Videolezione: i fisiologi di Mileto

Proseguiamo la pubblicazione del corso di filosofia: “Controstoria della filosofia in una prospettiva marxista”. Primo ciclo: “La filosofia antica dai presocratici a Socrate”, tenuto dal professor Renato Caputo per l’Università popolare Antonio Gramsci con il video della seconda lezione: “Dalla visione mitologica alla concezione filosofico-scientifica del mondo: i filosofi della natura di Mileto e la ricerca del fondamento”.


Link agli articoli pubblicati su questo giornale in cui sono approfonditi i temi affrontati nella videolezione: Primordi e retroterra culturale della filosofia ellenica e Dalla visione mitologica alla concezione scientifica del mondo.

La giustizia come misura

All’inizio del VI secolo dell’epoca antecedente la nostra, Solone, legislatore di Atene, interpreta la legge di giustizia come norma di misura. Nel momento in cui i padri della filosofia individuano l’unità della legge quale principio regolatore della molteplicità dei fenomeni naturali, i padri della politica individuano nell’unità della legge il principio regolatore delle vicende apparentemente disordinate e mutevoli della società umana. I progenitori della filosofia cercano di rinvenire nella natura lo stesso ordine che precedentemente i poeti avevano auspicato e che ora i primi legislatori sanciscono per la società.

Nelle colonie greche fra il VI e il V secolo la razionalità si afferma anche al di là della politica, con la spiegazione razionale del mondo naturale, per cui le risposte alle grandi questioni poste dalla ragione sul mondo sono individuate nella ragione e nel mondo stesso. Perciò ragione e mondo saranno al centro della filosofia. Il mondo ovvero la realtà, la natura costituisce per i presocratici il grande sistema che comprende fenomeni sia naturali che umani e il campo d’indagine della ragione. La ragione, il logos, è la capacità di pensare ed esprimersi secondo criteri condivisibili da ogni essere umano razionale. Irrazionale è chi non segue i criteri della ragione. La polis esemplifica un sistema non più arbitrario e dispotico, ma che funziona in base a proprie regole: le leggi. Anche la natura non segue più l’arbitrio divino, ma diviene un sistema con proprie regole: le leggi naturali. Il principio fondamentale che ne governa la vita è l’arché, dalla sua ricerca si gettano le basi per la filosofia, quale uso della ragione per indagare la natura e individuarne il principio fondamentale. L’arché è l’elemento materiale posto all’origine del mondo e la sostanza dei fenomeni, la legge cosmica che governa e permette di spiegare la realtà. I suoi indagatori sono definiti da Aristotele fisici monisti, in quanto individuano l’arché in un’unica sostanza materiale. Tutti i presocratici mirano a spiegare la totalità dei fenomeni e le loro relazioni costruendo l’immagine di un cosmo ordinato, rispecchiando nel pensiero le strutture del mondo – per cui il razionale è reale – evidenziandone le leggi, ovvero la razionalità del reale.

Tratto distintivo dei nuovi intellettuali, che saranno in seguito chiamati filosofi, è il passaggio dal mito al logos. D’ispirazione divina, il mito narra imprese di uomini e dèi, mentre il logos è un discorso razionale sulla realtà naturale e umana costruito con la sola forza della ragione. Alla domanda “perché esiste il mondo?”, il mito risponde raccontando una storia suggestiva, ma non ha, né offre la possibilità di verificare se le cose stanno effettivamente come vengono narrate. Al contrario i filosofi cercano spiegazioni che siano valutabili in base a norme razionali, non gli basta più raccontare che le cose stanno in un certo modo, ritengono necessario fornire ragionamenti condivisibili e possibilmente evidenze osservative che confermino le loro ipotesi. Anche perché è quanto ormai richiedono le nuove classi emergenti. Il filosofo, perciò, non si accontenta di risposte – tanto meno di quelle offerte da mito e religione – ma intende capire se le soluzioni da lui ipotizzate sulla base del logos siano valide, intende avere ragione e vuole che anche gli altri uomini condividano la sua risposta, in quanto il logos è universale e la realtà è unica. D’altra parte il filosofo per avere ragione è tenuto al confronto con gli altri, si sente costretto a mettersi in gioco, a essere sempre pronto a modificare il proprio punto di vista se gli altri presentano tesi più cogenti. Solo così si progredisce nel sapere, che non è possibile conquistare una volta per tutte – tantomeno da parte di un solo individuo. Il nuovo intellettuale in seguito definito filosofo non intende tenere il sapere per sé, come facevano i sacerdoti e i maghi, ma condividerlo con gli altri soggetti razionali di modo che, collettivamente, si sviluppi la ricerca e la conoscenza. Prosegui la lettura dell’articolo al link: Primordi e retroterra culturale della filosofia ellenica.

I fisiologi di Mileto

Nel VI secolo a. C. si sviluppa sulla costa della parte meridionale dell’Asia Minore, sulla costa occidentale dell’attuale Turchia, colonizzata dagli Ioni, una fiorente civiltà  che ha come suo centro la città di Mileto, in cui viene introdotto per la prima volta in Grecia l’uso del denaro mediante il conio della moneta. Nella Ionia, ai confini con l’Impero persiano, si era sviluppata un’intraprendente classe mercantile che, con un’ampia flotta, commerciava dall’Egitto al Mar Nero. Lo sviluppo economico favorisce la crescita demografica e la creazione di nuove colonie di insediamento in quella che diverrà la Magna Grecia, in particolare a Elea, Crotone e in Sicilia, dove si svilupperanno i successivi padri della filosofia. I contatti con le civiltà del Vicino Oriente favoriscono l’allargarsi della mentalità, lo sviluppo di diverse usanze, credenze, attività umane e di forme politiche democratiche. Sorge così l’esigenza di una nuova cultura che si libera dalle credenze magiche, mitiche, religiose della tradizione, sviluppando un’analisi razionale dei fenomeni naturali. Si affermano così nuovi intellettuali, spesso espressioni della nuova classe mercantile, che riuniscono in sé quelli che, in seguito, diverranno i filosofi e gli scienziati.

1. L’arché ovvero il fondamento, l’origine, la causa prima e la sostanza primordiale

Gli antenati della filosofia – definiti fisici da Aristotele – intendono comprendere, al di là dei fenomeni naturali multiformi e in perpetua trasformazione, la loro unità, la loro totalità in una natura intesa come una realtà primaria e originaria di cui tutto ciò che esiste è un modo di essere particolare, finito di tale causa primordiale. Tale principio unitario era chiamato arché, termine che indica la sostanza, la materia originaria da cui tutti i fenomeni derivano, la forza che li anima e la legge che spiega il loro divenire, il loro nascere e perire. Tali padri della filosofia sono monisti, da monos unico, in quanto tendono a ricondurre a un unico principio primo il molteplice divenire del mondo fenomenico. Tale principio è la razionalizzazione di ciò che ricercava la religione in forme ancora mitologiche con il termine divino. I nuovi intellettuali di Mileto sono ilozoisti, in quanto ritengono che la materia originaria abbia in sé una forza che la fa muovere, facendone una materia vivente, senza dover ricorrere a un primo motore esterno. Sono, inoltre, panteisti in quanto tendono a unificare, come faranno i filosofi, quello che i religiosi chiamavano dio con la natura, ovvero con la totalità dei fenomeni naturali e umani.

2. Talete

Vita e aneddoti: vissuto fra la fine del VII e la prima metà del VI secolo dell’era antecedente la nostra, Talete di Mileto in quanto politico spinge i greci della Ionia a unirsi in uno Stato federativo, in quanto astronomo predice un’eclissi solare, come matematico scopre teoremi geometrici, come fisico individua le proprietà del magnete. Talete è, perciò, ricordato fra i sette savi ed è l’unico presente in ogni differente lista tramandata. Platone ci narra che era talmente preso dalle questioni intellettuali che, guardando il cielo, sarebbe caduto in un fosso. A proposito della serva Tracia che ride dell’intellettuale, osserva Hegel che mentre un intellettuale se anche finisce in un fosso ne è cosciente e ne può venir fuori, le persone digiune di scienza vivono sguazzando nel fosso, senza neppure rendersene conto. Inoltre Aristotele racconta che Talete, osservando il cielo, sarebbe riuscito a prevedere il tempo e, dunque, i raccolti agricoli, riuscendo così, con abili operazioni economiche, ad arricchirsi, cosa impossibile a chi aveva riso di lui, non alzando mai lo sguardo dalle occupazioni quotidiane. Quindi, commenta Aristotele, la scienza è utile, anche se i filosofi non la sfruttano per arricchirsi. Prosegui la lettura dell’articolo al link: Dalla visione mitologica alla concezione scientifica del mondo.

Definiamo la nostra interpretazione della filosofia in una prospettiva marxista, ossia dal punto di vista del materialismo storico e dialettico, una “controstoria” esclusivamente in quanto intendiamo mostrare l’importanza di aspetti fino a ora troppo spesso ingiustamente trascurati. A tale scopo reinterpreteremo la storia del pensiero umano nei suoi lineamenti fondamentali filosofici dal punto di vista della filosofia della praxis, rileggendo la storia del pensiero a partire dai conflitti sociali e ideologici sempre fondati nella loro concretezza strutturale: storica e sociale.

Inoltre, mostreremo da un punto di vista dialettico che ogni nuova filosofia, per essere realmente tale, non può che, necessariamente, ricomprendere in sé ciò che è ancora attuale di tutte le concezioni filosofiche precedenti, criticandone al contempo gli elementi oramai storicamente caduchi. Come vedremo, dunque, ogni nuova filosofia non si limita a confutare le precedenti, ma ne ricomprende gli aspetti ancora attuali in sé. In tal modo ogni nuovo sistema filosofico ricomprenderà dialetticamente in sé i principali risultati dei sistemi antecedenti. Ciò, naturalmente vale anche per il marxismo, ovvero per quella filosofia della praxis che non si limita più a interpretare in modo diverso il mondo, ma che mirerà, al contempo, a trasformarlo nel modo più radicale possibile. Come, in effetti, aveva già compreso Hegel nella sua Enciclopedia delle scienze filosofiche: “la filosofia che è ultima nel tempo, è insieme un risultato di tutte le precedenti e deve contenere i principi di tutte: essa è perciò – bene inteso se è davvero una filosofia – la più sviluppata, ricca e concreta” [1]. 

Dunque, ogni filosofia costituisce una tappa del progressivo sviluppo del pensiero umano, per cui il lascito di ogni grande filosofo entra a far parte del patrimonio intellettuale dell’umanità, di quel “tesoro della conoscenza razionale” che già Hegel considerava il più importante frutto della storia. Per continuare a leggere la presentazione del corso: vai al link: Controstoria della filosofia in una prospettiva marxista.

 

Note:

[1] G.W.F. Hegel, Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, Utet, Torino 1995, vol. I, p. 140.

02/07/2021 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Renato Caputo

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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