoro è raggiunto, cioè quello di creare una griglia scientifica e non legata all'ideologia all'interno della quale poter studiare i fenomeni politici attuali e distinguere tra liberalismo di destra, tutt'ora dominante, e fascismo autentico, per il momento ancora in potenza. Tra questi ci sono i fascisti del dopo fascismo, peraltro numerosi, convinti che basti essere razzisti e violenti per essere fascisti. Non è così, ma ovviamente un vero fascismo li arruolerebbe tutti, salvo poi eliminare i “rompiscatole” con qualche coltello lungo di notte.
È evidente che ci sono molti passaggi del presente opuscolo che vanno approfonditi e questo è anche un invito a farlo rivolto a tutti i lettori. Il farlo ora avrebbe trasformato questo opuscolo in un trattato e si sa che i trattati sono molto apprezzati dagli specialisti ma non tanto da tutti gli altri. È importante invece che questo lavoro sia alla portata di tutti.
Note
[1] Accettando il sistema democratico borghese il fascinazismo si snatura. È vero che all'inizio ha accettato le elezioni e la competizione elettorale ma, come abbiamo visto, la teoria fascinazista è stata costruita in corso d'opera quindi nel suo sviluppo ha rinnegato le istituzioni borghesi.
[2] Dobbiamo considerare che un razzismo “moderato” è ben presente nel liberalismo di destra. Per fare un esempio riprendiamo lo statista Churchill, qui osannato come “democratico di ferro”, che fu uno dei primi acquirenti della nuova arma Mauser “Marine”, una delle prime pistole semiautomatiche, perché nelle guerre coloniali a cui partecipava come ufficiale gli permetteva di ammazzare molti più indigeni nell'unità di tempo. Tra l'altro Mussolini disse a Montanelli di lasciar perdere il razzismo, che è una cosa da biondi.
[3] Ciò non vuole svilire la pericolosità di questi tipi di personaggi che imbevuti di ideologia fascinazista hanno piacere di ammazzare e torturare tutti quelli che ritengono avversari.