Le lotte per la casa a roma negli anni 60 e 70

Recensione del libro “Ma noi non potevamo aspettare più”. Memoria e storia della lotta per la casa a Roma. A cura di Bruno Fusciardi, con il contributo di Giulia Zitelli Conti. 2024 Edit Press. Collana Storia Orale. Pag 244.


Le lotte per la casa a roma negli anni 60 e 70

In una iniziativa del Circolo Longo di Rifondazione Comunista a Cinecittà nel luglio 2018 Bruno Fusciardi incrocia Renato Fattorini. Lo riconosce e nella discussione che segue nasce l’idea di scrivere un libro sulle occupazioni delle case. Si incontrano poi per diverse interviste. Così nasce questo libro, da un legame che non si è mai spezzato tra il passato, il presente e il desiderio di costruire un futuro diverso.

Renato negli anni Sessanta è un po' il Virgilio che gira l’inferno delle periferie romane per organizzare le lotte per la casa, le occupazioni. Con Antonio Molinari collabora all’occupazione della Magliana.

Il cuore del libro sono le interviste a Renato e Antonio e alle loro compagne Elisabetta Betta e Delia Landi, due coppie straordinarie di militanti, in cui amore e passione politica si fondono mirabilmente.

Vengono da storie diverse, ma in tutte c’è il legame con le lotte delle generazioni passate. Lo zio ferroviere di Renato organizzatore del Pci clandestino durante il fascismo, Antonio che si forma a Tricarico il paese di Rocco Scotellaro, i genitori di Delia partigiani al Nord. Le loro memorabili biografie come quelle di molti protagonisti del libro raccontano di un paese in cui il protagonismo delle masse si componeva di tante storie straordinarie, di umili che per la prima volta diventavano personaggi della Storia. Un grande romanzo di liberazione individuale e collettiva. Delle organizzazioni politiche e sindacali che li organizzano e che vengono trasformate a loro volta. Il Pci, la Cgil, il Partito socialista, Lotta Continua, ecc non senza contrasti, talvolta molto accesi.

Il titolo del libro spiega bene la fase storica. Le lotte per la casa, come per tutti gli altri aspetti della vita sociale, vive dalla Liberazione e fa passi avanti importanti, ma la condizione delle masse rimane difficile. Nel caso di chi viveva nelle baracche insostenibile. Il Pci e il Sunia, sindacato degli inquilini della Cgil, avevano una strategia complessiva che avrebbe portato poi all’approvazione della legge sull’equo canone nel 1978, tra l’altro sabotata dai governi. Ma i tempi erano troppo lenti.

Renato rompe gli indugi e porta i baraccati di Villa Gordiani, periferia sud, a occupare le case a Cinecittà, i lotti del Lamaro. Le occupazioni non sono facili da organizzare e soprattutto da mantenere e nel libro vengono ben raccontate tutte le difficoltà e le asprezze della lotta. In particolare quella della Magliana dove il 25 novembre del 1973 Pina, una bambina di 3 anni cade dal balcone dove mancava una stecca alla ringhiera. Il Padre è uno dei componenti del Comitato che gestisce l’occupazione. L’infinito dolore dei genitori per la tragica scomparsa diviene però dolore collettivo. Non è una fatalità. La responsabilità è di chi ha lasciato le case in quella condizione per i soliti fini speculativi dei palazzinari. Il funerale diviene un corteo con alla testa i bambini, un momento della lotta. In ricordo di Pina un anno dopo in via Pescaglia cuore dell’occupazione il Comitato organizza due giorni di Festa proletaria straordinaria a cui partecipano lavoratori e occupanti da tutta la città.

Sarà grazie alle tante lotte raccontate del libro, tra le quali quelle all’Acquedotto Felice al Quadraro, e al Quarticciolo, al Borghetto Prenestino, al Mandrione, a Torpignattara, in pratica l’Ottava Zona della Resistenza Romana, che i governi saranno costretti a obbligare gli enti previdenziali a destinare una parte dei loro utili per costruire le case popolari. Il diritto all’abitare, a una vita sana e dignitosa, comincia a trovare qualche risposta.

Il Libro, come scrive Giulia Zitelli nella post fazione, dimostra cosa sono stati realmente gli anni Settanta che il pensiero dominante vuole far passare come gli anni di piombo, mentre invece furono anni di grande partecipazione democratica, di emancipazione e liberazione delle donne e anche di allegria. Antonio, prematuramente scomparso, giustamente lamentava che la Magliana è ricordata solo per la presenza della famigerata Banda, legata a neofascisti, mafiosi e piduisti che con l’eroina distrussero una generazione. Ma la Storia è ben diversa. Roma, con le lotte dei proletari, le giunte rosse, il sindaco Petroselli ce l’eravamo presa noi. Anche se per poco.

 

Oggi infatti nuove generazioni di proletari vivono il dramma della precarietà, della mancanza di una politica della casa e sono costretti a occupare. In città continuamente vengono comandati sfratti esecutivi, chi organizza i picchetti rischia anni di carcere con il nuovo decreto fascista sulla sicurezza.

Occorre riorganizzarci. Il 12 ottobre alle 18 con questo spirito presenteremo il libro, invitando oltre a Renato, Betta e gli autori del libro alcuni protagonisti delle lotte di oggi.

In via Chiovenda 62. Vicino ai lotti del Lamaro. Dove Renato e Betta se li ricordano tutti con affetto, stima e nostalgia. Dove l’idea del libro è nata. Al Circolo Longo.

27/09/2024 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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