Espansione dell’etnocentrismo nel mercato neo-liberale

Riflessione  in vista della protesta del 26 ottobre


Espansione dell’etnocentrismo nel mercato neo-liberale

Premessa

Riceviamo e pubblichiamo la seguente riflessione di un nostro lettore di cui condividiamo l’afflato unitario nella lotta contro il capitalismo


Il nostro malaugurato e, per le anime solidali e coscienziose del paese, mal voluto governo,  ha risposto di fronte al divieto della magistratura di continuare con il disgraziato progetto dei centri di detenzione per migranti in Albania con un menefreghismo ed un disdegno che, oramai, dovrebbe essere tutto fuorché sorprendente. In fin dei conti si sta sempre parlando dello stesso governo i cui ministri (Valditara, Calderoli e Giorgetti) erano scesi in piazza, non per protesta contro i crimini di uno stato contro una popolazione inerme, il ritorno con forza del precariato nel mondo lavorativo italiano o mille delle altre tragedie e sciagure che il governo Meloni sembra celebrare, ma per porre pressioni alla magistratura in difesa di Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona nel ben noto caso Open Arms. Ciò altro non è che un sintomo del male che sembra infettare il mondo. Lo spettro di un futuro prossimo.

Un futuro di nazionalismi beceri, politiche moraliste piccolo- borghesi e leggi etniche. Un futuro dove le libertà collettive saranno represse nel nome di sedicenti libertà personali: la libertà di sfruttare, di giudicare, di decidere senza intromissioni popolari e di controllare le masse. Le libertà dei pochi di fare bestiame dei più. Un futuro dove il denaro sarà Re incontrastato e gli Stati i suoi fedeli, deboli vassalli.

Dalla Francia di Le Pen alla Bulgaria di Orban, dalla Turchia di Erdogan all’Argentina di Milei fino all’Italia Meloniana. Appare evidente che nell’ultimo decennio il mondo liberale occidentale si sia svelato per l’ignobile ed oppressiva carogna che aveva sempre aspirato ad essere. Si prenda come esempio recente l’attacco subito dalla compagna Ilaria Salis, che rischia la revoca dell’immunità parlamentare per aver osato rispondere ad Orban ed all’oligarchia da lui instaurata in Ungheria. Senza un partito che difenda e rappresenta gli interessi dei lavoratori e delle classi meno abbienti ci troveremo presto in una situazione simile a quella dell’Argentina dove l’annullamento del Welfare State sembra aver reso i risultati sperati dal governo Milei: privatizzazione dell’impresa pubblica in settori chiave, legalizzazione ed incentivazione del precariato e difesa dei grandi patrimoni. Ai lavoratori è concesso il minimo indispensabile per non morire di stenti e continuare ad essere utili all’Industria: queste le linee guida del Ministero del “Capitale Umano” di Buenos Aires. Il solo nome già spiega come i lavoratori e lavoratrici vengano visti dagli amministratori liberali sudamericani. Un sogno per le borghesie d’ogni paese. La tendenza del capitalismo globale odierno sembra essere quella di sfruttare la retorica democratica per cesellare un nuovo sistema politico che ricordi la democrazia ma senza alcuno sbocco popolare. Un processo che giorno dopo giorno, diritto negato dopo diritto negato, lascerà la democrazia una parodia di sé stessa. Lo vediamo in quell’infame sistema americano, dove una forza lavoro di più di 100.000.000 di anime è dannata in un sistema politico e quadro sociale che non permettono la nascita di un partito proletario coeso in grado di rappresentare i loro interessi e si ritrovano a “scegliere” tra due candidati che di diverso sembrano avere solo il sesso e che rappresentano al meglio la corruzione istituzionalizzata ed intrinseca del sistema elettorale statunitense. Lo vediamo nei parlamentari di VOX che si complimentano con la Meloni per come ha disumanizzato i migranti, trattandoli come merci stipabili in qualunque magazzino senza ritegno alcuno. Lo vediamo nella cavalcata sciovinista dei partiti europei di destra e liberali che continuano a proporre una retorica nazionalista etnocentrica che altro non dona che divisione alle classi lavoratrici del mondo. La “Nazione” ad oggi appare come l’oppio prediletto dai popoli dell’Ovest. Questi nazionalismi su base etnica intendono dividere il mondo in aree geografiche circoscritte, col sogno di mantenimento di forti legami commerciali tra le varie aziende e banche ma di annullamento dell’ideale universalistico umano. Il mercato, non più moderato da ideologie pro-occidentali a difesa dei diritti umani, non importa quanto ipocrite potessero sembrare, rimane libero di agire senza freno alcuno.

Un mercato che non è Dio o forza sconosciuta, bensì uomini e donne che utilizzano il capitale in loro possesso per orientare l’opinione pubblica, prendere possesso delle risorse naturali di un determinato territorio e per avvantaggiarsi delle classi lavoratrici inermi e prive di rappresentanza.

Si appresta l’alba di una nuova era, dove i borghesi del mondo saranno uniti nella loro volontà d’opprimere e d’arricchirsi mentre i popoli saranno divisi da ragioni che ragioni non sono.

Che conta il tuo Dio quando tu, come me, vieni sfruttato? Cosa conta la tua pelle quando entrambi ci ritroviamo senza futuro? A me non importa la tua lingua quando a entrambi, fin dalla nascita, non viene data che una scelta tra due “libertà”: la libertà d’essere sfruttato e la libertà di morire di fame. Sulle origini di questo incubo si potrebbe ragionare per ore e scrivere per giorni ma il fatto che a me preme di più è uno: ad un attacco su scala globale non può che rispondere una difesa internazionalista. La ricostituzione di un partito in guisa di difesa degli interessi politici e sociali delle classi meno agiate rimane di capitale importanza ma non può essere dimenticato quanto le divisioni ed il settarismo ideologico abbiano danneggiato, e continuino a danneggiare, il mondo politico anti-capitalista. Dall’esclusione e divisione della prima Internazionale fino ai giorni nostri sembra essere cambiato poco l’atteggiamento di alcuni elementi della sinistra non borghese che sembrano volersi considerare profeti, lasciando indietro chi non vuole ascoltare SOLO la loro voce. A questi compagni io non chiedo di allontanarsi, bensì il dialogo. Se vorranno parlare per ore io sarò ben lieto di ascoltare a patto che non permettano a differenze di poco conto di dividerci quando entrambi lavoriamo per un mondo liberato dallo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

Il collettivismo per me è parte integrante e necessaria dell’anarchia e del comunismo e non può essere abbandonato, ma non denigrerò ne abbandonerò un compagno che si definisca individualista.

Se dovessimo riuscire a raggiungere l’obbiettivo principale di ricreazione di un movimento proletario internazionalista, non sarà con dogmi e preconcetti, bensì con l’esperienza ed il confronto con le realtà politiche e sociali attuali. Per questo, in risposta alle politiche oppressive dell’attuale governo, non posso che esortare chiunque pensi ad un futuro diverso e solidale ad utilizzare lo spazio di manovra a noi ancora disponibile, contro il DDL 1660 ed ogni norma che danneggi il diritto alla protesta. Lo spazio di manovra a noi rimasto va utilizzato e sfruttato. Il 26 Ottobre io, da individuo, scenderò in piazza per la pace al fianco dei compagni e compagne della CGIL, nonostante i miei tanti dubbi e riserve rispetto all’operato dell’ONU ed all’organizzazione in sé. La volontà di lottare contro la legittimazione della guerra come strumento politico e la necessità di fermare la pulizia etnica sionista in territorio palestinese sono ben più impellenti di qualunque divisione interna. Il mondo non ha volontà propria, il mondo siamo noi e solo noi possiamo cambiarlo.

COMPAGNI DI TUTTI I PENSIERI

UNITEVI!!!!!!!!!!!

25/10/2024 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Spartaco Rizzo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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