Pensioni, salute, fiscalità: ancora una volta le politiche governative determinano ulteriori perdite di autonomia per i soggetti non privilegiati, abbandonati a se stessi anche per lo smantellamento dei servizi pubblici. Una buona pensione e un nuovo servizio pubblico potrebbero invece aumentare le attività che contribuiscono a costruire un'altra società, una società per tutte le età.
di Guido Capizzi
In questi giorni si assiste al confronto tra chi intende chiamare l’intelligenza civica e dei cittadini, raccogliendo le energie vitali e le coscienze disponibili, con quanti sono tentati dall'ideologia della sicurezza, dalle bellicose ingiunzioni, dalla stupidità letale di capitalizzare i morti e la barbarie. Una nuova resistenza, quella di voler capire e pensare perché la nostra vita è prima.
Giovani oppressi al punto di desistere spesso dal cercare il lavoro, lavoratori con prospettive oscure ai quali il governo propone misere carità e filosofie vaneggianti sul senso dell’orario di lavoro, prossimi pensionati in allerta che continuano a chiedere l'abbandono di misure regressive inventate dai datori di lavoro e dai fautori della finanza con la complicità del governo attuale e dei governi precedenti..
La lotta politica è essenzialmente rifiutare di assecondare il fallimento della politica governativa che mantiene il corso disastroso di epurazione sociale. Milioni di pensionati con redditi al di sotto della soglia di povertà soffrono le restrizioni in materia di accesso alla salute e alla cura, di trasporto, di un alloggio decente, di attività ricreative e di vita culturale.
Queste restrizioni saranno aggravate dalla legge finanziaria 2016: sono ridotti i budget per la salute, l’assicurazione sanitaria e quelli destinati agli enti locali, che saranno così costretti a tagliare i servizi pubblici.
Sono evidenti le politiche crudeli per i pensionati più numerosi, quelli che le statistiche segnalano con drammatici assegni mensili. Sono evidenti gli inasprimenti delle condizioni di pensionamento, il sostanziale blocco delle pensioni con l'indicizzazione del livello delle pensioni sui prezzi piuttosto che sui salari, allungando il periodo di contribuzione, tutte decisioni molto negative, sleali, con ulteriore aggravamento della disparità sociale.
Perché sono inefficaci, dal momento che dipendenti e pensionati hanno meno soldi per comprare ciò di cui hanno bisogno: l'economia non può lasciare le cose così, mentre la disoccupazione continua ad aumentare.
Le scelte del governo sono assurde: i benefici sono destinati ai fondi finanziari, alle banche e così le grandi imprese transnazionali sono in costante presenza aumentando i loro profitti e i dividendi che pagano ai loro azionisti.
L'alternativa esiste, cerchiamo di vivere in questa situazione, con delusioni e angosce accumulate, dove la destra si rivede già al potere, iniziando da subito a potenziare la lotta.
Vogliamo vivere l'idea che il diritto alla pensione è una scelta cruciale della società, che comporta la piena integrazione nelle politiche pubbliche attuate: qui sta il concetto di una società per tutte le età.
Ciò richiede emancipazione per sradicare la disoccupazione, l’alienazione del lavoro, per organizzare sicurezza del lavoro e formazione, promozione di una vita solida fuori dal lavoro, aprendo la prospettiva di attività per chi è in pensione.
La politica di "invecchiamento" va al di là della politica della vecchiaia. Ci sono sfide poste dai cambiamenti demografici: qui va tenuto conto del principio di solidarietà che implica la distribuzione delle risorse finanziarie necessarie e che agli anziani sia concesso il potere di applicare nuovi diritti.
Incontrando pensionati si capisce che vogliono avere i mezzi per vivere, per proiettarsi nel futuro, che vogliono partecipare alla vita sociale, insomma che hanno un ruolo da svolgere nella società. Buona pensione e un nuovo servizio pubblico può favorire, amplificare, aumentare le attività che contribuiscono a costruire un'altra società.