Sul Fascismo - III parte

L’evoluzione fascinazista e l’introduzione del genocidio del vicino di casa


Sul Fascismo - III parte

Continua dalla seconda parte.

Creazione del fascismo II

Se esaminiamo i pochi documenti teorici reperibili sul nazismo non troviamo alcuna differenza e/o critica al fascismo nella sua concezione strutturale o sovrastrutturale, ma una sua tacita e totale accettazione. Nel Mein Kampf, addirittura, non è presente alcuna articolata elaborazione teorica: “Un movimento che voglia onestamente restituire il lavoratore Tedesco al suo stesso popolo e salvarlo dalla pazzia dell'internazionalismo, deve essere in ferma opposizione all'atteggiamento che regna tra i grandi datori di lavoro, che interpreta la nazionalità comune nel senso di un'impotente sottomissione economica dell'impiegato al datore di lavoro. Il lavoratore commette errore contro la nazionalità comune quando, senza riguardo per il bene comune e per la conservazione dell'economia della nazione, fa delle richieste estorte tramite la fiducia nella sua forza, in maniera altrettanto grave di come il datore di lavoro si comporta quando abusa della forza-lavoro della nazione con metodi inumani di sfruttamento e trae profitti estorti dal sudore di milioni di persone. Quindi il recipiente da cui il giovane movimento dovrebbe prendere i suoi aderenti sarà in primo luogo il corpo dei lavoratori. Il suo compito sarà recuperarli dalla follia dell'internazionalismo, liberarli dalla loro povertà sociale, risollevarli dalla loro depressione culturale, e convertirli fino a farli diventare un fattore della comunità, che sarà solida, di valore, e piena di sentimenti e di aspirazioni nazionali. Il nostro scopo è difatti non quello di produrre una sovversione nel campo nazionalista, ma di conquistare il campo antinazionale e portarlo verso la nostra causa”.

Questo è uno dei passi più rilevante dal punto di vista teorico dello scritto di Hitler. Per il resto si parla di tatticismi e di “incensare” la parte “sana” del marxismo segno evidente che un obiettivo fondamentale è quello di coinvolgere i lavoratori di indirizzo comunista nel progetto.

In realtà il nazismo aggiunge un aspetto importante al fascismo, un aspetto che lo coinvolgerà fino in fondo: la concezione genocida. Non si tratta solo di fare la guerra, ma anche di eliminare dalla faccia della terra tutti quelli che danno fastidio. Non che il genocidio sia molto lontano dalle concezioni dei governanti italiani del primo Novecento: basti pensare alle stragi operate dai corpi di spedizione coloniale in Africa (le prime con uso di gas). Tutto sommato, però, si tratta di persone (per loro “razze”) lontane nello spazio e nel tempo. Per gli ideologi fascisti il nemico è sempre politico, dai comunisti alle plutodemomassogiudaicocrazie. Il nazismo introduce il nuovo concetto del “genocidio” del vicino di casa, cioè teorizza la guerra civile permanente e individua il primo nemico ne “l'ebreo”. Questo tipo di genocidio, sia pur praticato dall'inizio non verrà mai teorizzato pubblicamente: farlo avrebbe potuto minare la “coesione nazionale”. Sarà pubblico solo nelle zone di guerra dove la vittoria militare si tradurrà nella soppressione generalizzata del nemico.

In sintesi si può dire che Hitler ha terrorizzato gli europei perché ha fatto in Europa ciò che gli europei hanno fatto per secoli nel resto del mondo.

Queste riflessioni autorizzano a parlare di “fascinazismo” (versione corretta perché il secondo deriva dal primo e non viceversa, anche se il secondo ha fatto i danni maggiori) come progetto generalizzato di forma di governo basato sull'economia di guerra e su uno Stato sociale autoritario. All'interno di quest'ultimo il razzismo rappresenta un collante ideologico, ma, quando da “moderato” diviene assoluto, non è un punto di forza perché lo conduce ad una degenerazione non politica che ne ha accelerato la caduta.

In ogni caso il fascinazismo è un regime, una forma di governo dello Stato all'interno della forma Stato dittatura di classe della borghesia, costruita per durare nel tempo come forma autoriproducentesi automaticamente. Questo ne fa una forma di governo distinta dalle dittature militari (es. Pinochet in Cile, Videla in Argentina): queste ultime per mantenersi in piedi hanno bisogno dell'aiuto del “padrino” USA e dei carri armati per strada.

Un discorso a parte va fatto per il controllo dell'informazione. Per il fascismo mussoliniano esso riguardava sul controllo di tutti gli organi disponibili all'epoca, ovvero stampa, radio e cinematografo. La prima fu controllata grazie alle arcinote “veline” della questura, la seconda attraverso la nazionalizzazione e la gestione diretta, il terzo tramite finanziamenti statali che garantivano la scelta di attori e registi. Tutto sommato un sistema abbastanza ottuso e che facilmente poteva essere inviso alle persone, indipendentemente dalla classe di appartenenza. Col nazismo, oltre ad operare sugli stessi piani abbiamo uno sprazzo di “lungimiranza”, ovvero di come intervenire sull'informazione incontrollabile (che poi costituisce il problema attuale di tutti i governi borghesi, indipendentemente dal loro grado di autoritarismo) e qui sta l'apporto di Goebbels con la teoria sulla creazione dell'informazione necessaria al governo della situazione. E' ovvio che il controllo dell'informazione è un valido sostegno per garantire l'autoriproduzione del sistema.

All'epoca dei due fascinazismi abbiamo avuto in Europa altri due regimi autoritari: la Spagna di Franco e il Portogallo di Salazar. Ciò che accomuna queste due esperienze storiche è l'anticomunismo viscerale, aggravato, nel caso della Spagna, da una prassi fortemente autoritaria.

Nei confronti del fascinazismo, invece, la posizione era differente. Franco era un fascista convinto e ne erano sicuri anche i fascinazisti che gli hanno dato un aiuto determinante per vincere la guerra civile. Si può peraltro affermare che è stato un fascista opportunista di destra non troppo convinto che la ricetta economica fascinazista fosse la migliore. Del resto la vittoria sui repubblicani, nonostante il bagno di sangue che ha portato nelle fila degli sconfitti, non è mai stata definitiva e la resistenza contro il suo regime è proseguita fino alla sua morte. Perciò, agitare la bandiera della ricostruzione e del pericolo interno si è rivelata un'ottima scusa per non entrare in guerra e mantenere un possibile canale aperto con l'imperialismo occidentale.

Salazar è una figura più controversa nonostante la sua esplicita ammirazione per il fascismo e il nazismo. In realtà a mio parere si può definire un liberale di destra fortemente autoritario. I suoi interventi come Ministro delle Finanze con pieni poteri nel 1928 non possono che essere definiti come liberismo conservatore. Ed è lo stesso liberismo che ha guidato i successivi anni del suo governo. In essi le condizioni della classe proletaria sono state attenuate solo dagli extraprofitti garantiti dalle colonie. In politica estera, da bravo liberale, ha scelto sempre la massima convenienza congratulandosi con i fascinazisti e facendo affari con loro, lavorando con Franco per il mantenimento della neutralità e permettendo agli americani di stabilire basi nelle Azzorre per il controllo dell'Atlantico.

Non è compito di questo lavoro esaminare tutti gli aspetti che hanno determinato la caduta del fascinazismo.

Facendo un accenno sintetico agli aspetti principali: il razzismo è uno dei fattori di questa caduta. Quando è portato all'eccesso, la “razza superiore” prende coscienza che è invisa a tutti e che, anche se si può riuscire a combattere contro molti è impossibile farlo contro tutti (6). Sarebbe come darsi la zappa sui piedi; un altro aspetto è stato l'incredibile forza d'animo e coesione politica del popolo sovietico. Esso ha saputo infliggere a “l'esercito invincibile del III Reich” una pesantissima sconfitta con grande scorno di Churchill, vera anima nera della borghesia, che sognava un'URSS distrutta dal fascismo. Un terzo aspetto generato da questa grande vittoria è da ravvisare nell'invasione della Normandia decisa dall'imperialismo dopo i ripetuti inviti dell'URSS. I sovietici dal 1942 sollecitavano l'invasione, perché erano le loro forze a sostenere la parte più gravosa della guerra al nazismo. Da parte loro, gli alleati procrastinavano l’intervento proprio per dissanguare l’esercito sovietico.

È ancor più interessante capire ciò che succede al fascismo nell'epoca della guerra fredda.

Continua sul prossimo numero on-line tra una settimana

01/02/2020 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Fausto Marini

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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