La sua testa mozzata al centro di un'indagine sui servizi segreti, ma alle fine la verità viene a galla.
di Riccardo Filesi e Cesare Albanese
A distanza di due anni dall'orrenda morte dell'imprenditore pulitore Cesare A., finito con la testa mozzata all'interno del suo ascensore, a causa del cavo elettrico dell'aspirapolvere avvolto attorno al suo collo che rimase incastrato nella porta mentre stava salendo al suo B and B, l'inchiesta sembra finalmente essere giunta ad un punto di svolta e sta per essere chiusa. Un nuovo sopralluogo nell'ascensore da parte dei Ris e Ros in operazione congiunta, delle città di Parma, Reggio Emilia, Mantova, ma anche e perché no, Reggio Calabria, fa emergere che in quell'ascensore vi erano reperti fino ad ora mai trovati che hanno dapprima aperto ad una nuova pista sui servizi segreti per poi trovare un epilogo senza colpi di scena.
Gli iniziali sospetti sono infatti derivati dal fatto che sono stati trovati nell'ordine: un bue di 860 kg con uno strano marchio a forma di falce e martello, un pezzo di locomotiva dell'Italicus e la cabina di pilotaggio di un Mig libico. Al vaglio la verifica del carico di rottura del cavo dell'aspirapovere che ha mozzato la testa di Cesare A., ma anche quello dell'ascensore. Come poteva infatti un ascensore sopportare tutto quel peso? Inoltre, come poteva Cesare A. entrare in un ascensore così pieno di oggetti ed un bue? Che rapporti aveva il pulitore imprenditore con la Libia di Gheddafi? Sarà stato lui a comprare quel bue? Era un bue libico?
Possibile che non abbia pensato alle conseguenze sul colesterolo e la gotta? Quel marchio sul bue a forma di falce e martello era un banale depistaggio o veramente i comunisti avevano a che fare con la sua morte? Tutte quelle prove, erano dei segnali dei servizi segreti per comunicare qualcosa a chi di dovere? Erano il frutto di una dura lezione al pulitore per le sue alzate di testa improvvise e per le insistenti richieste di miglioramento delle sue condizioni di lavoro, un monito per tutti i pulitori? Molte domande alle quali gli inquirenti stanno finalmente inziando a dare delle risposte. Sembra infatti che infine sia stata una tragica fatalità. Ma andiamo con ordine.
Il cavo dell'ascensore e dell'aspirapovere erano resistenti. Entrambi di fattura tedesca, niente da eccepire. Cesare A. era stato recentemente in Libia, con il suo nuovo aspirapolvere, per tentare la sorte cercando di pulire la polvere dalle strade di Tripoli per fare colpo su Gheddafi. Ma in seguito, di fronte alle proteste generali per il fallimento dell'impresa, era tornato in Italia nascondendosi nel vano carrelli di un Mig libico atterrato misteriosamente in un campo di fragole. L'impresa lo rese comunque famoso, e Gheddafi gli volle regalare in segno di ammirazione la cabina di pilotaggio. Quel giorno la stava portando a casa in ascensore per metterla all'ingresso del B and B per dargli un tocco alternativo. Cesare A. quindi è potuto entrare nell'ascensore perché ha adagiato la cabina di pilotaggio del Mig libico al centro, mentre lui si è messo nell'angolo destro. Il bue era scappato da un mattatoio.
Durante la sua fuga era scivolato ed aveva sbattuto il fianco su una targa del Pci di una vecchia sezione chiusa di un quartiere di Roma. La targa, un basso rilievo, era finita a terra dopo il terremoto dell'Abruzzo. Quel giorno, quando il bue vi scivolò sopra, era incandescente perché esposta al sole, e faceva un caldo terribile. Dopo di che il bue, marchiato inconsapevolmente dai comunisti, trovando il portone aperto dello stabile dove viveva Cesare A., è entrato, ha aperto a forza con gli zoccoli la porta dell'ascensore e trovando la cabina di pilotaggio del Mig libico, un pezzo di locomotiva dell'Italicus e Cesare A. sulla destra si è messo ovviamente sul lato sinistro. A quel punto il pulitore imprenditore non si è accorto che la spina del cavo è rimasta al di fuori della porta dell'ascensore. Quando questa è salita il cavo lo ha strozzato fino a decapitarlo orribilmente.
E dell'Italicus? Rimane una ragionevole certezza. Gli inquirenti d'altronde ci hanno detto che non è proprio possibile fare domande sul perché un pezzo della sua locomotiva fosse finito in un'ascensore. In fondo gliene siamo grati. Dicono che non dobbiamo interessarci perché in città girano strani animali con più teste che succhiano il cervello a chi fa domande insistenti. Invitano alla discrezione affinché la stampa possa continuare a fare il suo lavoro. Tutto quadra. Il caso è risolto.