Roma, 21 maggio 2018: La casa siamo tutte

Per la prima volta Roma ha un sindaco donna che dimostra che la presenza di donne nei luoghi della politica non è garanzia di per sé di consapevolezza della storia e della politica delle donne.


Roma, 21 maggio 2018: La casa siamo tutte Credits: https://www.facebook.com/casaintdelledonneroma/

Una bella piazza per la protesta contro la chiusura della Casa Internazionale delle donne. Nella piazza del Campidoglio, tante le voci ascoltate e i discorsi che si sono intrecciati, con testimoni reti giornalistiche Rai e di privati. Personaggi più noti, politici come Fassina o Livia Turco, prof dei vari gradi d’istruzione, anche universitari, tante donne e uomini di ogni età, compagni e compagne, bambini, sigle sindacali, qualche segnale di presenza da Pap.

Dopo il ridicolo cordone delle forze di polizia in via di campo di Giove, ci si raccoglie nella piazza del Marco Aurelio, sotto una pioggia leggera. Tra canti e slogan, vari i discorsi che si scambiano tra chi si sente sfrattata da casa propria, come altri che hanno subito già le scelte di questa amministrazione, con una guida che si dimostra ‘vuota’ dal punto di vista storico-culturale-politico.

Chi ha frequentato la Casa sa che cosa è stata e cosa ha rappresentato negli anni. Quanti e quali incontri ed eventi vi si sono realizzati e quante hanno potuto trovare accoglienza e sostegno. Non ci sono abbastanza parole, la sua storia si può leggere nel sito e in tanti materiali pubblicati.

Quello di espropriare i luoghi dell’incontro, i luoghi aperti alle attività sociali e culturali, che aggregano e consentono di fare politica e riempire spazi importanti che in questa città risultano vitali, molti dei quali in edifici che altrimenti sarebbero abbandonati all’incuria, diventa una scelta politica precisa e deleteria con cui dall’alto si aggredisce non solo una classe sociale con la sua spinta all’accoglienza, ma la società nel suo insieme e nelle sue componenti culturalmente e politicamente attive.

Per la prima volta Roma ha una sindaca… già… dimostrazione che la presenza di donne nei luoghi della politica non è garanzia di consapevolezza della storia e della politica delle donne, di quelle donne che hanno attraversato deserti e scalato montagne di pregiudizi per conquistare diritti per tutte e per combattere il patriarcato.

E così gira anche la copia di una Bella ciao in versione aggiornata femminista da cantare insieme per l’occasione:

Una mattina mi son svegliata
o bella ciao, bella ciao,
bella ciao ciao ciao
una mattina mi son svegliata
ed ero stanca di morir.

Morir per caso, per falso amore
salvar l’onore o per fame di libertà
sempre un motivo me lo trovate
ma io non ci credo più.

Io muoio perché son donna
o bella ciao,bella ciao,
bella ciao, ciao, ciao
so che muoio perché son donna
e non mi voglio rassegnar.

Alle sorelle, alle compagne
o bella ciao,bella ciao,
bella ciao, ciao, ciao
alle compagne, sorelle e figlie
questa canzone porterò.

E nelle strade e sulle piazze
o bella ciao,bella ciao,
bella ciao, ciao, ciao
ascolterete la nostra voce
che non vogliamo più morir
ascolterete la nostra voce
che siamo stanche di morir.

26/05/2018 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: https://www.facebook.com/casaintdelledonneroma/

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L'Autore

Laura Nanni

Roma, docente di Storia e Filosofia nel liceo. Fondatrice, progetta nell’ A.P.S. Art'Incantiere. Specializzata in politica internazionale e filosofia del Novecento, è impegnata nel campo della migrazione e dell’integrazione sociale. Artista performer. Commissione PPOO a Cori‐LT; Forum delle donne del PRC; Stati Generali delle Donne.

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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