Un primo risultato della lotta della scuola: il Governo posticipa la controriforma

Con la spinta delle lotte e dei ricorsi dei precari, il Governo rischia di dover pagare multe salatissime all’UE per la reiterazione dei contratti a tempo determinato. Per questo Renzi ha ventilato l’assunzione dei precari in cambio della controriforma “Buona Scuola”. Ora è tutto rimandato. Senza farsi illusioni sulle intenzioni di questo Governo i coordinamenti dei precari torneranno davanti al Parlamento nella settimana che va dal 12 al 18 gennaio.


Un primo risultato della lotta della scuola: il Governo posticipa la controriforma

Con la spinta delle lotte e dei ricorsi dei precari, il Governo rischia di dover pagare multe salatissime all’UE per la reiterazione dei contratti a tempo determinato. Per questo Renzi ha ventilato l’assunzione dei precari in cambio della controriforma “Buona Scuola”. Ora è tutto rimandato. Senza farsi illusioni sulle intenzioni di questo Governo i coordinamenti dei precari torneranno davanti al Parlamento nella settimana che va dal 12 al 18 gennaio.

di Francesco Cori

Nel momento stesso del suo insediamento il Governo Renzi ha subito dichiarato che uno dei pilastri della sua azione sarebbe stata un’organica e complessiva riforma del sistema educativo fatta a partire dalla scuola. I capisaldi di questo progetto si concretizzavano in alcuni punti essenziali: alternanza scuola/lavoro, aumento dell’orario di lavoro per i docenti, esasperazione dei princìpi meritocratici e della cultura privata ed aziendalistica, rafforzamento del dirigente scolastico e di tutte le figure manageriali ed esecutive rispetto agli organismi democratici (collegio docenti, consigli d’istituto, etc) che erano stati conquistati dal percorso di lotte degli anni ’60 e ’70 nell’ambito della scuola pubblica.

Nell’estate del 2014 il sottosegretario all’istruzione Reggi dichiarava sulle pagine delle principali testate giornalistiche l’intento di aumentare l’orario di lavoro degli insegnanti fino a 36 ore. La risposta del settore più attivo dei lavoratori della scuola fu immediata. In pieno luglio si organizzarono assemblee molto partecipate di lavoratori autoconvocati della scuola, un presidio sotto Montecitorio ed una aperta contestazione al sottosegretario Reggi durante una festa dell’Unità di fine luglio. Memore della sconfitta del 2012, quando il Governo Monti dovette retrocedere sull’aumento dell’orario di lavoro e sul progetto di ulteriore privatizzazione della scuola del decreto Aprea, il Governo Renzi ha adottato una strategia comunicativa più sottile, mirante a spaccare e fiaccare le lotte della scuola con il progetto di controriforma intitolato “La buona scuola”.

Fiore all’occhiello del progetto, in chiave comunicativa, era la proposta di 150.000 assunzioni dei precari della scuola. Consapevole che sulla base delle lotte e dei ricorsi fatti in precedenza dai precari il Governo avrebbe dovuto pagare una multa altissima (4 miliardi di Euro) all’Unione Europea per la reiterazione di contratti a tempo determinato, Renzi proponeva l’assunzione dei precari in cambio della trasformazione complessiva del sistema scolastico: blocco totale degli scatti d’anziantità, gerarchizzazione estrema dei lavoratori della scuola, in sostanza il più bieco darwinismo sociale applicato prima ai lavoratori della scuola e poi trasmesso, secondo un’astrusa cultura aziendalistica nel campo dell’istruzione, alle giovani generazioni, a partire dalle elementari, sino alle scuole secondarie superiori e poi all’università.

Dopo aver prodotto e raccolto centinaia di mozioni delle scuole che esprimevano una netta contrarietà alle proposte del Governo Renzi, dopo aver scioperato più volte e manifestato chiedendo che questa volontà fosse ascoltata, e di fronte alla chiusura sistematica di Renzi e Giannini, non ci siamo arresi, abbiamo continuato la nostra lotta scioperando e manifestando sino al 12 dicembre portando la nostra voce sin sotto a Montecitorio.

Domenica 14 dicembre è arrivata la prima battuta d'arresto del Governo, il posticipo di due mesi nella trasformazione del progetto della "Buona Scuola" in Decreti Legge. Senza il faticoso lavoro delle mozioni, senza il duro raccordo che abbiamo costruito nell'opposizione alle politiche del Governo durante i percorsi assembleari, senza le manifestazioni del personale della scuola e degli studenti questa battuta d'arresto non ci sarebbe stata, l'opposizione sorda e spesso passiva di molti colleghi non avrebbe assunto visibilità ed il Governo avrebbe presentato i radiosi risultati del sondaggio on line perchè privo di un’opposizione visibile nel Paese. Noi abbiamo partecipato alla consultazione e moralmente l'abbiamo vinta. Non ci facciamo illusioni sulle intenzioni di questo Governo ma impiegheremo questo tempo per allargare la discussione sulle nostre proposte, far crescere l'opposizione alle politiche di Renzi e Giannini in settori sempre più vasti del Paese, approfondire teoricamente le nostre controproposte attraverso un reale dibattito democratico che coinvolga attivamente i soggetti reali che vivono la scuola.

Il percorso che abbiamo fatto ci dimostra che possiamo arginare le controriforme del Governo e costruire attraverso il dibattito, la partecipazione ed il conflitto un nostro modello di istruzione.

Sappiamo che il Governo Renzi non mollerà l’osso, tanto più che la votazione a Natale del Jobs Act ha significato, di fatto, un programma di tagli e di licenziamenti di massa nella Pubblica Amministrazione, e non è un caso che Ichino, l’ideatore della legge sul lavoro, si sia subito affrettato a sottolineare che il Jobs Act deve valere anche nella Pubblica Amministrazione, manifestando apertamente le intenzioni del Governo.

Come coordinamenti dei precari, infatti, protesteremo di fronte al Parlamento nella settimana che va dal 12 al 18 gennaio per rivendicare che le assunzioni sono un nostro diritto e che vanno inserite in un progetto di investimento sulla scuola, ma anche per contrastare le clausole del Jobs Act che ci mantengono, di fatto, in un nuovo stato di precarietà nonostante la tanto attesa assunzione. Non è un caso, infatti, che Il Governo immagina l’istruzione sulla base del modo in cui concepisce l’insieme dei rapporti sociali. Una società di nuovi schiavi prevede una formazione che educhi alla sottomissione, allo schiavismo, all’individualismo sociale.

Tuttavia la tenacia con cui abbiamo portato avanti la lotta sinora, lo sforzo di connettere le varie componenti che vivono nella scuola (studenti, lavoratori di ruolo e precari, personale amministrativo) al di là delle appartenenze sindacali e con un progetto di costruzione veramente democratica dell’alternativa, ci permette di contrastare, frenare, inceppare i progetti liberisti del Governo ed al contempo di cominciare a pensare, costruire giorno per giorno attraverso la discussione, il protagonismo di tutti i soggetti e la lotta, una scuola compiutamente democratica, che possa inserirsi in un percorso di ricostruzione dello spirito democratico della Costituzione verso la formazione di una società radicalmente alternativa a quella attuale.

Il percorso da intraprendere è estremamente difficile, l’alleato principale del Governo si chiama indifferenza, passività, che troppo spesso ancora incontriamo in molti dei nostri colleghi, e tuttavia l’esperienza degli autoconvocati della scuola e dei coordinamenti dei precari ci dimostra che se il percorso è valido, se si ha effettivamente fiducia nella lotta, è possibile contrastare efficacemente il Governo o per lo meno contenere la sua furia aggressiva verso i lavoratori e i cittadini e sperare di contrattaccare e vincere.

02/01/2015 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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Francesco Cori

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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