Presentazione del Comitato Romano AEC

Video dell’iniziativa di presentazione e sostegno dei lavoratori AEC tenutasi presso lo Scup, a Roma, il 13 aprile


Il video integrale dell’iniziativa può essere visto cliccando su questo link.

La poesiola dell’AEC

Noi semo quelli che ogni matina pijamo ar volo la metropolitana, e dai quartieri de periferia annamo a lavora' n' terra lontana. Co sette euri l'ora a fine mese nun c'arrivano mai a copri' le spese, d'affitto de bollette d'artre tasse, e come se tutto questo non bastasse… Se ritrovano poi a metà de giugno perché cosi ha deciso qualche grugno… senza stipendio ne disoccupazione… so tutti quanti amici der padrone, ar municipio e pure alla regione.

Ma sti signori belli stipendiati annasero a mori' tutti ammazzati.... A noi ce vonno tutti quanti male, cooperative e mafia capitale… L'unica cosa bona che ce resta è diglie basta! E de riarza' la testa. Basta co' li ricatti e la paura, sapemo che sta storia se fa dura. Stanno a firma' tutti i lavoratori, e quarche cosa bona verrà' fori! Ma pure se ce fermeno sta' lotta, c'avremo per gusto tutti quanti uniti de guardalli dritti… e prima de sputaglie n' faccia,de diglie… A brutti fin de na mignotta.

Fabrizio

Siamo gli AEC romani, misteriosa figura mitologica che si aggira per le scuole della Capitale a supporto di bambini e ragazzi con disabilità.

AEC è acronimo di Assistente Educativo Culturale (oggi siamo definiti anche OEPA, OEAC, ecc...), e il nostro ruolo è di supportare lo sviluppo e l’educazione dei ragazzi con difficoltà nell’ambiente scolastico, con particolare focus sulle autonomie e l’integrazione scolastica.

Il nostro è un lavoro difficile e importante: ogni giorno, collaborando con i docenti, aiutiamo i “nostri” ragazzi ad abbattere le barriere più disparate per entrare a tutti gli effetti a far parte del tessuto scolastico.

La nostra storia

La gestione di questo servizio è assegnata dalla legge ai Comuni e a Roma, fino alla fine degli anni ‘90, era svolto da dipendenti comunali. All’inizio di questo secolo, a fronte della carenza di personale, fu deciso di non procedere a nuove assunzioni e di esternalizzare il servizio, affidandolo ad associazioni e cooperative. Oggi, a vent’anni di distanza, possiamo tracciare un bilancio di quella scelta.

Perché il Comitato

Abbiamo iniziato a vederci ogni tanto e ci siamo resi conto che il tema dei nostri discorsi era sempre lo stesso: il pressapochismo con cui il servizio che eroghiamo viene gestito. Le cooperative ci abbandonano a noi stessi, con stipendi da fame e senza nessun tipo di tutela e supporto. Per le scuole siamo soggetti esterni, quindi non veniamo coinvolti nelle attività programmatiche e organizzative (o anche, banalmente, nelle comunicazioni). Eppure stiamo insieme ai nostri bambini tantissime ore, rendendo effettivo e concreto il loro diritto allo studio.

Tramite un questionario che abbiamo diffuso tra gli AEC operanti a Roma sono emerse, ancora, le stesse problematiche.

L’obiettivo si è delineato allora davanti ai nostri occhi e la risposta è stata enorme: abbiamo iniziato a organizzare degli incontri ed è stato evidente che i 2000 AEC di Roma avevano bisogno di unirsi e raccontarsi.

La Delibera

Noi AEC siamo sottoposti a continui cambi di gestione: passiamo da una cooperativa all’altra, a seconda di chi vinca o perda le gare d’appalto (che peratro vengono effettuate a cadenza del tutto imprevedibile).

Sì, perché questo servizio – fondamentale per migliaia di ragazzi, per le loro famiglie e per le scuole – è gestito come se si trattasse di riparare una buca o di comprare del materiale di cancelleria: il Comune fa le gare d’appalto, valuta le offerte e sceglie quella “migliore”, fino alla gara successiva.

Così gli operatori viaggiano ininterrottamente come pacchi postali da un’azienda all’altra, cambiando modalità organizzative e stili di lavoro, e ritrovandosi soprattutto a dover lasciare i ragazzi che stavano seguendo, rendendo di fatto nullo il loro diritto alla continuità scolastica.

Questo, conti alla mano, ha comportato un aumento di spesa per l'ente pubblico: le cooperative, su ogni nostra ora di lavoro, percepiscono dal Comune una media di 20 euro l’ora. A noi, quando va bene, ne arrivano 7.

Siamo quelli che vengono pagati una miseria e quelli che, quando la scuola chiude per un motivo qualsiasi, non percepiscono proprio nulla.

Se il ragazzo che seguiamo si ammala e si assenta, non veniamo pagati.

Naturalmente, non prendiamo un centesimo nemmeno durante i periodi di interruzione

delle lezioni (mesi estivi, pausa natalizia ecc...).

C’è da stupirsi se, lavorando in queste condizioni, a volte non riusciamo a garantire il servizio come sarebbe diritto di bambini e ragazzi?

Siamo stanchi di essere sfruttati e di vedere i servizi pubblici ridotti a occasioni di profitto per soggetti privati. Pensiamo che il nostro servizio e tutti i servizi sociali e assistenziali di pertinenza del Comune debbano essere gestiti direttamente dal Comune.

Vogliamo svolgere il nostro lavoro con dignità e professionalità, senza subire il ricatto dei cambi di gestione, degli stipendi da fame e della confusione di competenze. Vogliamo che il diritto allo studio dei bambini e dei ragazzi disabili venga garantito sul serio e non più con le carenze e l’approssimazione che registriamo oggi.

Per tutti questi motivi, e per molti altri, abbiamo deciso di redigere una proposta di Delibera di iniziativa popolare - sulla quale il Consiglio Comunale dovrà obbligatoriamente pronunciarsi - per il ritorno del servizio di integrazione scolastica alla gestione pubblica attraverso l’assunzione diretta delle operatrici e degli operatori da parte del Comune.

La raccolta firme

Il nostro obiettivo è ambizioso ma raggiungibile, e il primo passo sarà raccogliere in tre mesi almeno 5.000 firme di cittadine e cittadini romani.

Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti: cittadini, famiglie, docenti, organizzazioni politiche e sindacali, associazioni per i diritti dei disabili e tanti altri, perché la raccolta delle firme e il successivo dibattito in Consiglio Comunale rappresentino davvero un passo avanti verso una città diversa, meno disponibile verso le esigenze dei comitati d’affari e più attenta verso i bisogni dei propri cittadini.

Saremo lieti, nelle prossime settimane, di invitarvi alle iniziative promosse dal Comitato.

Video di presentazione
https://www.youtube.com/watch?v=BxI7taTnQAY&t=4s
Mail: deliberapopolareaec (at) libero.it
Campagna social: #nessunoèescluso
Facebook: Comitato Romano AEC
Twitter: @RomanoAEC
Instagram: Comitato Romano AEC

04/05/2019 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Angelo Caputo

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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