Film e serie da non perdere 2023

Brevi e militanti recensioni di classe ai film e alle serie tv da non perdere distribuite in Italia nel 2023 al cinema o su piattaforma.


Film e serie da non perdere 2023

Lo strangolatore di Boston di Matt Ruskin con Carrie Coon e Keira Knightley, thriller, Usa 2023, disponibile su Disney +, voto: 7,5; thriller godibile che lascia anche non poco su cui riflettere allo spettatore, su questioni sostanziali come la lotta per l’emancipazione femminile, le discriminazioni che subisce la donna e i femminicidi. Il film rappresenta, inoltre, una valida descrizione della corruzione della polizia, del modo in cui i giornalisti borghesi tendono a coprirla sistematicamente, di come omicidi che colpiscono donne delle classi subalterne non interessano agli apparati repressivi dello Stato.

Il grande Lebowski di Joel Coen, commedia, Usa, Gran Bretagna 1997, disponibile su Prime, Now e Sky, voto: 7,5. Restaurato e riproposto nelle sale dalla cineteca di Bologna, il film resta estremamente godibile e divertente. Certamente anche bello da un punto di vista strettamente estetico, ma del tutto sopravvalutato dal punto di vista del contenuto. Si tratta, in effetti, di un contenuto caratterizzato dall’ideologia post moderna che, per quanto presentata nel modo migliore, rinuncia a qualsiasi grande ambizione di trasformare radicalmente la realtà scadendo nell’oblomovismo.

We Own This City – Potere e corruzione miniserie televisiva statunitense del 2022 diretta da Reinaldo Marcus Green e scritta da George Pelecanos e David Simon, trasmessa su Sky Atlantic, voto: 7,5. La serie è apparentemente molto significativa in quanto si basa sue eventi reali e dovrebbe, in qualche modo, denunciare la spaventosa violenza, il razzismo e la corruzione degli apparati repressive dello Stato negli Usa. Peccato che la vicenda è troppo intricata, difficile da seguire e per la notoria attitudine reazionaria degli statunitensi troppo ambigua nel giudizio sulle forze del disordine borghese.

Il secondo episodio elimina gli aspetti potenzialmente ambigui, la condanna della polizia è netta, d’altra parte la vicenda è troppo intricata e si fa molta fatica a seguirla.

La serie finisce con l’essere una denuncia molto significativa dei continui abusi classisti e razzisti degli apparati repressive degli Stati Uniti nei confronti, in primo luogo, degli afroamericani. Peccato che la forma troppo sofisticata con continui flashback tende a renderne quasi impossibile la visione per chi non è particolarmente interessato al tema e disponibile a fare un grande sforzo di comprensione. Peccato anche che l’opposizione non è rappresentata nella sua forma reale e, in alcuni casi, sembrerebbe che è costituita dall’indagine federale sugli abusi della polizia locale, quasi si trattasse della mela marcia da isolare. Certo nella serie si mostra anche come l’indagine federale è di fatto un palliativo, perché porta alla condanna di alcuni troppo solerti esecutori, senza mettere in discussione un sistema classista e razzista. Peccato che questo tema fondamentale non è adeguatamente sviluppato. D’altra parte, è anche evidente che per realizzare una denuncia del genere negli Stati uniti è necessario fare tutta una serie di concessioni.

Io, noi e Gaber di Riccardo Milani, documentario, Italia 2023, voto 7,5. Presentato al festival del cinema di Roma, è un documentario musicale ottimamente montato da Francesco Renda, che mostra tutto l’interesse storico, ma anche l’attualità dell’opera di questo significativo intellettuale di sinistra.

Pachinko – La moglie coreana è una serie televisiva drammatica, Corea del sud, Usa, Canada 2022, distribuita dal 25 marzo 2022 su Apple TV+, migliore serie televisiva straniera Critics Choice Award 2023, Miglior cast in una nuova serie tv Independent Spirit Awards 2023, programma televisivo dell'anno AFI - American Film Institute Awards 2023, distribuita da Apple TV+. voto: 7,5. Serie fondata su una questione sostanziale: la dominazione imperialista giapponese sulla Corea e la difficilissima situazione di una donna e, più nello specifico, di una donna madre coreana costretta a emigrare in Giappone. Significativo il montaggio incrociato che mette a confronto la storia del rapporto dei coreani con il Giappone attraverso quattro generazioni. Peccato che la resistenza coreana ci viene presentata come avventurista, velleitaria e, di fatto, inutile se non controproducente.

Nelle puntate centrali della serie resta sullo sfondo il tema dell’oppressione imperialista dei coreani e la contraddittorietà dell’emancipazione delle più giovani generazioni che rischiano di uniformarsi alle attitudini imperialiste. La serie è ben interpretata, avvincente e melodrammatica.

Procedendo verso la conclusione la serie diviene sempre più complessa e tutto lascia prevedere la necessità di una seconda stagione. Gli episodi si confermano avvincenti, interessanti e con uno sfondo storico e sociale sostanziale e molto significativo. Peccato che la resistenza viene presentata come autosacrificio essenzialmente di singoli e vi sono troppe concessioni al pretismo.

Nell’ultima puntata le questioni in parte più discutibili delle puntate precedenti, da noi messe in evidenza, vengono in parte risolte. Resta il problema che la stagione è priva di finale, in quanto si aprono troppe prospettive che richiedono necessariamente almeno una seconda stagione. 

Cento domeniche di Antonio Albanese, drammatico, Italia 2023, voto: 7,5. Bel film, coinvolgente e interessante. Significativa denuncia della società capitalista e, in particolare, delle dinamiche del capitale finanziario. Il regista e attore dà ottima prova di sé. Peccato che non sia in grado di avere una visione delle cose alternativa all’ideologia del mondo, peccato che non conoscendo il marxismo si arresta al fenomeno e non è in grado di risalire alle cause. Anche perciò non è affatto in grado di delineare una prospettiva di superamento della tragedia. Infine, non conoscendo la logica della tragedia, si perde la conclusione e, così, presentando una tragedia priva di catarsi lascia al quanto con l’amaro in bocca, sebbene il film riesce a mantenersi realista e dotato di personaggi tipici.

The Old oak di Ken Loach, drammatico, Francia 2023, voto: 7,5. Film molto efficace di denuncia e analisi del fenomeno razzista e, al contempo, della solidarietà proletaria quale strumento essenziale per contrastare la xenofobia. Film emozionante, commovente che lascia molto da riflettere allo spettatore su delle questioni sostanziali e di grande attualità. Peccato che gli estremisti di sinistra come Ken Loach – aldilà dei loro grandi meriti, come il mettere a ragione al centro il conflitto sociale – dal punto di vista della politica internazionalista finiscono per porsi come mosche cocchiere dell’imperialismo più aggressivo. Per cui il film sempre rimproverare che l’attacco contro la Siria di Assad non sia stato portato fino in fondo. Vediamo così, ancora una volta, come l’estrema sinistra sotto certi aspetti rischia di trasformarsi nell’estrema destra.

The Good Mothers serie televisiva drammatica italiana del 2023, regia di Julian Jarrold (ep. 1,2,3), Elisa Amoruso (ep. 4,5,6), con Gaia Girace, ha vinto la prima edizione del Berlinale Series Award e ha ottenuto un riconoscimento ai Nastri d’argento, disponibile su Disney+, voto: 7,5. Finalmente una serie italiana godibile, ben fatta e abbastanza interessante. Ricostruisce bene in modo realistico il mondo della malavita organizzata, senza mitizzarla come in Il padrino. Finalmente il pubblico non è portato a identificarsi con il criminale, ma con donne che subiscono violenza pur appartenendo a questo mondo distorto.

Il terzo e il quarto episodio si confermano di buon livello. Emerge come lo Stato non abbia offerto una valida protezione a forse la prima pentita di ‘ndrangheta, causandone indirettamente la morte. Si denunci anche l’attitudine quantomeno lassista del principale dirigente preposto a contrastare la malavita organizzata. D’altra parte, per quanto per certi aspetti comprensibile, il fatto che personaggi positivi della serie appaiono delle pentite della criminalità organizzata ed esponenti degli apparati repressivi dello Stato imperialista è una scelta quantomeno discutibile.

Gli ultimi due episodi si mantengono all’altezza delle aspettative su di un livello medio-alto da tutti i punti di vista. Peccato che non venga approfondito e sia messo in evidenza solo di sfuggita come la tragedia dei pentiti della criminalità organizzata sia anche dovuto al fatto che la società capitalista è così individualista e priva di cuore che si può arrivare a rimpiangere anche la barbata eticità del clan mafioso. Soprattutto se lo Stato offre al massimo un luogo sicuro, ma nessun sostegno morale.

Il mostro dei mari di Chris Williams, animazione, bambini 2022, distribuito su Netflix, nomination miglior film di animazione ai premi Oscar, voto: 7,5; decisamente il migliore film di animazione per bambini e ragazzi dell’anno, avrebbe certamente meritato il premio Oscar nella sua categoria. Il film, valido e godibile anche per il pubblico adulto, veicola un contenuto rivoluzionario, in quanto decostruisce in senso progressista e ambientalista il mito letterario statunitense per antonomasia: Moby Dick. Dallo scontro apparentemente inevitabile fra uomo e natura, grazie a una bambina orfana afro discendente si scopre che tale rappresentazione dell’altro per antonomasia, ridotto a mostro, è un puro costrutto ideologico funzionale a un potere autoritario che si basa sullo sfruttamento. Diviene, perciò, essenziale innanzitutto contrastare l’ideologia dominante e la sua concezione della storia, che pretende oggigiorno di giustificare le attuali guerre come guerre difensive, perpetrandole come giuste, naturali e infinite.

Sergio Leone - L'italiano che Inventò l’America di Francesco Zippel, Italia 2022, documentario dell’anno ai Nastri d’argento, voto: 7,5; documentario molto interessante e coinvolgente, che mostra quanto il regista italiano abbia influenzato la successiva storia del cinema, soprattutto statunitense. Colpisce come i grandi registi statunitensi intervistati conoscano a fondo il cinema di Sergio Leone, sviluppando delle significative considerazioni sui suoi film. Interessante la vicenda di C’era una volta in America con la produzione che taglia in maniera sconsiderata il film del grande regista.

Io capitano di Matteo Garrone, drammatico, Italia, Belgio 2023, leone d’argento per la regia a Matteo Garrone e premio Marcello Mastroianni a Seydou Sarr al festival di Venezia, voto: 7,5. Film molto efficace per smontare l’ideologia della destra populista e liberale sull’immigrazione. In particolare il film mostra le ragioni di chi si vede costretto a emigrare anche se non ha lo status di rifugiato, come avveniva e in parte ancora avviene con gli italiani che cercavano o si ritengono costretti a cercare una vita meno grama all’estero. Inoltre, smonta l’altro luogo comune della destra e dei liberali volta a demonizzare gli scafisti, mostrando che non di rado chi svolge tale funzione si comporta da eroe in modo altruistico. Decisamente meritevole che un regista come Garrone abbia messo da parte i tratti tipici che hanno reso intollerabili i suoi film precedenti, come la passione per il grottesco e il rimestare nel torbido. Peccato che non si illustrino, dal punto di vista degli emigrati africani, i problemi che incontrano una volta giunti nel nostro paese. La conclusione, con un'adeguata catarsi della tragica trama del film, rischia di apparire poco verosimile.

Sciuscià di Vittorio De Sica, con Franco Interlenghi, drammatico, Italia 1946, miglior film straniero ai premi Oscar del 1948 e miglior regia ai Nastri d’argento, voto: 7,5. Torna in versione restaurata, anche se l’audio continua a lasciare a desiderare, questo importante film del neorealismo, nato dalla collaborazione fra De Sica e Zavattini. Il film, oltre al realismo e a presentarci dei personaggi in qualche modo tipici, fa emergere lo sfondo sociale della criminalità giovanile e del mancato funzionamento delle istituzioni che dovrebbero farvi fronte. Peccato che la conclusione di questa significativa tragedia sia sostanzialmente priva di una catarsi all’altezza.

The Holdovers - Lezioni di vita di Alexander Payne, commedia, Usa 2023, Il film ha ottenuto 3 candidature e vinto 2 Golden Globes (miglior attore in un film brillante a Paul Giamatti e miglior attrice non protagonista a Da'Vine Joy Randolph), Il film è stato premiato a National Board fra l’altro come miglior film, 8 candidature a Critics Choice Award, 4 candidature a Spirit Awards, 1 candidatura a Directors Guild, Il film è stato premiato a AFI Awards, voto: 7+. Bel film sotto tutti i punti di vista. Delicato, avvincente, commuovente, ben interpretato, sfiora in maniera adeguata tutta una serie di questioni sostanziali, realistico con personaggi tipici, offre una significativa critica del sistema scolastico, in particolare statunitense. Unico limite è che sfiora, ma non pone al centro delle analisi, le grandi questioni di fondo.

Una mamma contro G.W. Bush di Andreas Dresen, commedia drammatica, Germania, Francia 2022, premiato al festival di Berlino per la migliore sceneggiatura e per la migliore attrice protagonista a Meltem Kaptan, che ha ricevuto una nomination anche agli European film awards, voto: 7+. Film divertente ed emozionante, che lascia anche abbastanza da riflettere allo spettatore sulle aberrazioni della lotta al terrorismo, tanto da parte statunitense quanto europea. Meritati i riconoscimenti all’attrice protagonista, peccato che il film, anche perché probabilmente tagliato male, non chiarisce adeguatamente il ruolo gravissimo svolto dalla Germania in questo vero e proprio abominio giuridico di cui sono stati vittime i protagonisti del film.

Oppenheimer di Christopher Nolan, con Cillian Murphy, Emily Blunt, Robert Downey Jr., Matt Damon, Rami Malek, biografico, drammatico, storico, durata 3 ore, voto: 7+. Film imponente, che affronta questioni storiche sostanziali da parte di un regista bravo dal punto di vista formale, ma privo di una visione critica e approfondita del mondo. Il film ha delle spaventose cadute, come la sostanziale giustificazione delle bombe atomiche sul Giappone, spaventoso crimine contro l’umanità volto a uccidere e terrorizzare la popolazione di un paese pronto ad arrendersi senza condizioni, con il reale scopo di ricattare chi si batteva per l’emancipazione dell’umanità, ponendo l’Armata rossa sotto la minaccia dell’apocalisse nucleare. Anche il rapporto dello scienziato protagonista con l’apparato militare dell’imperialismo è trattato in modo sostanzialmente acritico. D’altra parte, vi sono diversi spunti significativi e un finale decisamente notevole. Restano al solito i consueti difetti dei prodotti dell’industria culturale anglosassone, come l’individualismo esasperato, per cui Oppenheimer sarebbe il padre della bomba atomica e un politicante repubblicano la causa delle persecuzioni giudiziarie dello scienziato.

Compagni di viaggio (Fellow Travelers) miniserie televisiva drammatica statunitense del 2023 in 8 episodi ideata da Ron Nyswaner, nomination miglior attore in una miniserie o film tv a Matt Bomer, nomination miglior miniserie o film per la televisione a Golden globes 2024 e Critics Choice Awards 2024 in cui ha inoltre conseguito la nomination a miglior attore secondario in una miniserie o film tv per Jonathan Bailey, disponibile su Paramount+, voto 7+. Si tratta di una serie decisamente significativa che attraversa una parte importante della storia degli Stati uniti. Avvincente, ben interpretata, tocca aspetti interessanti come, in particolare, la caccia alle streghe guidata da McCarthy. Emerge bene come tale persecuzione sia stata arbitraria e unicamente improntata alla volontà di potenza. Emerge anche come la terribile persecuzione non colpisse soltanto gli esponenti della sinistra, ma anche gli omosessuali. Significativa anche la denuncia della ipocrisia di chi ha guidato tali terribili purghe, fra cattolici a parole integralisti, ma nei fatti predatori sessuali. Peccato che il film si concentri esclusivamente sulla lotta per l’emancipazione degli omosessuali, mentre finisca in qualche modo quasi per giustificare la caccia al “comunista”.

Fargo quinta stagione della serie televisiva drammatica statunitense del 2023 di dieci episodi, su Sky Atlantic, nomination miglior mini serie, miglior attore a Jon Hamm e miglior attrice a Juno Temple ai Golden Globes, voto: 7+. Serie decisamente godibile, ben interpretata, emozionante e divertente affronta una questione sostanziale come l’oppressione della donna e diverse forme di fascismo diffuse negli Stati Uniti. Peccato che gli statunitensi non riescano a ideare personaggi positivi al di là degli apparati repressivi dello Stato.

La città incantata di Hayao Miyazaki, animazione, Giappone 2001, orso d’oro al festival di Berlino del 2001 e premio oscar come miglior film di animazione nel 2002, disponibile su Netflix, voto: 7+. Film dal punto di vista formale ineccepibile, dal punto di vista del contenuto la riproposizione dell’elemento formativo della dialettica servo-padrone applicato a una bambina lascia al quanto a desiderare. Si tende a naturalizzare lo sfruttamento e l’autosfruttamento a dir poco medievali della società giapponese.

Fidanzata in affitto di Gene Stupnitsky con Jennifer Lawrence, commedia, Usa 2023, disponibile su Prime. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Golden Globes, 3 candidature a People's Choice Awar, 1 candidatura a Critics Choice Award a miglior film brillante, voto: 7+. Nei limiti di una commedia hollywoodiana rivolta al grande pubblico, il film è gradevole, ben interpretato, bello e lascia pure qualcosa su cui riflettere allo spettatore. Non ha cadute nel post moderno, nell’intellettualismo cinefilo, nel cinismo da cretini, né è priva di una fine che non apre una prospettiva di superamento dialettico. Restano i limiti della commedia hollywoodiana che presenta una visione troppo ottimistica della realtà e che non mette adeguatamente al centro il conflitto sociale e, più in generale, la lotta per l’emancipazione del genere umano.

Holy Spider di Ali Abbasi, thriller, Danimarca, Germania, Svezia e Francia 2022. Il film è stato premiato al Festival di Cannes, ha ottenuto 4 candidature agli European Film Awards, fra cui miglior film europeo e miglior regista, voto: 7+; il film si basa su una storia vera. Si tratta di un serial killer che uccide prostitute in una città santa sciita. Le autorità cercano di non creare troppo clamore intorno al caso, in quanto crea scandalo per la consueta significativa presenza di prostitute nei maggiori centri religiosi. Inoltre c’è chi sospetta, che essendo non di rado le vittime prostitute drogate e in taluni casi legate al traffico di droga, la polizia non sarebbe particolarmente interessata a ricercare il colpevole. Quest’ultimo è un padre di famiglia religioso che ha preso parte alla guerra e, come i piccolo borghesi che hanno dato vita al fascismo, con la fine dell’ostilità ha perso il ruolo di direzione sociale svolto nel conflitto e sfoga rabbiosamente la sua frustrazione sulle più deboli. Interessante la ricostruzione dei problemi sociali che spingono povere donne a prostituirsi e a cercare di alienarsi da questa tragica situazione drogandosi. Significativo il fatto che una parte non indifferente della sempre osannata dalla borghesia società civile sembra dar credito al tentativo del colpevole di presentarsi come un uomo che avrebbe la missione divina di combattere la corruzione morale, a dimostrazione dei mostri che produce il maschilismo e il patriarcato e il loro essere, comunque, non contrastati da una società classista. Peccato che naturalmente nulla si mostri rispetto al fatto che la situazione difficile a livello sociale dell’Iran è in parte dovuta al criminale embargo imposto dall’imperialismo occidentale per il ruolo del paese nella resistenza antimperialista. Allo stesso modo, in nessun caso traspare come la terribile guerra che ha favorito queste tragedie sociali è anch’essa stata finanziata e fondamentalmente voluta dalle potenze imperialiste occidentali. Certo, da un regista iraniano andato a vivere in un paese parte integrante della Nato e dell’imperialismo europeo non c’era da aspettarsi nulla di buono sotto questi aspetti.

23/02/2024 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Renato Caputo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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