L’assemblea nazionale di Non una di meno a Torino

Uno sciopero vertenziale, politico e sociale per l’8 marzo 2020 e respiro internazionale e transnazionale per il movimento


L’assemblea nazionale di Non una di meno a Torino Credits: Assemblea NUDM Torino (contrassegnata per libero riutilizzo)

Torino. Prosegue in Italia il percorso del movimento femminista e transfemminista Non Una Di Meno - NUDM, con un’intensa e partecipata Assemblea Nazionale tenutasi a Torino l’1 e 2 giugno scorsi nella sede universitaria di Palazzo Nuovo. Sono stati due giorni di confronto serrato nei tavoli di lavoro e di plenarie intensamente partecipate da circa 600 attiviste provenienti dai numerosi nodi territoriali, per lo più giovani e giovanissime con i loro slogan irriverenti e i pañuelos colorati di fuxia e nero, insieme a una minoranza di femministe “storiche” più anziane, vari universitari e precari e altre soggettività transfemministe, che si riconoscono nel Piano Femminista e Transfemminista NUDM elaborato collettivamente a partire dalla prima assemblea romana del 27 Novembre 2016.

Bisognava fare il punto su temi politici e programmatici generali del movimento, a due mesi dal grande successo della mobilitazione femminista e transfemminista del 30 marzo scorso indetta da NUDM a Verona e che ha visto oltre 60.000 persone sfilare in un immenso corteo colorato di protesta contro la sperimentazione politica tradizionalista condotta proprio in quella città dalla giunta del sindaco. E Verona proprio in quei giorni ospitava – blindatissimo dalla polizia – il 13° World Congress of Families, il congresso mondiale degli integralisti cristiani in cui hanno preso parola vari esponenti mondiali delle destre sessiste, xenofobe e razziste e perfino ministri della nostra Repubblica per illustrare e sostenere l’agenda politica regressiva del governo italiano giallo-verde che mira a ridurre diritti sociali e sistema di welfare pubblico, e soprattutto a cancellare diritti faticosamente raggiunti dalle donne con decenni di lotte come il divorzio, l’aborto sicuro nei contesti della sanità pubblica, l’autodeterminazione di genere e la salute riproduttiva nei consultori pubblici.

Nell’Assemblea NUDM a Torino si è ribadita la valenza politica e metodologica della pratica dello Sciopero Femminista Globale come risposta strategica di lotta collettiva contro la violenza strutturale incorporata nel sistema capitalistico contemporaneo – forma moderna del Patriarcato che attraverso l’esclusivo potere maschile a livello materiale e simbolico continua a permeare la realtà, la cultura, la politica, le relazioni pubbliche e private generando forme molteplici di violenza.

Gli antecedenti della pratica dello sciopero Politico, Sociale e Vertenziale sono inscritti nel DNA di NUDM da quando alcune attiviste parteciparono il 3 ottobre 2016 alla protesta massiva in Polonia, ricordata come lunedì nero, contro un progetto di legge che criminalizzava perfino l'aborto spontaneo e l'interruzione della gravidanza conseguente a uno stupro. La grande ripercussione di questa protesta riuscì a frenare la legge nel parlamento polacco. E ancora Il 19 ottobre 2016, in Argentina, partecipanti del movimento Ni Una Menos e di altre organizzazioni femministe convocarono lo sciopero di un'ora e mobilitazioni per ottenere una legge per il diritto all’aborto mentre il 21 gennaio del 2017 negli Stati Uniti si tenne una immensa Marcia delle donne a Washington. La convergenza dei movimenti femministi di Italia, Corea del Sud, Russia, Irlanda, Israele, Brasile e Messico è stata la base per la sperimentazione del primo sciopero internazionale delle donne l’8 marzo 2017, e poi dei successivi sempre nella data dell’8 marzo in oltre 70 Paesi e 200 città del mondo, dalla Polonia all’Argentina, dagli Stati Uniti alla Turchia, dalla Spagna al Ciad, dal Brasile alla Svezia. Nel terzo sciopero del 2018 in cui molti sindacati di base in Italia hanno dato il loro supporto e la copertura sindacale a un gran numero di lavoratrici, la chiamata allo sciopero è avvenuta con lo slogan “Se le nostre vite non valgono, allora ci fermiamo!”.

Serve dunque uno sciopero inteso come processo dinamico globale e intersezionale, che continui a denunciare il celato ma poderoso intreccio fra lavoro produttivo e riproduttivo, sia a livello domestico che sociale, svolto in larghissima prevalenza dalle donne, e poiché le contraddizioni del costrutto capitalistico-patriarcale flagellano ormai tutte le società sul pianeta e superano i confini delle nazioni e dei territori, è utile continuare a nominarle e rilanciare questa pratica di sciopero a livello globale anche il prossimo 8 Marzo 2020 in forme pratiche che andranno a definirsi in un’ottica di intersezionalità, cioè utilizzando una chiave di lettura del reale che denunci la violenza e le contraddizioni insite nelle categorie di “genere”, “razza” e “classe” per ricollegare le lotte di tutte le soggettività - donne ma anche LGBTQIA+ [1] - maggiormente colpite dall’oppressione generata dal patriarcato mondiale.

Grazie al costante lavoro in rete – è in vista la ristrutturazione dei tools, del blog e delle mailing list nazionali del movimento - e alla presenza capillare sui social le attiviste di Nudm si mobilitano ogni giorno a livello locale sui territori e nelle città italiane - nella Scuola come nei Centri Antiviolenza – nelle pratiche della solidarietà e in campagne tematiche, in percorsi di autoformazione e di autoinchiesta e documentazione contro le molteplici forme della violenza patriarcale che pur manifestandosi in esplosioni episodiche (femminicidi, stupri, licenziamenti in massa, precarizzazione, violenza giudiziaria, sussulti neofascisti e violenza razzista, etc) si dispiegano in forme sociali stabilmente integrate: tanto nelle gerarchiche della sfera familiare e delle relazioni interpersonali a danno della donna (dove la violenza dei partner maschili ne uccide una ogni due giorni), quanto nella grave lesione dei diritti delle persone e in particolare delle donne – ancor più se migranti - all’autodeterminazione economica, sessuale, lavorativa e scolastica, all’interno di un Paese dove c’è un clima montante di violenza politico-istituzionale e socio-culturale.

Il movimento si propone per l’immediato futuro un salto di livello dell’azione politica internazionale di contrasto e di elaborazione transnazionale dei temi, e annuncia la preparazione della Prima Assemblea Internazionale del movimento NUDM, auspicabilmente nel 2020. Un convegno politico e decisionale che potrebbe anche non tenersi in Italia, un percorso sicuramente ambizioso e impegnativo sul piano organizzativo anche solo sotto il profilo dei “Visti” internazionali per le donne e le persone provenienti da Paesi con agibilità politica limitata.

L’impegno che esce però dall’Assemblea di Torino è anche a mantenere a livello nazionale l’autonomia del movimento, intercettando amici e alleati utili alle cause, ma senza subalternità verso istanze strumentali che dovessero arrivare da soggetti storici come partiti e sindacati: si è ribadito che NUDM non ha alcuna vocazione a ricostruire “La Sinistra in crisi”, o a vocazioni elettoralistiche. E questo non certo perché il movimento coltivi una “postura della purezza” bensì perché a partire dalla propria agenda di obiettivi e priorità inscritta nell’unico strumento che si è dato, il Piano Antiviolenza Femminista e Transfemminista, si riserva le negoziazioni utili alla causa in gioco, per mantenere l’efficacia degli strumenti e delle lotte.

Nel percorso transnazionale di NUDM per costruire momenti di elaborazione e lotta relative a tematiche quali razzismo, il sessismo, l'omofobia e la transfobia e la doppia discriminazione che le migranti vivono in Europa il prossimo appuntamento è in Svizzera nella data imminente del 14 giugno 2019 dove NUDM parteciperà a Ginevra alla mobilitazione nazionale delle soggettività femministe e transfemministe svizzere, articolata sulle diverse modalità di sciopero dal lavoro retribuito, lavoro di cura, educazione e consumi indetta dall’organizzazione Grève des femmes e da altri organismi aderenti alla piattaforma svizzera per lo Sciopero Femminista. Allo sciopero di venerdì 14 seguirà un’assemblea più di taglio internazionale sabato 15 giugno presso Maisons des Associations, Rue des Savoises 15, a Ginevra: nelle intenzioni delle Svizzere, un momento di condivisione, riscoperta e autoformazione mutualistica sui temi dell’agenda femminista internazionale.

Un importante precedente in Svizzera era stato il grande sciopero delle donne della Confederazione svoltosi il 14 giugno 1991 quando mezzo milione di operaie, universitarie, impiegate, mamme e casalinghe provenienti da tutte le regioni linguistiche e Cantoni svizzeri erano scese in piazza a sorpresa per rivendicare l’effettiva applicazione dell’articolo sulla Parità dei sessi inscritto nella Costituzione federale già dieci anni prima, il 14 giugno 1981, ma rimasto di fatto inapplicato.


Note

[1] LGBT*QIA+: acronimo per persone Lesbiche, Gay, Bisessuali, Trans o non binarie, Queer, Intersessuali, asessuali; il + finale sta a indicare l’apertura verso qualsiasi altra autodefinizione in relazione alla propria identità di genere e/o orientamento sessuale.

Link

Sciopero Femminista: https://it.wikipedia.org/wiki/Terzo_Sciopero_Internazionale_delle_Donne

http://inthesetimes.com/working/entry/20900/international-womens-strike-march-8

Grève des femmes, grève féministe – Genève @Gfgeneve

Info:

Sciopero delle donne Svizzere 1991: https://www.swissinfo.ch/ita/multimedia/25-anni-dallo-sciopero-

delle-donne_14-giugno-1991-un-giorno-entrato-nella-storia/42217964).

Piano Femminista di NUDM:

https://nonunadimeno.files.wordpress.com/2017/11/abbiamo_un_piano.pdf)

10/06/2019 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: Assemblea NUDM Torino (contrassegnata per libero riutilizzo)

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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