A Torino e Varese inversione rispetto al primo turno; a Milano e Novara vincono i preferiti del primo turno. Cresce il partito dei “disertori” e l’arroganza di Renzi. A sinistra qualcosa si muove.
di Guido Capizzi
Erano state le mete al primo turno delle elezioni amministrative 2016, due città lombarde (Milano e Varese) e due città piemontesi (Torino e Novara). Sono state le mete per seguire il ballottaggio. A Milano – al primo turno votò il 55% degli aventi diritto, al ballottaggio ha votato il 52% - il candidato di centro sinistra Sala ha superato di 3 punti percentuali il candidato di centro destra Parisi ed è il nuovo sindaco: continuità con il precedente sindaco Pisapia ? Risposta che sapremo, forse, esprimere al termine del mandato di Sala.
A Varese, la “patria” della Lega Nord, gli sconfitti sono Salvini e Maroni: il loro candidato Orrigoni che partiva con il 47 % di preferenze ha ottenuto al ballottaggio (dove ha votato il 7% in meno degli aventi diritto rispetto al primo turno) il 48%, mentre il candidato di centro sinistra Galimberti – che era secondo con cinque punti in meno – ha ottenuto il 52% dei voti ed è il nuovo sindaco.
Passando dalla Lombardia al Piemonte, transitando prima a Novara – dove ha votato l’8% in meno degli aventi diritto – il candidato di Lega e Fratelli d’Italia Canelli ha preceduto il candidato di centro sinistra Ballaré di 15 punti, mentre al primo turno era di quattro punti.
Arrivando a Torino, ecco la città della sorpresa inaspettata: al ballottaggio si sono presentati il candidato di bandiera PD Fassino che al primo turno aveva 11 punti in più della candidata del Movimento Cinque Stelle Appendino. Il ribaltone: Appendino quasi 55% e Fassino dieci punti in meno. Così Torino, come Roma, sarà guidata da una donna, da una donna M5S.
Analisi e dibattiti, iniziati appena chiuse le urne domenica 19 giugno, continuano: anche perché la valenza politica del voto amministrativo questa volta è stata più alta del solito.
Checché ne dica in ogni occasione, con la sua solita arroganza, il Presidente del Consiglio Renzi, sconfitto a questo “giro” elettorale in modo pesante. Arroganza del PD che è un modo d’essere all’interno del partito, ovunque ci si trovi, atteggiamento in particolare dei renziani. Ascoltare la ministro Boschi o la onnipresente Serracchiani conferma che la sconfitta del PD dovrebbe essere imputata, dai loro stessi dirigenti, alla pervicacia della loro arroganza.
A proposito, parentesi: in Friuli Venezia Giulia dove governa la Serracchiani, il PD e le liste collegate, sono uscite sconfitte dal centro destra sia a Trieste dove Cosolini ha avuto 5 punti in meno del vincitore Di Piazza sia a Pordenone dove Ciriani del centro destra a sconfitto la Giust di 18 punti.
Dai dati relativi ai ballottaggi è evidente che il “partito dei disertori” continua a crescere, ormai un italiano su due degli aventi diritto-dovere a recarsi alle urne non ci va. Qui una seria riflessione, anzi un’autocritica deve essere fatta a sinistra: i deludenti risultati anche a queste elezioni amministrative ci fa ricordare di trovarci al primo piano dell’edificio intenti a ballare mentre il piano terreno sta bruciando. Qualcuno si chiede quanti nel 50% dei “disertori” si aspetta il ritorno della bandiera rossa con falce e martello?