Saranno 375 gli studenti che frequenteranno la prima classe del nuovo liceo del made in Italy nell’anno scolastico 2024/2025, liceo istituito con la legge 206/2023 (Titolo III art.18). Questi saranno soltanto lo 0,08% degli iscritti alla prima classe degli istituti di secondo grado, che in totale sono 468.750, di cui il 55,68% ha scelto i licei. È stata, quindi, una partenza alquanto modesta e con prospettive, almeno fino ad oggi, poco chiare, in quanto se con il primo comma dell’art. 18, per il quale è stato istituito questo nuovo liceo, si dichiara che “Al fine di promuovere, in vista dell’allineamento tra la domanda e l’offerta di lavoro, le conoscenze, le abilità e le competenze connesse al made in Italy si istituisce un percorso liceale del made in Italy che si inserisce nell’articolazione del sistema dei licei”, non si è tenuto in considerazione che per l’economia italiana l’allineamento tra domanda e offerta non è nelle previsioni.
Si tratta di una nuova tipologia di liceo e, nelle intenzioni del governo, creerà nuova occupazione in Italia poiché l’economia del “made in Italy” è articolata su cicli di produzioni interamente strutturati nel nostro Paese; tuttavia non ha prospettive di sviluppo tali da richiedere un surplus di nuova occupazione in quanto tutto il comparto del cosiddetto “made in Italy” presenta una domanda interna che non è in aumento e, per alcuni settori, l’aumento delle esportazioni è incerto. Come è noto, l’Italia ha un’economia fortemente interconnessa con quella degli altri paesi dell’Unione europea, il cui PIL nel 2024 crescerà dello 0,9% rispetto all’1,3% previsto nell’autunno scorso. Per la zona euro poi si prevede un aumento del PIL dello 0,8%, in ribasso rispetto all’1,2% della stima precedente. Quindi il made in Italy non ha prospettive di sviluppo perché la domanda non aumenterà, pertanto l'offerta non si allineerà con la domanda, non producendo nessun surplus di occupazione.
Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara ha dichiarato che: “Gli studenti da settembre potranno contare su un percorso e su dei programmi fortemente innovativi e una maggiore sinergia con il mondo produttivo. Il Made in Italy è la nuova offerta formativa messa in campo dai licei che avevano già attivato l’indirizzo Scienze Umane con opzione Economico-sociale pensata per una formazione tesa a valorizzare le eccellenze italiane riconosciute a livello internazionale. Una opzione che dal prossimo anno potrà rafforzarsi nell’alveo dei licei più tradizionali. È importante aver ampliato l’offerta formativa a disposizione degli studenti italiani venendo incontro alle esigenze e alle nuove sfide del mondo del lavoro, è la strada giusta per una scuola di successo per i nostri ragazzi”.
Sulla piattaforma Unica, che offre servizi digitali ai giovani da parte del Ministero dell’Istruzione e del Merito, leggiamo: “Il liceo del made in Italy consente di approfondire lo studio dell’economia e del diritto, dedicando anche attenzione anche alle scienze matematiche, fisiche e naturali e all’analisi degli scenari storici, geografici, artistici e culturali che sono alla base del tessuto produttivo del nostro Paese. Gli studenti potranno così conoscere l’evoluzione storica e industriale dei settori produttivi del made in Italy e acquisire competenze e conoscenze relative alla gestione d’impresa, alle strategie di mercato, allo sviluppo dei processi produttivi e organizzativi delle imprese del made in Italy.”
Sulle presentazioni del ministro Valditara ci sono stati forti dubbi ed oggi ci sono forti critiche sul piano di studi del primo biennio. Questo liceo, con polemiche mediatiche, fu annunciato a sorpresa al Vinitaly di Verona il 3 aprile del 2023 dalla Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, che agli studenti degli istituti agrari disse che negli istituti professionali “ci sono più sbocchi rispetto al classico e allo scientifico”, non tenendo in considerazione che in questa fase l’economia italiana non è in espansione.
I settori del made in Italy che allora vennero presentati come strategici erano l’enogastronomia, la moda e l’arte, che dovevano essere quanto meno alcuni degli indirizzi di questo nuovo liceo, ma il piano degli studi che è stato presentato per il primo biennio non prevede materie che si richiamano a questi settori. Questo liceo, quindi, diventerà una specie di scuola professionale mirata a servire le aziende del made in Italy, anche perché la legge istitutiva, la 206/2023, prevede la costituzione di una fondazione (art. 19) e di nuove aziende del made in Italy. È stata annunciata anche l'istituzione di un “Fondo Nazionale del Made in Italy”, cosiddetto Fondo sovrano, partecipato dal MEF, aperto alla partecipazione di fondi di investimento e ad altri soggetti. Questo fondo dovrebbe avere la “mission”, come diffuso dai media, di investire nelle filiere dei settori strategici sin dalla fase dell’approvvigionamento delle materie prime. È stato previsto un investimento di 700 milioni di euro per il 2023 e 300 milioni per il 2024. Si tenga, inoltre, in considerazione che il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha esplicitamente dichiarato che questo nuovo liceo agirà come un ponte tra servizio scolastico e mondo imprenditoriale.
Sono in totale 92 i licei che hanno scelto l’indirizzo Made in Italy fino ad oggi approvati sul territorio nazionale: 17 saranno attivati in Sicilia, 12 in Lombardia e nel Lazio, 9 in Puglia, 8 nelle Marche e in Calabria, 6 in Abruzzo, 5 in Toscana, 3 in Liguria, Piemonte e Veneto, 2 in Molise e 1 in Basilicata, Emilia-Romagna, Sardegna e Umbria. Sono esclusi 22 istituti in Campania, che avevano fatto richiesta, ma la Regione Campania non ha autorizzato l’avvio di questo nuovo liceo. Al riguardo non ho trovato informazioni in Rete tranne un’intervista all’Assessora alla Scuola, Politiche sociali e giovani, Lucia Fortini, nella quale sono state motivate le ragioni del no della Campania, che sono condivisibili e sono quelle che costituiscono l’ossatura della critica a questo nuovo liceo: “nessuno sa esattamente le materie che verranno studiate dai ragazzi nel corso del triennio. Fino a quando questo non sarà chiarito, non ci sono i presupposti per poter prendere una decisione diversa”.
Nel resto d’Italia, sono stati sei gli istituti scolastici che, pur avendo presentato domanda, non erano in possesso dei requisiti richiesti. Si prevedono 27 ore di lezione alla settimana, di cui 4 di lingua e letteratura italiana, 3 per la storia e geografia, diritto, economia politica, inglese e matematica con informatica, ed è previsto anche lo studio di una seconda lingua straniera, storia dell’arte e scienze naturali. Non ci sono, invece, materie caratterizzanti il cuore del made in Italy. Tra le materie del piano di studi c’è l’economia politica, che è una novità rispetto ai piani di studi dei bienni, ma nei corsi universitari questa materia viene studiata quando gli studenti hanno acquisito le nozioni principali di microeconomia e macroeconomia. C’è l’informatica insieme alla matematica, ma non ci sono altre materie specifiche o caratterizzanti anche in generale, almeno che alcune materie non verranno presentate nel triennio che non è stato ancora reso noto e neanche annunciato. È chiaro, comunque, che gli studenti dovranno continuare questi studi del made in Italy nei cicli universitari ed è qui che si pone una domanda: non era meglio alzare il livello di formazione culturale generale quando poi comunque si dovrà continuare questi studi con corsi universitari?
Il governo della Meloni non vuole alzare il livello degli studi e condanna gli studenti del nuovo liceo made in Italy ad acquisire una formazione mirata, ma, soltanto, per soddisfare le richieste di personale da parte delle aziende, che eviteranno di fare corsi professionali aziendali a loro spese. Ora - se per raggiungere un livello di formazione adeguato alle continue sfide economiche e tecnologiche che, come quotidianamente tutti dicono, sono sempre più raffinate, soprattutto, per le dinamiche dei processi politici - è chiaro che i livelli della formazione culturale debbono elevarsi. Sappiamo che i licei offrono un’ampia formazione culturale e un buon metodo di studio Sono, quindi la tipologia di scuola particolarmente adatta a chi ha intenzione di proseguire gli studi, sebbene possano essere adatti anche per chi presenta obiettivi differenti, poiché offrono agli studenti strumenti d’analisi e capacità critiche. Proprio per questo motivo è mia opinione che il liceo classico consente di approfondire oltre allo studio della civiltà classica e della cultura umanistica (letteratura italiana e straniera con storia, filosofia, storia dell’arte) anche le scienze sociali e matematiche, fisiche e naturali.
Come sappiamo il biennio del liceo classico è stato il Ginnasio, rinominato con la riforma Gelmini nel 2010 “primo biennio” del liceo classico uniformandosi a quello degli altri istituti di secondo grado. Per questo penso che potrebbe essere proprio l’ex Ginnasio il biennio ottimale per tutti gli studenti di secondo grado, naturalmente rimodulato e mirato con programmi adeguati anche alla fase sociopolitica in corso.
Gli studenti, oltre allo studio della grammatica e della morfologia delle lingue latina e greca, potrebbero comprendere meglio la realtà contemporanea alla luce di un confronto con la civiltà classica, che ha avuto un ruolo decisivo nella formazione degli stati occidentali. L’accesso alla cultura classica sarebbe assicurato dallo studio del greco antico e del latino. Successivamente, nel triennio, ogni studente potrebbe scegliere la tipologia degli studi che preferisce e per la quale si sente di percorrere il successivo ciclo di studi, non solo dei licei ma anche degli altri istituti e, successivamente, delle università. Ecco il piano di studi dell’ex ginnasio, rilevato in Rete: Lingua e letteratura italiana, Lingua e cultura latina, Lingua e cultura greca, Lingua e cultura inglese, Storia, Storia e geografia, Scienze Naturali (Biologia, Chimica, Scienze della terra), Matematica (con Informatica), Fisica, Storia dell'arte, Religione cattolica o attività alternative, Scienze motorie e sportive.
È necessario alzare il livello della cultura generale in una società altamente informatizzata quale è l’Italia attuale, anche al di là delle operazioni di oscuramento mediatico su certi temi e delle strumentalizzazioni delle mode politiche messe in campo dai circoli liberisti. Pertanto è necessario rimodulare e innalzare il livello degli studi, ma lo deve essere per tutti gli studenti, in quanto stiamo attraversando una fase che è animata da problematiche che all’orizzonte non hanno soluzioni, come i cambiamenti climatici, perché nuove, anche se non tanto, o perché le reazioni continue molto raffinate del capitalismo non sono più contrastabili con un esercizio ordinario delle istituzioni. La nostra democrazia è gestita e manovrata sempre più non solo dai processi di globalizzazione delle economie degli stati, ma anche dalle innovazioni tecnologiche, continue e non controllate, che alterano stili di vita delle persone e rilanciano nuovi processi di miseria a causa delle ristrutturazioni aziendali.
Il livello generale della formazione scolastica delle giovani generazioni, secondo me, deve alzarsi perché è decisivo avere nel paese una dialettica politica che non produca emarginazione sociale, come in questa fase. I processi d’istruzione, da quando è nata la nostra Repubblica, hanno sempre in ogni fase rilanciato una scuola con l’obiettivo di operare una continua divisione di classe, ma oggi tra le classi sociali c’è troppa distanza e questa produce emarginazione, che spesso viene strumentalizzata a fini politici.