Se un paese è sicuro significa che si può dimostrare che tutto il suo territorio lo sia e che non siano diffuse forme di persecuzione, pratiche di torture e situazioni di minacce e di violenze indiscriminate in situazioni di conflitto armato e non. Può sembrare ovvio, ma per il governo Meloni questo principio non vale nonostante sia entrata in vigore la sentenza (Per la Causa n. C-406/22) del 4 ottobre della corte di giustizia di Lussemburgo, che viene applicata direttamente negli Stati Ue. Il tema è diventato oggetto di dibattito e, contro il quadro delineato dalle norme di questa sentenza, sono state avviate da parte del governo di Giorgia Meloni egualmente le procedure di trattenimento in Albania di persone provenienti da Paesi che, secondo quanto stabilito dalla corte di giustizia, non sono sicuri, basti pensare a quanto accaduto in Egitto a Giulio Regeni.
Il rientro dall’Albania dall’hotspot di Schengjin di 12 migranti è avvenuto perché il rifiuto della loro richiesta d’asilo non è stato convalidato dalla sezione Civile per i diritti della persona e immigrazione del Tribunale di Roma. È apparsa chiara la motivazione della sentenza. La loro permanenza in Albania confligge con le regole Ue, a cui l’Italia aderisce. Regole a cui l’Italia nella Ue è destinata a cedere con buona pace di chi, oltre al governo Meloni, al “modello Albania” per lo stanziamento dei migranti fuori dai Paesi Ue ha affidato parte delle sue chances politiche. Questo avviene con contraddizioni, in quanto la Presidente della Commissione dell’Ue Ursula Von der Leyen ha accettato in toto il “modello Albania”. È evidente che i giudici, nel decidere sui diritti delle persone, non possono fare come a loro fa piacere e contro questa sentenza il Consiglio dei ministri del 21 ottobre ha approvato un decreto con cui è stato rivisto l’elenco dei paesi sicuri, che sono passati da 22 a 19, e la Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni ha dichiarato: “Non penso che siano i giudici a dover stabilire quali siano i paesi sicuri, ma il governo” [1].
Premesso che non è chiaro perché dovrebbe essere il governo a stabilire per decreto se un paese sia sicuro o meno, questo decreto, approvato dal Consiglio dei ministri, riassume in legge, dichiarata di fonte primaria, l'indicazione dei paesi sicuri che da 22 sono diventati 19 perché sono stati esclusi il Camerun, la Colombia e la Nigeria. Ecco la lista completa: Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Costa d'Avorio, Egitto, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Perù, Senegal, Serbia, Sri Lanka e Tunisia. Si è dichiarato che questo elenco verrà aggiornato periodicamente, sempre mediante atto avente forza di legge. Ovvero sempre per decreto? I criteri seguiti per la compilazione sarebbero quelli stabiliti dalla normativa europea, art. 2 bis del decreto legislativo 25/2008, sebbene la norma sia stata cambiata, come riporterò più avanti. Le informazioni, come dichiarato, sarebbero quelle rinvenibili dalle fonti fornite dalle organizzazioni internazionali competenti.
Tutto Ok quindi? No!
Sappiamo bene che non funziona così, in quanto una cosa è fare osservazioni ambientali su un territorio con un soggiorno turistico, cioè limitato nel tempo, e altra cosa, invece, è osservare in un Paese come funzionano per davvero le istituzioni a livello di giustizia e polizia e quali libertà siano davvero concrete per i cittadini, compresa la partecipazione alle manifestazioni di protesta contro i governi e alla vita politica e associativa. Il decreto modifica la legge, almeno come ha dichiarato il ministro della Giustizia Carlo Nordio in conferenza stampa a Palazzo Chigi. Ed ecco cosa ha dichiarato: “Il giudice può disapplicare un atto amministrativo se lo ritiene illegittimo ma lo può fare incidenter tantum (in italiano: solo incidentalmente), senza abrogarlo. Semplicemente non lo applica. Questo non vale per la fonte primaria, nel momento in cui un elenco di Paesi sicuri viene inserito in una legge il giudice non può disapplicare la legge” [2]. Ora sono in corso verifiche giuridiche sul decreto e la Cassazione dovrà pronunciarsi il 4 dicembre, essendo stata rivolta, oltre un mese fa, una richiesta di pronunciamento alla sua prima sezione civile da parte dei giudici della sezione immigrazione del tribunale di Roma. La Cassazione dovrà pronunciarsi in merito alla possibilità dei giudici di agire autonomamente oppure di doversi attenere alla lista dei Paesi sicuri stilata dal ministero degli Esteri, che oggi, con il nuovo decreto, non sarebbe più valida, almeno come io interpreto. Questa richiesta è avvenuta prima della sentenza della Corte di giustizia europea del 4 ottobre. La Cassazione potrebbe operare una svolta nel quadro che è stato descritto. Resta il fatto, però, che questi hotspot in Albania non potrà mai essere una soluzione al problema dei migranti, e se lo dovesse diventare sarebbe una soluzione pessima e non in linea con i diritti umani, anche se fosse conclamato legale.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato questo decreto, denominato “Disposizioni urgenti in materia di procedure per il riconoscimento della protezione internazionale”, e ha, di fatto, autorizzato la presentazione al Parlamento del relativo disegno di legge di conversione, che ha 60 giorni di tempo per approvarlo. Al riguardo, Mattarella ha dichiarato: “Non consentirò che una soluzione che rispetta il diritto italiano ed europeo venga smontata” [3], non prendendo in considerazione la Sentenza sui Paesi Sicuri del 4 ottobre della corte di giustizia Ue di Lussemburgo. Il decreto, n. 158, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 249 di mercoledì 23 ottobre 2024. Giulia Mentasti, in un suo articolo, ha messo in evidenza che “In linea con il portato della pronuncia della Corte di giustizia del 4 ottobre 2024, sempre nell’art. 2 bis viene eliminato il riferimento alla possibilità di designazione di un Paese di origine sicuro con l’eccezione di parti del territorio, lasciando il solo riferimento a ‘categorie di persone’. Si tratta di un punto nevralgico della disciplina, oggetto del ricorso in Cassazione contro i decreti di convalida, presentato dal Ministero dell’interno” [4]. L’articolo 2 bis citato è quello del decreto legislativo n. 25/2008, richiamato precedentemente. È chiaro che l’operazione fatta dal governo con questo Decreto è mirata ad affermare che, per la gestione dei migranti, il modello Albania si deve comunque affermare, e se ci sono leggi in contrasto debbono essere cambiate. Il Tribunale di Bologna ha rinviato il decreto alla Corte Ue per chiedere quale sia il parametro su cui individuare i paesi sicuri e se il principio del primato europeo impone di ritenere che in caso di contrasto fra le normative prevalga quella comunitaria. È una richiesta, come ha detto il presidente del Tribunale Pasquale Liccardo, che ha soprattutto l'obiettivo dell'applicazione uniforme del diritto dell'Unione Europea [5].
Le vicende dei migranti in Italia sono note, grazie ai media però l'attenzione viene focalizzata soltanto sulle riprese che vediamo nei telegiornali quando arrivano sulle coste italiane con pessimi gommoni e quando vengono soccorsi in mare dalle Ong. Non è stato dibattuto e approfondito che questi fenomeni di migrazione hanno origini remote e che hanno caratterizzato anche la nostra storia. È un fenomeno connesso con i modelli economici mondiali e con le scelte politiche-istituzionali degli Stati. I processi economici producono complicati movimenti di persone: queste migrazioni sono dipendenti e soprattutto dinamicamente strutturate con il rilancio continuo dei modelli liberisti degli Stati dell’Europa, Italia compresa indipendentemente dal governo, e anche oltre l’Europa. La maggioranza dei paesi capitalisti sono liberisti selvaggi, ovvero tendono prioritariamente a sostenere la loro crescita economica garantendo alle loro multinazionali di riferimento continui business internazionali. La caratteristica del capitalismo corrente, a livello ordinario di gestione finanziaria, è quella di appropriarsi delle materie prime a costi il più bassi possibile dagli stati che complessivamente sono più deboli. Per raggiungere questi obiettivi sono sempre impegnati a fare guerre, anche infinite, senza mai fermarsi. È chiaro che, quando in un paese ci sono conflitti bellici in corso, al di là delle motivazioni, esterne o interne che siano, chi risiede in questi stati è obbligato a migrare per continuare a vivere e a non morire. Questa è una pagina molto triste della fase in corso che riguarda le conseguenze della gestione capitalistica dell'economia e dei processi bellici connessi. Si riporta che le guerre in corso sono circa 60 e a pagarne maggiormente le spese sono sempre i più deboli. Al riguardo sono oltre 50mila i minori stranieri non accompagnati scomparsi in Europa tra il 2021 e il 2023, in media 47 al giorno [6].
È chiaro che i Paesi sicuri dichiarati sono un arbitrio del governo Meloni, in quanto le fonti non sono rappresentative e non si hanno documentazioni con certificazioni obiettivamente conclamate da organi internazionali riconosciuti, presenti nei Paesi citati con proprie strutture stabili ed osservatori professionisti che conoscono in profondità le pieghe sociopolitiche ed economiche di questi Paesi. Le ragioni per cui questi migranti arrivano in Italia sono note ma non considerate. Spesso si dichiara che l’Italia ne ha bisogno come lavoratori stagionali. Sono infatti, impiegati periodicamente nell’agricoltura come assistiamo frequentemente nei vari servizi giornalistici, i quali vanno in onda a volte sui telegiornali, che riportano come sono trattati e come sono costretti a lavorare con bassi salari in condizioni pessime, di norma ospitati in alloggi fatiscenti e in condizioni igieniche pessime dove decollano malattie varie. Il governo sul tema dei caporali niente ha fatto, non avendo nessun programma sul miglioramento delle condizioni di questi lavoratori. Non a caso consente che si trattino questi lavoratori come se sul piano dello stato di diritto non esistessero. Il nostro paese ha una posizione geografica non lontana dall’Africa, e questo favorisce, con molti rischi, l’attraversamento anche mediante gommoni. Questa situazione non cambierà, perché le condizioni dei paesi africani non migliorano al di là degli annunci di piani vari del governo, che sistematicamente vengono lanciati dai media.
Note:
[1] Cosa prevede il nuovo decreto sui paesi sicuro voluto dal governo Meloni, Annalisa Camilli, L’Internazionale, 22 ottobre 2024.
[2] Migranti, la nuova lista dei Paesi sicuri: cosa cambia con il decreto, Redazione Adnkronos, Adnkronos, 21 ottobre 2024.
[3] Migranti, Meloni fa muro: “Difendiamo il modello Albania”. Mattarella firma il decreto, Antonella Coppari, Quotidiano Nazionale, 24 ottobre 2024.
[4] Ancora sulla questione dei centri in Albania: pubblicato in GU il testo del d.l. paesi sicuri, Giulia Mentasti, Sistema Penale, 24 ottobre 2024.
[5] Il Tribunale di Bologna rinvia il decreto 'Paesi sicuri' alla Corte Ue, Leonardo Nesti, ANSA, 30 ottobre 2024.
[6] L'Eurocamera premia un'inchiesta sui migranti, c'è anche l'ANSA, Redazione ANSA, ANSA, 24 ottobre 2024.