Considerazioni Inattuali 77. La notte dell’Europa: Ci risiamo: “La questione tedesca”. La resa incondizionata imposta alla Grecia enuncia a chiare lettere l’egemonia tedesca sul vecchio continente.“Merkel-Schaeuble uber alles in der Welt”. Il New York Times: “The German question Redux”.
di Lucio Manisco
La storia si ripete non in farsa ma in tragedia? Non ancora, ma la secolare “questione tedesca” riemerge con prepotenza sul palcoscenico internazionale e dischiude prospettive funeste per l’Europa e il mondo occidentale. Se ne è parlato da tempo, a Washington, a Parigi e a Londra, subito dopo la riunificazione delle due Germanie, un’ipotesi allarmata proiettata su un futuro lontano: la notte del 12 luglio u.s. – la famosa maratona di 17 ore a Bruxelles – laQuestioneè diventata attuale, formale, di pubblico dominio con la resa incondizionata imposta alla Grecia da Berlino che ha enunciato a chiare lettere i termini di una irreversibile egemonia tedesca sull’Europa.
“The German Question Redux” è il titolo di un editoriale del New York Times del 14 luglio: un editoriale che parte da lontano, dalloStunde nul– l’anno zero del 1945 e dalla ricostruzione promossa a tempi da primato dagli Stati Uniti nell’ambito della guerra fredda, insieme all’integrazione della Germania in Europa e nella NATO volta ad esorcizzare il fantasma dellaSonderwag, lavia specialetedesca imboccata due volte lo scorso secolo con la prima e la seconda guerra mondiale.
Unavia speciale, diversa ma non meno dirompente, è stata ora imboccata da Angela Merkel per tradurre in egemonia politica sull’Europa lo strapotere economico del suo paese: il modello tedesco dellaausterityviene impiegato in termini coercitivi e strumentali ai paesi deboli che pretendono invano di accompagnare il risanamento dei bilanci e la restituzione dei debiti con misure mirate alla ripresa economica, pur sempre imbrigliata dai codici neoliberisti dell’offerta e non della domanda. Quando poi un governo come quello greco rivendica il diritto di respingere quel modello, cerca di rinegoziare il debito senza soffocare ulteriormente il suo popolo portato due volte in sei mesi alle urne per approvare inodi Tsipras, bene allora quel governo va rovesciato con tutti i mezzi, ultimo con “il sangue e il ferro” di bismarckiana memoria, il sangue di un popolo, il ferro dei diktat di Berlino. Inutile – anzi per Berlino offensivo – ricordare che il miracolo economico e dopo la riunificazione il raggiungimento di strapotere titanico sui mercati è stato ottenuto grazie al dimezzamento (per due volte e mezza) dei debiti di guerra – dei mille miliardi dovuti alla Grecia non se ne parla più dopo la conferenza di Londra del 1995.
A Bruxelles abbiamo assistito al balletto inverecondo di istituzioni e governi, al tradimento plateale dei partiti socialisti, all’allineamento dei diciotto governi dell’eurozona e agli altri dell’Unione sulle direttive del nuovo padrone in Europa. Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europea, Euro gruppo – con il consenso degli Stati Uniti preoccupati unicamente dall’uscita greca dalla NATO – hanno palesato impegno e grande zelo nel portare alle ultime conseguenze il “golpe bianco” contro un governo democraticamente eletto. Il dissenso tra il falco Schaeuble e la moderata Merkel? Un teatro dei pupi – in Inghilterra un “Punch and Judy” – una simulazione che non ha convinto nessuno perché si era già levata assordante la parafrasi dell’inno nazionale: “Merkel, Merkel uber alles; Merkel- Schaeuble uber alles in der Welt” (Merkel, Merkel sopra tutti; Merkel –Schaeuble su tutti nel mondo).
Draghi, più serioso che mai, viene apostrofato in malo modo dal mastino teutonico e si affretta a precisare che la BCE non estenderà i contributi alla liquidità delle banche elleniche. Tutti d’accordo sul fondo di garanzia da 50 miliardi: ipoteche su porti, aeroporti, banche, ferrovie da privatizzare e svendere a spezzatino alla speculazione internazionale. Escluso per il momento il Partenone già saccheggiato da Lord Elgin, ma della restituzione delle antichità greche rubate dai nazisti non parla più nessuno perché laSchuldfragela questione delle colpe tedesche nel secondo conflitto mondiale è stata spazzata via sotto il tappeto della connivenza europea.
Torna alla memoria un pranzo con Luigi Pintor a casa di Milton Gendel negli anni ottanta. Il fondatore de il manifesto era allarmato dalla crescente, totalizzante influenza dell’imperialismo USA sul vecchio continente: chi aveva perduto familiari ed amici sotto il piombo nazista sorprese tutti con la battuta: “Ci rimane solo la Germania anche se è sempre in agguato la questione tedesca”.
Per l’appunto ci risiamo: la questione tedesca.