Film più sopravvalutati del 2020

Proseguiamo con le tradizionali classifiche dell’anno appena trascorso, occupandoci dei film più sopravvalutati e, perciò, maggiormente deludenti. Al solito, cliccando sul link nel titolo si potrà leggere la recensione completa.


Film più sopravvalutati del 2020

Il commissario Montalbano, 14x1, Salvo amato, Livia mia di Alberto Sironi e Luca Zingaretti, serie tv Rai, Italia 2020, voto: 5+; La vicenda e il movente dell’assassinio sono piuttosto inverosimili. La cosa più preoccupante è che, in una serie tratta da uno scrittore di sinistra, ci sia la sostanziale apologia di un commissario che non si fa problema, pur di risolvere i casi, di violare la legge. Colpisce inoltre che uno scrittore di sinistra siciliano realizzi così tanti racconti e sceneggiature in cui non ci si occupa minimamente della criminalità organizzata, dello sfondo sociale ed economico dei crimini, ma si tratti di piccoli delitti ignobili, assolutamente non tipici, poco realistici e senza nessun aspetto di denuncia.

Da 5 Bloods – Come fratelli di Spike Lee, drammatico, Usa 2020, su Netflix, voto: 5-; davvero deludente sotto tutti i punti di vista questo film di Spike Lee, tanto che a tratti ci si chiede se sia realmente opera sua. Si tratta dell’ennesima rivincita postuma degli statunitensi che non riescono ad accettare la cocente sconfitta in Vietnam, anche se vista dalla prospettiva degli afroamericani.

Caro diario di Nanni Moretti, commedia, Italia 1993, voto: 5-; rivedendolo dopo anni non solo appare decisamente assurdo il premio come miglior regia al festival di Cannes, ma si dimostra altrettanto insensato riproporre questo film, quasi si trattasse di un classico o di un’opera ancora attuale o che necessita di essere rivista per approfondire gli spunti che (non) offre.

Watchmen 1x9, premiata come migliore miniserie televisiva, Usa 2019, creata da Damon Lindelof, ispirata all'omonima miniserie a fumetti di Alan Moore e Dave Gibbons pubblicata tra il 1986 e il 1987 da DC Comics, voto: 4,5; ancora una volta abbiamo una rappresentazione distopica di un futuro, in cui le masse popolari bianche si sentiranno perseguitate da un governo radicale, che cerca di risarcire gli afroamericani delle violenze subite e di disarmare i privati cittadini. In un tale orizzonte distopico a svolgere il ruolo dei buoni è addirittura la polizia con i suoi metodi fascistoidi. Inoltre, più si va avanti e più la storia si intreccia con i supereroi dei fumetti, il cui più potente esponente, dotato di superpoteri talmente elevati da assomigliare a una divinità, ha portato a termine, come sua più epica azione, il massacro della resistenza vietnamita, fino a rendere il Vietnam un nuovo Stato degli Usa. Il risultato è un prodotto ben confezionato dell’industria culturale che, dietro apparenze radicali, veicola in fondo un contenuto alquanto reazionario, tanto da fare incetta di premi agli Emmy Awards.

Tesnota di Kantemir Balagov, Francia 2017, voto: 4; film davvero fastidioso, imbevuto di ideologia postmoderna, girato a esclusivo interesse dei cinefili festivalieri, che lo hanno acriticamente esaltato, dimostrando la mancanza, in questi intellettuali tradizionali, di una qualsiasi comunanza sentimentale con il popolo.

Il lago delle oche selvatiche di Yi'nan Diao, drammatico, Cina 2019, voto: 4; spacciato come un film di rilievo, è in realtà decisamente mediocre. Narra una storia molto particolare, decisamente inverosimile e di nessun interesse sostanziale. Il film risente di tutti i difetti del cinema dei paesi capitalisti, a dimostrazione che, da questo punto di vista, la Cina non riesce a essere egemone ed è sostanzialmente egemonizzata.

La belle époque di Nicolas Bedos, Francia 2019, voto: 4+; ennesima commediola francese senza arte ne parte, del tutto priva di contenuti sostanziali. Si tratta di una mera merce dell’industria culturale, puramente culinaria che lascia davvero poco su cui riflettere allo spettatore. Non si capisce proprio come possa aver incontrato il favore della critica.

Sto pensando di finirla qui di Charlie Kaufman, drammatico, Usa 2020, Netflix, voto: 4,5; il film percorre interamente la strada che porta alla distruzione della ragione. Resta il mistero del motivo per il quale una merce che ha sprecato una enorme quantità di lavoro umano e di risorse naturali, per affermare la tesi reazionaria dell’insensatezza della realtà, possa aver trovato un plauso pressoché unanime della critica.

Hammamet di Gianni Amelio, Italia 2020; voto: 3; il film risulta insostenibile, in quanto tenta un’apologia indiretta di Craxi, descrivendo gli ultimi anni della sua vita, dopo la fuga in Tunisia per evitare la galera. Quindi, ci vengono raccontati, nei minimi dettagli, sempre dal punto di vista dell’ex politico e della figlia – votata interamente al suo servizio – proprio gli anni della vita di Craxi che non hanno nessunissimo interesse per il resto del mondo. Sorprendete che possa essere stato considerato una delle opere più attese dell’anno, da parte di un presunto grande autore del cinema italiano.

Kitbull di Rosana Sullivan, by Pixar, animazione, Usa 2019, voto: 3+; assurdamente candidato al premio Oscar come miglior cortometraggio d'animazione, Kitbull offre un’ulteriore dimostrazione che la Disney ha acquisito la Pixar per normalizzarla e mettere fuori gioco un pericoloso concorrente.

Dov'è il mio corpo? di Jérémy Clapin, animazione, Francia 2019, voto: 3+; il film di animazione più sopravvalutato dell’anno 2019, candidato persino ai premi oscar, è in realtà un’opera conformista all’ideologia postmoderna, senza arte né parte.

The Lighthouse di Robert Eggers, Usa 2019, voto 3+; film insostenibile, in cui spicca la fotografia, per la quale il film è stato candidato ai premi oscar. L’innegabile talento dell’autore appare del tutto fine a se stesso e sostanzialmente sprecato in un film tanto incapace di provocare il benché minimo godimento estetico.

L’hotel degli amori smarriti di Christophe Honoré, commedia, Francia 2019, voto 4-; commediola francese tutta incentrata sull’amore, priva com’è di aspetti sostanziali, finisce ben presto con l’annoiare. Inspiegabilmente premiato al festival di Cannes.

1917 di Sam Mendes, Gran Bretagna 2019, voto: 3,5; purtroppo gli unici a fare film storici nei nostri tempi oscuri sono i britannici e questo fa sì che tali prodotti dell’industria culturale abbiano un contenuto revisionista, se non apertamente rovescista. 1917 conferma in pieno la regola, come dimostra, del resto, il fatto di aver mietuto premi a livello internazionale, indizio di un film completamente allineato al pensiero unico dominante, anche nell’ala sinistra dell’imperialismo.

El Camino: Il film di Breaking Bad di Vince Gilligan, Usa 2019, voto: 4-; un film senza arte né parte, senza capo né coda per chi non ha seguito l’omonima serie. Il film appare privo di qualsivoglia aspetto sostanziale e non è nemmeno particolarmente gradevole come film meramente culinario. Davvero difficile comprendere come possa essere stato nominato come miglior film per la tv.

Tenet di Christopher Nolan, drammatico, Usa 2020, voto: 4-; nuovo episodio fuori tempo massimo di agente 007, privo anche di quell’autoironia che aveva reso meno insopportabili le precedenti puntate di questo rottame della guerra fredda. Ma per gli “autori” del tutto organici all’ideologia dominante, nulla sembra essere cambiato, anche ambientando il proprio film in un orizzonte fantascientifico. Per quanto gramo non si capisce proprio come si possa considerare questo penoso prodotto dell’industria culturale uno dei migliori film dell’anno.

La scomparsa di mia madre di Beniamino Barrese, documentario, Italia 2019, voto: 4-; seguendo l’ideologia dominante post-moderna il documentario non chiarisce nulla della realtà, ma si limita a una presa diretta puramente naturalistica di momenti inessenziali della vita della protagonista. Tanto più appare del tutto fuori luogo la sua sopravvalutazione.

Borat – Seguito di film cinema di Jason Woliner, commedia, Usa 2020, voto: 3-; film assolutamente demenziale, spesso volgare e decisamente orientalista e razzista nei confronti dei paesi musulmani ex sovietici, che agli occhi di uno statunitense appaiono quanto di più aberrante sia immaginabile. Assurdamente indicato da diversi cinefili tra i migliori film dell’anno.

L’immortale di Marco D’Amore, Italia 2019, voto: 2,5; assurdamente considerato fra i migliori film dell’anno, è un pessima merce apertamente rovescista, in quanto invece di denunciare la persecuzione dell amplissima minoranza russa in Lettonia, si esalta una sedicente lotta di liberazione lettone contro il presunto imperialismo per il controllo del traffico della droga!?

Il commissario Montalbano 14x02 La rete di protezione voto: 2; episodio senza capo né coda, di una delle serie più sopravvalutate del cinema italiano.

Favolacce di Fabio D’Innocenzo, Damiano D’Innocenzo, Italia 2020, voto: 2; decisamente il film italiano più sopravvalutato dell’anno. Favolacce porta alle estreme conseguenze gli aspetti deteriori caratteristici del cinema italiano dal grottesco al postmoderno.

Sull’Infinitezza di Roy Andersson, Svezia 2019, voto 1,5; il festival di Venezia non si smentisce mai nel premiare il peggiore. Come nel caso di questo intollerabile film premiato nel modo più assurdo per la migliore regia.

Made in USA – Una fabbrica in Ohio di Steven Bognar e Julia Reichert, Usa 2019, voto: 1+; assurdamente premiato agli oscar come miglior documentario, il film pretende di dimostrare, in modo del tutto soggettivistico e ideologico, quanto sia preferibile il sano capitalismo americano rispetto a quello cinese, colpevole di cercare di sfruttare al massimo i proletari!? 

Monos – Un gioco da ragazzi di Alejandro Landes, drammatico, Colombia 2019, voto: 1+; questo pessimo film, criminosamente sopravvalutato, ripete in forma di farsa macabra – compiacendosi di rimestare nel torbido – la tragedia della guerriglia colombiana.

La ragazza d’autunno di Kantemir Balagov, Russia 2019, voto: 1; film assolutamente insostenibile, di un manierismo postmoderno e formalismo intollerabile, che gode nel rimestare nel torbido e nella monotona rappresentazione dei soli aspetti grotteschi dell’esistenza. Non a caso riscuote il successo della ultra ideologica e a-critica cinefila, che esalta questi tardi episodi della distruzione della ragione.

Alps di Yorgos Lanthimos, drammatico, Grecia 2011, voto: 1; non soddisfatti dei più recenti insopportabili film del più sopravvalutato regista greco, si sono andati a ripescare i suoi penosi esordi.

Doppia pelle di Quentin Dupieux, commedia, Francia 2019, voto: 0,5; film assolutamente insostenibile, programmaticamente postmoderno nel senso più assurdo e irrazionale del termine, al solito acriticamente esaltato dalla critica cinefila.

Liberté di Albert Serra, Spagna 2019, voto: 0; film intollerabile, che spaccia come rivoluzionario la forma più reazionaria e misogina di libertinismo. In tal modo, in maniera del tutto acritica, la gloriosa tradizione rivoluzionaria del libertinismo viene confusa, artatamente, con la sua deriva più reazionaria. Veramente difficile trovare un film tanto scarso che ha ricevuto il premio speciale della giuria al festival di Cannes.

Dogtooth di Yorgos Lanthimos, drammatico, Grecia 2009, voto: 0; fra i film più intollerabili e sopravvalutati della storia del cinema.

22/01/2021 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Renato Caputo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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